Ammucchiata Capitale

Gianfranco Ferroni
03/11/2021

Il neosindaco di Roma Roberto Gualtieri vuole essere inclusivo. Perciò (su idea del Pd) pensa di affidare a Virginia Raggi la guida della commissione Expo 2030 e a Carlo Calenda quella del Giubileo 2025.

Ammucchiata Capitale

«Facciamo come con il Copasir, la commissione parlamentare per la sicurezza, che viene assegnata all’opposizione»: la notte ha portato consiglio, e nel Pd romano ne sono convinti. Così, nell’attesa di assegnare le ultime caselle della giunta comunale della Capitale che mercoledì 3 novembre il neo sindaco di Roma Roberto Gualtieri comunicherà ufficialmente, ecco la svolta voluta per includere anche Virginia Raggi e Carlo Calenda con due ruoli di ampia visibilità.

Il ripescaggio di Raggi e Calenda

Di che si tratta? Di due commissioni nuove di zecca, da affidare ai due candidati alla poltrona del Campidoglio che sono stati sconfitti. Archiviato Enrico Michetti, che si è autoaffondato rinunciando alla carica di consigliere, ecco la soluzione per coinvolgere la grillina e il numero uno di Azione. Calenda, tra l’altro, nel giro di pochi giorni ha cambiato idea: prima voleva lasciare il seggio capitolino, poi ha deciso di fare una clamorosa marcia indietro annunciando di voler rimanere almeno per qualche mese, con la candida affermazione che «le cariche di parlamentare europeo e di consigliere comunale sono cumulabili, così come le rispettive retribuzioni». Dal Partito democratico trapela così l’indiscrezione di istituire due commissioni speciali, una denominata “Expo 2030” per Raggi, e l’altra “Giubileo 2025” per Calenda. L’idea, bisogna ammetterlo, è geniale: l’ex sindaca potrà vantare il titolo di presidente di un gruppo di studio sul futuro della città in tema di transizione ecologica, smart city ed economia circolare. Calenda avrà campo libero per le scelte da effettuare in vista del prossimo appuntamento giubilare. Un incarico, quest’ultimo, che permette di tessere relazioni forti con il Vaticano, e che potrebbe trasformarsi, potenzialmente, in un mandato governativo di “commissario straordinario”, come quello che venne affidato nel precedente giubileo a Guido Bertolaso. Proprio Calenda aveva scritto, di suo pugno, un testo dedicato ai due appuntamenti, dove sottolineava che «Expo 2030 è un progetto fondamentale per la capitale e non solo per i cittadini romani, ma per tutti i cittadini italiani. Expo può essere un grande volano per la ripartenza della città, come lo è stata Expo 2015 per Milano».

raggi e calenda al fianco di Gualtieri come commissari
Il passaggio di consegne al Campidoglio tra Virginia Raggi e Roberto Gualtieri (Getty Images).

Due commissioni: Expo 2030 e Giubileo 20215

Il leader di Azione affermava anche che «per arrivarvi preparati, però, servono una serie di interventi imprescindibili che riportino Roma ad essere una città decorosa e accogliente. Per questo, pensiamo che che vada sfruttata subito l’opportunità del Giubileo 2025 – se Roma arriva preparata a questo grande evento, ad accogliere 45 milioni di pellegrini, lo sarà anche per accogliere il grande pubblico di Expo 2030». La finezza politica di questa operazione targata Pd quale è? Che mentre il Giubileo 2025 rientrerà temporalmente all’interno del mandato di Gualtieri sindaco, per il 2030 ad occuparsene realmente sarà il prossimo primo cittadino. Quindi, affidando a Raggi la commissione dell’Expo 2030, si sceglie di farle ipotizzare solamente degli scenari futuribili ma senza effetti immediati, mentre la presidenza Calenda per il comitato giubilare avrà la possibilità di entrare nel merito di decisioni da realizzare concretamente in tempi brevi. Per Calenda si tratta quindi di uno straordinario assist per poi concorrere alla successive elezioni comunali in una posizione di vantaggio, qualora la sua strategia si rivelasse vincente (obiettivo raggiungibile dato che l’uomo è capace, e lo ha dimostrato più volte in termini di efficienza ed efficacia, non solo mediatica).

Un dialogo che si preannuncia in salita

Peraltro, un dialogo tra i due presidenti papabili Raggi e Calenda si preannuncia in salita, ricordando come venne rottamata l’allora sindaca dall’ex ministro per lo Sviluppo Economico, con il titolare del dicastero di via Veneto che chiuse platealmente il “tavolo Roma” denunciando «l’immobilismo del Campidoglio» e la «mancanza di capacità realizzativa» che «preclude la possibilità di ottenere i risultati sperati», lamentando «errori di aritmetica» oltre che «proposte stravaganti e richieste assurde» provenienti dal Campidoglio, quando a disposizione della città c’era la somma di un miliardo di euro. Una ragione in più, secondo il Pd romano, per dare a Calenda la commissione “concreta” e a Raggi quella delle “pie illusioni” a lungo termine. Con Gualtieri che dovrà essere in grado di separare le attività delle due commissioni. Nella Capitale, si sa, il cinismo non manca mai.