La Russia sta valutando la possibilità di accettare in Bitcoin come pagamento per le esportazioni di petrolio e gas da Paesi che hanno un atteggiamento “amichevole” nei confronti di Mosca. Lo ha dichiarato il presidente della commissione della Duma sull’Energia, Pavel Zavalny che, citato dalla Bbc, ha fatto l’esempio di Cina e Turchia, Paesi «non coinvolti nelle sanzioni».
Putin vuole che i Paesi ostili paghino gas e petrolio solo in rubli
Il presidente russo Vladimir Putin nei giorni scorsi aveva detto che i Paesi considerati ostili avrebbero dovuto pagare in rubli. Una mossa mirata a rafforzare la valuta russa che ha perso oltre il 20 per cento del suo valore. Tuttavia, molti contratti sono stati concordati in euro e non è chiaro se e come la Russia possa cambiarli. Le sanzioni imposte da Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea, in seguito all’invasione dell’Ucraina, hanno messo a dura prova il rublo aumentando il costo della vita. Tuttavia, la Russia è ancora il più grande esportatore mondiale di gas naturale e il secondo più grande fornitore di petrolio.
I rischi rappresentati dal Bitcoin e dalle criptovalute
Secondo gli analisti Mosca potrebbe trarre vantaggio dall’accettazione di Bitcoin, nonostante i rischi posti dalle criptovalute. «La Russia sta subendo pesantemente sanzioni senza precedenti», ha spiegato alla Bbc David Broadstock, ricercatore senior presso l’Energy Studies Institute di Singapore. «C’è bisogno di sostenere l’economia e il Bitcoin è visto come un asset ad alta crescita». Tuttavia il valore della criptovaluta quest’anno ha subito oscillazioni fino al 30 per cento. E questo rappresenta un rischio notevole nel commercio del gas. Inoltre, uno dei principali partner commerciali della Russia è la Cina dove l’uso della criptovaluta è vietato. Si teme anche che criptovalute possano essere utilizzate anche dagli oligarchi per aggirare le sanzioni. Questo ha spinto Kyiv, insieme a Usa e Ue, a chiedere alle piattaforme di escludere gli utenti russi. «Alcuni cittadini però stanno usando le criptovalute come salvagente ora che il rublo sta crollando», ha spiegato Brian Armstrong, amministratore delegato della società di criptovalute Coinbase. «Molti di loro probabilmente sono contrari all’invasione dell’Ucraina. E un divieto esteso a tutti i russi potrebbe danneggiare anche loro».