Secondo un rapporto dello Yale Humanitarian Research Lab, finanziato dal Dipartimento di Stato americano, almeno 6 mila bambini ucraini (dall’età di quattro mesi in su) sono transitati dai “campi di rieducazione” russi nell’ultimo anno. In diverse centinaia, sottolinea il dossier, sono stati trattenuti per settimane o mesi oltre la data prevista per il ritorno. A questi occorre inoltre aggiungere i tanti bambini di cui sono state perse del tutto le tracce. La Russia, inoltre, avrebbe anche accelerato l’adozione e l’affido di questi bambini provenienti dall’Ucraina, in quello che potrebbe costituire un crimine di guerra.
I bambini sarebbero stati anche addestrati all’uso di armi da fuoco
Dal rapporto Yale Humanitarian Research Lab emerge che, dall’inizio della guerra, quasi un anno fa, migliaia di bambini (6 mila è una stima al ribasso) sono stati portati nei 43 campi sparsi per la Federazione Russa, dalla Crimea alla Siberia, al fine di impartire loro «un’educazione patriottica e militare a favore della Russia». In almeno due campi, la data di rientro dei bambini è stata ritardata di settimane, mentre in altrettanti il rientro di alcuni piccoli è stato posticipato a tempo indeterminato. Secondo il rapporto, le autorità russe hanno cercato di fornire ai bambini un punto di vista pro-Cremlino, non solo attraverso il programma scolastico, ma anche tramite gite in luoghi considerati patriottici e incontri con veterani di guerra. I bambini sarebbero stati anche addestrati all’uso delle armi da fuoco: lo Yale Humanitarian Research Lab sottolinea però che non ci sono prove che i bambini siano stati mandati a combattere.
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Maria Lvova-Belova, dietro all’operazione la fedelissima di Putin
Sempre secondo il rapporto, 350 bambini sono stati adottati da famiglie russe e più di mille sono in attesa di adozione: nei video diffusi dalla propaganda russa appaiono sorridenti, mentre scendono le scale degli aerei per abbracciare le loro famiglie russe adottive. Ma si tratta, appunto, di propaganda. Già a settembre le Nazioni Unite hanno citato «accuse credibili» secondo cui le forze di Mosca avrebbero portato via con la forza minori dall’Ucraina, per consegnarli a genitori adottivi. Lo studio afferma che nell’operazione sono stati coinvolti diversi stretti collaboratori di Vladimir Putin, in particolare Maria Lvova-Belova, dal 2021 Commissario presidenziale per i diritti dell’infanzia.

Secondo Kyiv i bambini deportati sarebbero quasi 15 mila
Il dossier parla di 6 mila piccoli transitati dai campi russi, mentre il governo ucraino ha recentemente affermato che più di 14.700 bambini sono stati deportati in Russia, dove alcuni sono stati sfruttati sessualmente. Prima della guerra, nelle aree poi occupate, erano circa 100 mila i minori affidati a istituti perché orfani o per altri motivi. Dall’attacco del 24 febbraio 2022, molte strutture sono state evacuate e i piccoli trasferiti. In tanti sono finiti in Russia, dove dal maggio scorso è in vigore una normativa che semplifica il processo di concessione della cittadinanza ai bambini ucraini privi di cure parentali. A marzo il ministero degli Esteri ucraino già parlava della deportazione in atto, definendola una «grave violazione del diritto internazionale». E a più riprese Kyiv ha poi attaccato Mosca sulle adozioni illegali.
Il botta e risposta tra Washington e Mosca
Da 14 mila a 6 mila: la verità, almeno nei numeri, potrebbe stare nel mezzo. E per raggiungerla, il rapporto chiede che venga concesso l’accesso ai campi a un organismo neutrale e che la Russia interrompa immediatamente le adozioni di bambini ucraini. «Le prove sempre più evidenti delle azioni della Russia mettono a nudo gli obiettivi del Cremlino di negare e sopprimere l’identità, la storia e la cultura dell’Ucraina. Gli impatti devastanti della guerra di Putin sui bambini ucraini si faranno sentire per generazioni», ha dichiarato il Dipartimento di Stato americano in un comunicato. L’ambasciata russa a Washington ha replicato su Telegram, affermando che «la Russia ha accettato i bambini costretti a fuggire con le loro famiglie dai bombardamenti» e che Mosca fa del suo meglio «per mantenere i minorenni nelle famiglie e, in caso di assenza o morte di genitori e parenti, trasferire gli orfani sotto tutela».