La casa editrice Puffin Books, d’accordo con gli eredi del celebre scrittore Roald Dahl, ha deciso di dare un vero colpo di spugna alle opere dello scrittore togliendo tutti i riferimenti legati al genere, alla razza e al peso. Il caso tiene banco ormai da giorni ed è stato rilanciato dai media britannici dopo che lo scrittore Salman Rushdie, a sei mesi dall’accoltellamento subito a New York, si è scagliato contro un revisionismo che definisce «un’assurda censura». Tra le opere che cambieranno forma c’è anche La fabbrica di cioccolato. Non ci saranno più parole come grasso, piccolo o nano.
La scelta dei parenti è di eliminare le parole offensive
E così i parenti di Dahl, scrittore morto nel 1990, insieme alla britannica Puffin Books, una divisione della Penguin random House, hanno deciso di eliminare tutti quei riferimenti considerati offensivi e irrispettosi, ma soprattutto non inclusivi. La Roald Dahl Story Company, l’azienda che controlla i diritti dei libri dello scrittore, parla di modifiche «piccole e attentamente considerate». Tra le modifiche principali il taglio di diverse frasi nell’opera Streghe, considerata misogina. Ma è stato modificato anche La fabbrica di cioccolato. Gli umpa-lumpa non sono più «piccoli uomini» ma «piccole persone», mentre Augustus Gloop ora è «enorme» e non più «grasso».

La Roald Dahl Story Company si difende: «Pratica non insolita»
A Variety, la Roald Dahl Story Company dà la propria versione dei fatti: «Vogliamo assicurarci che le meravigliose storie e i personaggi di Roald Dahl continuino ad essere apprezzati da tutti i bambini di oggi. Quando si ripubblicano libri scritti anni fa, non è insolito rivedere il linguaggio utilizzato insieme all’aggiornamento di altri dettagli, tra cui la copertina e il layout. Il nostro principio guida è stato quello di mantenere le trame, i personaggi e l’irriverenza e lo spirito tagliente del testo originale. Eventuali modifiche apportate sono state piccole e attentamente considerate».
Rushdie non ci sta: «Un’assurda censura»
Lo scrittore Salman Rushdie ha affidato il suo pensiero a un tweet d’accusa: «Roald Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura. Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsi». Ma le proteste sono arrivate anche da molti altri giornalisti e scrittori. Tra loro anche Suzanne Nossel, Ceo della community Pen America, composta da oltre 7 mila scrittori: «Tra feroci battaglie contro i divieti sui libri e le restrizioni su ciò che può essere insegnato e letto, l’editing selettivo per rendere le opere letterarie conformi a particolari sensibilità potrebbe rappresentare una nuova pericolosa arma».
