Romanzo Criminale, la vera storia dei membri della Banda della Magliana protagonisti del film stasera su Cine34

Redazione
27/08/2021

La storia vera di Franco Giuseppucci, Enrico De Pedis e Maurizio Abbatino, i personaggi a cui si ispirano Libanese, Dandi e Freddo, protagonisti del film di Michele Placido sulla storia della Banda della Magliana in onda stasera alle 21 su Cine34.

Romanzo Criminale, la vera storia dei membri della Banda della Magliana protagonisti del film stasera su Cine34

Questa sera, venerdì 27 agosto 2021, alle 21.00, la prima serata di Cine34 propone Romanzo Criminale, film diretto dal regista e attore Michele Placido e uscito nelle sale nel 2005. Ispirato all’omonimo romanzo dello scritto Giancarlo De Cataldo, si tratta della trasposizione cinematografica delle vicende della Banda della Magliana, la più potente organizzazione criminale che abbia mai operato a Roma. Protagonista di crimini e agguati efferati tra gli Anni 70 e 90, oltre a contatti con Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta, le sono stati riconosciuti legami poco chiari con esponenti del mondo della politica e della massoneria, della loggia P2, della destra eversiva, dei servizi segreti e del Vaticano.

 

Coproduzione italiana, francese e britannica, nel 2006 Romanzo criminale si è aggiudicato ben otto David di Donatello e cinque Nastri d’argento. Un successo dovuto a un cast di attori di rilievo: da Claudio Santamaria nel ruolo del Dandi a Pierfrancesco Favino in quello del Libanese, passando per Kim Rossi Stuart, che ha vestito i panni del Freddo, Stefano Accorsi, quelli del commissario Scialoja, Anna Mouglalis, nella parte di Patrizia Vallesi ed Elio Germano, nella parte del Sorcio; e a una trama costruita sull’equilibrio tra aderenza alla reale versione dei fatti e licenze poetiche del regista. Tutto inizia e finisce nella Roma degli Anni 70, dove tre giovani della piccola malavita romana – il Libanese, il Freddo e il Dandi – stringono un accordo per conquistare il totale controllo del territorio. Il primo step del piano è il rapimento del Barone Rossellini: con il riscatto, i tre riescono a inserirsi nel traffico di eroina, mettendo in piedi un clan criminale che riesce a ritagliarsi uno spazio anche nel campo della prostituzione e del gioco d’azzardo. L’unico che intuisce la pericolosità del gruppo è il commissario Nicola Scialoja. Che, per annientarla la banda una volta per tutte, si allea con Patrizia, la compagna del Dandi, finendo per innamorarsene. Il delirio di onnipotenza della banda spinge i suoi membri a non accontentarsi mai, fino a dare inizio, dopo la morte di uno dei suoi capi più carismatici, a una serie di pericolosissime vendette trasversali. Sebbene la trasposizione dei personaggi sul grande schermo non ricalchi la realtà storica con precisione chirurgica, non è così difficile trovare delle corrispondenze tra film e attualità. Proviamo a ricostruire, partendo dai protagonisti del film, la storia dei veri componenti della Banda.

Romanzo Criminale: la storia vera dei membri della Banda della Magliana che ha ispirato il film in onda stasera su Cine34

Romanzo Criminale: Franco Giuseppucci e  il Libanese

Il personaggio del Libanese, interpretato da Pierfrancesco Favino, si ispira a Franco Giuseppucci, soprannominato Er Negro o Er Fornaretto per il mestiere del padre, che faceva il fornaio e per la sua carnagione particolarmente scura. I suoi rapporti con la mala si sedimentarono quando, abbandonato il forno di famiglia, iniziò a fare il buttafuori in una sala corse di Ostia e, parallelamente, intraprese la carriera criminale con una batteria di rapinatori del Trullo, un municipio romano. Già nei primi reati diede modo di farsi riconoscere per spiccate doti di leadership, un grande carisma e una smaniosa intraprendenza. Arrestato per detenzione abusiva di armi (che gli venivano affidate da diversi gruppi dell’Alberone), riuscì a farsi scarcerare grazie a uno stratagemma giudiziario che portò a smentire il suo coinvolgimento nella situazione e, automaticamente, la sua colpevolezza. Tra i primi a capire il potere e gli enormi vantaggi che sarebbero derivati dalla creazione di un’enorme banda in grado di raccogliere i vari gruppi criminali della Capitale, intuizione nata dall’incontro con Enrico De Pedis e Maurizio Abbatino, fu lui a proporre il primo agguato della Banda, il sequestro del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere. Che, nonostante le difficoltà dovute all’inesperienza, fruttò alla banda oltre 2 miliardi da reinvestire in altre attività collaterali. L’ascesa dei tre avvenne in modo insolitamente rapido: da rapine e rapimenti, passarono al controllo di gioco d’azzardo e scommesse ippiche, fino ai colpi al caveau e allo spaccio di stupefacenti. Una rete di mansioni diverse che li portarono ad avere contatti con personalità di spicco del crimine locale e nazionale. Da che fu uno dei fondatori e degli esponenti di punta della Banda, Giuseppucci fu anche il primo a perdere la vita. Il 13 settembre 1980, a soli 33 anni, fu assassinato a Trastevere, in piazza San Cosimato, da Fernando e Maurizio Proietti, detti I Pesciaroli, decisi a riappropriarsi dei traffici illeciti nella zona di Tor di Valle e di quella sfera di influenza di cui la Banda li aveva privati. Nella pellicola, i killer non sono due ma uno, Gemito, interpretato da Bruno Conti, in contrasto col bosso per un debito di gioco non saldato. Nella serie, invece, torneranno a essere due fratelli, Remo e Maurizio. 

