In Russia, bunker e rifugi antiaerei sono diventati un business. Costruiti in epoca sovietica, dalla dissoluzione dell’Urss la maggior parte di queste strutture è stata convertita in proprietà privata e, a sua volta, una discreta porzione è finita di recente sul mercato immobiliare, attirando le attenzioni dei russi di confine, preoccupati dagli sviluppi della guerra in Ucraina. Adesso, rivelano fonti vicine al Cremlino, Mosca ha avviato un piano di ripristino dei vecchi ripari, esteso a tutto il Paese.
Ispezioni e riparazioni sistematiche da parte del Cremlino
Come hanno rivelato funzionari governativi al Moscow Times, da qualche tempo i bunker e i rifugi antiaerei disseminati in tutta la Russia sono diventati oggetto di interesse da parte del Cremlino che ha deciso di sottoporli a ispezioni e riparazioni. Bunker, scantinati rinforzati e altri nascondigli sicuri: ce ne sono migliaia e Mosca sembra disposta a investire centinaia di milioni di rubli per renderli nuovamente utilizzabili. Tutto questo mentre si avvicina l’anniversario dell’invasione voluta da Vladimir Putin.

Il piano di Mosca si estende a tutta la Federazione Russa
Mentre il Cremlino ha emesso già a ottobre un decreto ordinando ad alcune regioni della Russia occidentale di prepararsi a un possibile conflitto militare, l’attenzione per bunker e rifugi è più recente, e secondo le fonti di Moscow Times – e questo è rilevante – si estende a tutta la Federazione. Le autorità locali nella regione meridionale di Krasnodar, ad esempio, sarebbero pronte a spendere 6 milioni di rubli (circa 80 mila euro) per sistemare i rifugi antiaerei, mentre il budget di Nizhny Novgorod sarebbe di ben 50 milioni (oltre 650 mila euro). A Rjazan’, invece, sarebbe stato stanziato solo un milione (13 mila euro). Non iniziative isolate, ma parte di un piano governativo.
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Mancano le strutture, tante sono in cattive condizioni
Le autorità di Kazan, sul fiume Volga, hanno dichiarato il mese scorso che circa il 30 per cento dei rifugi antiaerei della città non era in condizioni idonee a ospitare persone: se servisse, hanno spiegato, la popolazione potrebbe trovare riparo nella metropolitana. L’amministrazione della città settentrionale di Petrozavodsk ha reso noto il mese scorso che i rifugi antiaerei pubblici possono ospitare solo un ottavo dei residenti. La scarsità è dovuta principalmente al fatto che molti rifugi di costruzione sovietica sono stati venduti o affittati a privati.

La maggior parte dei rifugi antiaerei, la cui manutenzione è di competenza delle autorità locali, sono stati lasciati in stato di abbandono. L’esistenza di una direttiva di Mosca per l’ammodernamento dei bunker è stata confermata al Moscow Times da un alto funzionario dell’amministrazione di una delle regioni del circondario federale dell’Estremo Oriente, a più di 7 mila chilometri dal fronte ucraino. «Ispezione e riparazione. È stato dato un ordine per eseguire questi lavori ovunque», ha confermato la fonte. «Dopo la mobilitazione, sembra una misura necessaria e un’espressione di preoccupazione da parte dello Stato nei confronti della gente comune», ha dichiarato Oleg Ignatov, della Ong International Crisis Group.
Le gare di appalto sul portale del governo
In effetti, sul portale ufficiale Zakupki.gov.ru compaiono centinaia di gare d’appalto, rivolte ad aziende in grado di sistemare i rifugi antiaerei nelle varie regioni del Paese. Interventi all’impianto di ventilazione e illuminazione, impermeabilizzazione, sostituzione delle porte, installazione del filtro dell’aria sono i lavori più richiesti. Ad esempio, a novembre è stata pubblicata una gara d’appalto da 3,8 milioni di rubli (50 mila euro) per i lavori di impermeabilizzazione di un rifugio antiaereo nella regione di Samara.

Probabilmente per scongiurare il panico, le autorità locali sono arrivate ad adottare artifici linguistici per riferirsi ai lavori di ristrutturazione. In un bando pubblicato a dicembre, le autorità della regione di Saratov, a centinaia di chilometri dall’Ucraina, hanno definito i rifugi antiaerei “alloggi in profondità”. Dall’altra parte c’è anche chi si è arreso all’evidenza: proprio questa settimana, nella città di Nizhny Tagil sui monti Urali, sono apparsi dei cartelli che indicano i rifugi. «Dopo il crollo dell’Unione Sovietica nessuno ne aveva bisogno. Ma ora, a causa della situazione al fronte, il Cremlino vuole sistemarli tutti», ha detto una delle fonti al Moscow Times, secondo cui Putin sarebbe pronto a ordinare l’allerta delle forze nucleari offensive a fine febbraio.