Le microplastiche, frammenti minuscoli di diametro inferiore a cinque millimetri, sono ovunque: dalla neve nell’Artico alla pioggia sulle Montagne Rocciose, fino all’acqua in bottiglia. Sul fondo dell’oceano potrebbero essercene quasi 16 milioni di tonnellate. Sono nei laghi, nei fiumi, persino sul Monte Everest. E più la plastica è piccola, più è difficile rimuoverla.
Il robot delle dimensioni di un globulo rosso
In un laboratorio della Repubblica Ceca, i ricercatori stanno ora sviluppando minuscoli robot che potrebbero aiutare nel difficile compito di raccogliere le microplastiche. «Sono macchine in movimento delle dimensioni di un globulo rosso», spiega Martin Pumera, direttore del Centro per i nanorobot presso l’Università di chimica e tecnologia di Praga. «Non hanno ruote, pinne o motori, ma si muovono spinti dalla luce solare. Quando il robot entra in contatto con la microplastica, ne accelera rapidamente il degrado, che avviene naturalmente sotto il calore del sole».
Robot, acceleratori di decomposizione
I robot «decompongono la microplastica molto più velocemente di quanto possa fare da sola», dice Pumera. Per alcuni tipi di plastica, come il polietilenglicole, la tecnologia può abbattere completamente il materiale. Inoltre, scompone l’acido polilattico, bioplastica progettata per degradarsi negli impianti di compostaggio industriale, ma che non si decompone facilmente nell’acqua fredda dell’oceano.
La tecnologia è ancora in fase di sviluppo e gli scienziati devono fare in modo che anche gli stessi microrobot possano poi essere eliminati correttamente per non creare nuovi problemi nell’ambiente.