In molte città russe, soprattutto quelle più vicine al confine ucraino, stanno comparendo segnali che indicano i rifugi antiaerei. Il sindaco di Belgorod, Valentin Demidov, ha confermato al sito indipendente Holod che almeno 700 cartelli saranno installati entro dicembre. Si tratta della «seconda fase» nell’organizzazione della protezione civile locale. «Nella prima fase», ha aggiunto il promo cittadino, «abbiamo ispezionato ogni sito adatto a questa funzione monitorandone accessi e condizioni». Segnali simili sono apparsi anche a Rostov sul Don, 150 km a est di Mariupol.
L’inventario dei rifugi era stato ordinato lo scorso aprile
L’inventario completo dei rifugi antiaerei nelle regioni vicine alla frontiera ucraina era stato ordinato lo scorso aprile dal capo del Consiglio di sicurezza russo e due settimane fa Vladimir Putin aveva convocato una riunione, la prima dall’inizio dell’invasione, proprio per discutere i dettagli dell’organizzazione. Negli ultimi mesi le autorità degli Oblast di frontiera avevano denunciato attacchi di droni, di missili e colpi di artiglieria sul territorio. Eppure i cartelli che indicano rifugi antiaerei stanno spuntando anche in luoghi lontanissimi dal confine ucraino, come Novokuznetsk, nella Siberia sudoccidentale, dove ne sono stati installati 3 mila. I rifugi a cui conducono i segnali si trovano solitamente negli scantinati dei condomini. Le autorità locali hanno spiegato come Novokuznetsk sia da considerarsi una località sensibile per l’elevato numero di fabbriche strategiche.
Il business dei rifugi e dei bunker
Secondo alcune stime, in tutta la Russia sono presenti almeno 16.500 rifugi antiaerei, eredità della Guerra Fredda. Da quando è iniziato il conflitto in Ucraina, la ricerca di luoghi dove ripararsi in caso di attacco è aumentata, ma il vero problema non è tanto individuarli – le posizioni sono secretate – quanto poterli usare. Come ha recentemente scritto Novaya Gazeta Europe, infatti, secondo un report del 2016 della Corte dei conti russa, il 95 per cento dei rifugi antiaerei nel Paese non era in grado di accogliere civili in caso di guerra o emergenze. Dalla dissoluzione dell’Urss, infatti, la maggior parte di queste strutture, gestite spesso dalle autorità regionali, è stata convertita in proprietà privata e riconvertita in saune, saloni di bellezza, bar, magazzini, officine e persino serre.