Maxi-operazione di sospensioni a Roma nel Liceo Mamiani visto che 230 studenti hanno provocato 9600 euro di danni al liceo durante l’occupazione.

I risultati dell’occupazione del liceo Mamiani e le parole di Tiziana Sallusti
230 studenti hanno provocato 9.600 euro di danni durante l’occupazione del Liceo Mamiani di Roma. Infatti, nel liceo ci sono bagni devastati, muri tappezzati di scritte con vernice spray rossa e pennarelli indelebili, costose apparecchiature danneggiate e ammassate nei corridoi. La dirigente scolastica, Tiziana Sallusti, commenta le critiche sull’accaduto: «Per me la parola dei ragazzi è importante, nessun tribunale sommario. Sono stata classe per classe e ho chiesto agli studenti che avevamo notato all’interno dell’istituto durante l’occupazione se avessero partecipato: la maggior parte si è autodenunciata».
La Sallusti ha poi continuato: «I ragazzi sapevano, loro stessi riconoscono che ci metto sempre la faccia. Si sono tenuti 37 consigli di classe ai quali, oltre agli alunni, intervengono anche i genitori, i docenti e i rappresentanti d’istituto». Una volta confermato il provvedimento, i ragazzi insieme alle famiglie sono preoccupate per le possibili ripercussioni sul rendimento scolastico ma avranno cinque giorni di tempo per fare ricorso.

Le parole degli studenti
Edoardo Racchetti, rappresentante d’istituto del Liceo Mamiani, ha chiesto perché è stata usata la scritta «Forza Roma» e lui ha risposto: «Ci sono state delle falle nel servizio di sicurezza interno. Non è certo che i danni siano attribuibili al periodo di occupazione. In ogni caso, contestiamo queste misure non educative dal punto di vista pedagogico. Indiremo un’assemblea per discutere della questione».
Invece Federico Roccuzzo, studente che ha preso la sospensione peggiore, di quattro giorni con due senza obbligo di frequenza e due con obbligo di frequenza, ha commentato: «L’assemblea con occupanti e non occupanti ha lo scopo di evitare le divisioni tra gli studenti. Vogliamo palarne tra di noi pensando anche a un eventuale ricorso. Abbiamo un modello di scuola come comunità. Invece, dopo l’occupazione, ci è stato vietato di usare spazi come vorremmo nel pomeriggio».