Agente dell’FBI, poi spia sovietica durante e dopo la Guerra Fredda. Robert Hanssen, a lungo infiltrato nell’intelligence americana, è morto a 79 anni nel carcere di Florence, in Colorado. Ancora ignote le ragioni del decesso, anche se una fonte dell’Associated Press ha parlato di cause naturali. Scoperto soltanto dopo 20 anni di attività, passò a Mosca una notevole quantità di informazioni top secret. Riconosciuto colpevole di 15 capi d’accusa per spionaggio e complotto, venne condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Motivo di imbarazzo per i federali americani, la sua storia ha ispirato due film che l’hanno adattata più o meno fedelmente.

Robert Hanssen, chi era l’ex agente FBI e spia di Mosca negli Usa
Come riporta la Cnn, Robert Hanssen iniziò a lavorare per l’FBI nel 1976, ricoprendo man mano ruoli sempre più importanti nell’agenzia. Ebbe facilmente accesso a dati riservati e top secret, tra cui informazioni militari e di strategia, che già nel 1979 iniziò a divulgare ai sovietici. Usando lo pseudonimo di Ramon Garcia, per 20 anni passò ai russi 6 mila documenti e 26 dischi di dati. Riportò ad esempio la presenza di un tunnel, scavato dagli Stati Uniti, sotto l’ambasciata sovietica per poter intercettare al meglio le comunicazioni interne. Comunicò inoltre all’URSS il doppio gioco di tre suoi agenti del KGB, che spiavano Mosca per conto degli Usa. Fornì dettagli sui piani americani di reazione ad un attacco nucleare e sulle operazioni per tutelare la sicurezza degli alti funzionari. In cambio ricevette circa 1 milione e mezzo di dollari fra contanti, depositi bancari e persino diamanti.

Robert Hanssen portò avanti la sua attività di spionaggio per oltre due decenni, fino a quando i federali non lo scoprirono nel 2001. Venne individuato infatti nell’ambito delle indagini seguite all’arresto di Aldrich Ames, ex agente segreto della CIA e anch’egli spia sovietica. L’arresto giunse nel febbraio successivo, quando gli agenti lo prelevarono in un parco pubblico non lontano dalla sua abitazione di Washington, dove nel frattempo si era trasferito con la famiglia. Cattolico praticante, nascose il suo doppio gioco creandosi una ferrea e solida immagine di buon cittadino americano, iscrivendosi all’Opus Dei e dichiarandosi sempre anti comunista. Riconosciuto colpevole al processo, disse di aver fatto la spia per Mosca per motivi economici, ma alcuni parlarono di insoddisfazione sul posto di lavoro. Da allora, l’FBI alzò i livelli di sicurezza interna, esaminando attentamente spostamenti e attività del personale.
La sua storia ha ispirato film con Chris Cooper e William Hurt
La vicenda di Robert Hanssen è sbarcata anche al cinema grazie a due produzioni di Hollywood. La prima, Master Spy – The Robert Hanssen Story, risale al 2002 e vede William Hurt nei panni del protagonista. La trama ripercorre 33 anni di vita della spia sovietica, analizzandola sia nella sfera familiare sia dal punto di vista lavorativo. Cinque anni dopo, nel 2007, uscì invece Breach – L’infiltrato di Billy Ray con Chris Cooper e Ryan Philippe. Il film racconta la vicenda dal punto di vista di Eric O’Neill, giovane agente dell’FBI che riceve l’incarico di indagare su Robert Hanssen.