Romanzo Criminale: Enrico De Pedis-Renatino e il Dandi

Il secondo membro del trio che ha dato i natali alla Banda della Magliana è il Dandi, interpretato da Claudio Santamaria e ispirato a Enrico De Pedis, detto Renatino. Nato e cresciuto a Trastevere, debuttò nella malavita romana come scippatore, per poi aggregarsi a una batteria criminale dell’Alberone e dedicarsi alle rapine, che gli costarono ben due arresti, il primo nel 1974 e il secondo nel 1977, per il quale rimase dietro le sbarre fino all’aprile del 1980. Sempre ben vestito, ben pettinato e molto attento alla cura della propria immagine, fu spesso soprannominato anche ‘bambolotto’. Grazie a importanti contatti con il mondo delle aziende e della finanza, nella Banda spiccò per il suo particolare spirito imprenditoriale. Mentre gli altri tendevano a sperperare facilmente i bottini, lui pensava a investire i proventi delle azioni criminose in attività edili e nella costruzione di ristoranti e boutique. Fortemente  individualista, fu favorito nella conquista del potere anche dalla prematura scomparsa di Giuseppucci e Danilo Abbruciati, altro membro della fazione testaccina del clan. Sfruttò, infatti, la cosa per arrivare a stringere legami solidi con potenti figure della criminalità organizzata siciliana e del Vaticano e per portare avanti i suoi investimenti in affari speculativi di varia natura, che lo spinsero a non dividere più gli introiti coi complici perché solo farina del suo sacco e non più parte della cassa comune. Una decisione che molti interpretarono come uno sgarro, provando più volte di vendicarsi. Nei suoi ultimi anni di vita tentò di affrancarsi dai suoi trascorsi malavitosi e, usufruendo dei capitali accumulati, iniziò a interessarsi d’arte e antiquariato. Ucciso il 2 febbraio 1990 in via del Pellegrino, a Roma, a soli 35 anni, fu seppellito nella Basilica di Sant’Apollinare perché considerato grande benefattore dei poveri. Su autorizzazione della magistratura, nel 2012, la salma è stata spostata nel cimitero di Prima Porta e, successivamente, cremata. Nel film e nella serie viene ucciso dal Bufalo (corrispettivo fittizio di Marcello Colafigli, detto Marcellone), mentre nella realtà fu un sicario inviato da Colafigli ad assassinarlo.

Romanzo Criminale: Maurizio Abbatino e il Freddo

L’ombroso Freddo, che nel film ha volto e voce di Kim Rossi Stuart, prende spunto da Maurizio Abbatino, detto Crispino per la sua capigliatura riccia. L’unico dei fondatori a essere ancora in vita, rinchiuso agli arresti domiciliari per motivi di salute, negli anni è diventato uno dei più importanti pentiti e collaboratori di giustizia. Nato e cresciuto a Roma, nei pressi della Magliana, iniziò sin da ragazzo a mettere a segno diverse rapine, da solo o in collaborazione con un gruppo del Portuense e della Magliana che, qualche tempo dopo, incluse nel progetto della Banda. Nel 1972 iniziarono i suoi problemi con la giustizia: fu arrestato per furto, resistenza a pubblico ufficiale e possesso di arnesi per lo scasso. Due anni dopo, arrivò il secondo fermo per rapina a una gioielleria e il sospetto di essere implicato nell’omicidio di Pier Paolo Pasolini. Il suo coinvolgimento nella creazione della Banda della Magliana nacque da un incontro casuale con Giuseppucci. Da quel momento, Abbatino si fece strada, diventando uno dei capi più rispettati e potenti, occupandosi personalmente del traffico di droga nella zona di Trastevere per cui impose una sorta di monopolio attraverso cui controllava l’approvvigionamento e lo smercio di eroina proveniente dalla Thailandia. Nel 1986, l’arresto lo salvò da una sanguinosa faida interna tra il gruppo dei testaccini e quello della Magliana, scaturita dopo la divisione della Banda. Grazie a perizie di medici collusi, riuscì a farsi trasferire dal carcere di Rebibbia alla Clinica Villa Gina, dopo la diagnosi di un tumore osseo in fase terminale che gli avrebbe dovuto assicurare ancora pochi giorni di vita. Il 20 dicembre di quell’anno, approfittando della distrazione dell’infermiere, riuscì a fuggire dalla clinica grazie all’aiuto del fratello Roberto e a rifugiarsi a casa di un amico, per poi nascondersi in Sud America. Nel 1990, Roberto fu ucciso con 35 coltellate, omicidio finalizzato a far uscire Abbatino allo scoperto. Due anni dopo, fu scovato in Venezuela a seguito dell’intercettazione di una telefonata alla storica fidanzata Roberta. Una volta ritornato a Roma, divenne collaboratore di giustizia. Le sue testimonianze avviarono una maxi operazione, Colosseo, che portò all’arresto di 50 membri di cosche criminali. La versione dei fatti di Crispino trovò riscontro nelle memorie scritte, nel 1983, da Fulvio Lucioli, Il Sorcio, il primo vero pentito della Magliana e oggi segregato in una località segreta a seguito delle dichiarazioni fornite.