La procura di Genova continua ad indagare sul caso del Rubens sequestrato a Palazzo Ducale nel corso di una mostra. Il dipinto, intitolato «Cristo risorto appare alla Madre» è stato preso in custodia dagli agenti e ora le indagini del Nucleo tutela patrimonio culturale vertono sull’ufficio esportazione della sovrintendenza di Pisa.

Le indagini della procura di Genova sul caso del Rubens sequestrato
La procura di Genova sta facendo un lavoro accurato sul caso del quadro sequestrato attribuito al pittore Rubens. Infatti, secondo i militari guidati dal maggiore Alessandro Caprio, l’opera apparteneva alla nobile famiglia Cambiaso di Genova. Gli eredi della famiglia avevano provato a vendere il dipinto, conoscendo il suo reale valore, senza riuscirci. Erano poi riusciti a cederla nel 2012, ai due mercanti indagati, per il valore di 350mila euro.
I due mercanti avevano poi fatto restaurare l’opera nel 2014, facendo emergere anche la seconda figura della donna che prima non era visibile nel dipinto. Successivamente, avevano dichiarato falsamente all’ufficio esportazione della Sovrintendenza di Pisa che il quadro era di un anonimo pittore fiammingo e che aveva un valore vicino ai 25mila. Infine, il dipinto era passato per alcune società estere create da un commercialista e da suo figlio, anche loro indagati, venendo poi prestato per la mostra del Palazzo Ducale, secondo gli inquirenti «anche per certificarne la paternità di Rubens e aumentarne il valore».

L’ufficio della Sovrintendenza di Pisa già chiuso nel 2019
L’ufficio della Sovrintendenza di Pisa, finito nel mirino degli inquirenti nel caso Rubens sequestrato, era stato chiuso nel 2019 dal ministero dei Beni culturali per irregolarità nel rilascio di altre certificazioni per altre opere.
La pista che gli inquirenti, coordinati dal pm Eugenia Menichetti e dall’aggiunto Paolo D’Ovidio, stanno seguendo vede i due mercanti indagati avere dei collegamenti con l’ufficio di Pisa, magari qualche aggancio con un dipendente complice.