Una bionda è per sempre
Nel luglio 2001 usciva nelle sale il film con Reese Witherspoon, che nei panni di Elle, disintegrava tutti gli stereotipi che definivano inconciliabile la passione per la moda delle donne con la possibilità di fare carriera. Vent'anni dopo la pellicola è ancora un cult.
Vent’anni e non sentirli. Era il 13 luglio 2001 quando Reese Witherspoon, di rosa vestita, faceva la sua comparsa sul grande schermo e La rivincita delle bionde si candidava a diventare uno degli evergreen del filone della commedia hollywoodiana.
Storia di una fashion victim appassionata di diritto
Ispirato all’omonimo romanzo di Amanda Brown, il film racconta la storia di Elle Woods, ragazza tutta permanente e Cosmopolitan che, lasciata dal fidanzato perché considerata troppo superficiale per le sue ambizioni da politico, tenta di riconquistarlo provandogli il contrario. Così, passato il test d’ammissione, entra alla facoltà di giurisprudenza di Harvard e, tra i pregiudizi dei colleghi e i dubbi dei professori, dimostra di essere portata per la carriera legale: ottiene risultati brillanti, conclude il percorso universitario con il massimo dei voti e risolve brillantemente un caso particolarmente spinoso. Senza sacrificare nulla della sua personalità e nemmeno del suo modo di vestire: si muove per i corridoi dell’ateneo con abiti coloratissimi e accessori poco discreti, non bada a ciò che gli altri le dicono o al modello di donna in carriera che l’università tenta di imporle. Reclamando, fino alla fine, il diritto di non essere etichettata come poco intelligente solo perché interessata al make up o alle scarpe, e di non essere discriminata solo perché bionda con gli occhi azzurri.
Elle, eroina femminista senza data di scadenza
L’enorme successo della pellicola, provato da guadagni stellari al botteghino (141 milioni di dollari di incasso) e dalla produzione di un sequel, di un musical per Broadway e di un terzo episodio in uscita nel 2022, non è mai tramontato. Dal 2001 a oggi, intere generazioni di ragazze continuano a guardare a Elle come a un’icona del femminismo contemporaneo, prendendone in prestito le frasi più memorabili e utilizzandole come mantra. L’evoluzione del suo personaggio distrugge l’archetipo della ragazza considerata superficiale solo perché attenta alla moda o appassionata di riviste di gossip, dimostrando l’inaffidabilità delle prime impressioni e proponendola come modello di valori positivi. L’ambizione e l’intelligenza la portano a capire che le relazioni non definiscono la vita di una donna, e il matrimonio non è l’unico traguardo a cui ambire. La totale assenza di preconcetti la porta a fare amicizia con la stramba estetista Paulette e perfino con l’acerrima nemica Vivian, annullando qualsiasi rivalità e celebrando il valore della solidarietà femminile prima che diventasse di moda. Ma non è tutto. Il film sembra aver anticipato i tempi, facendo luce sul tema spinoso del mobbing e dei ricatti sessuali sul lavoro molto prima del #MeToo. Un ostacolo davanti al quale Elle dimostra, ancora una volta, la freddezza e l’intelligenza necessarie a uscirne illesa e a combattere lo strapotere di uomini meschini e senza scrupoli.
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“La rivincita delle bionde” ha influenzato il mondo della moda
Al di là della storia, quel che ha reso La rivincita delle bionde una romcom senza tempo è stato anche il ruolo centrale della moda. I 44 outfit sfoggiati da Elle in 90 minuti di pellicola hanno offerto agli stilisti una fonte di ispirazione continua, anche a distanza di anni. Il tailleur rosa chewing gum e gli occhiali da sole pastello non erano soltanto una giacca, una minigonna e un accessorio, ma uno strumento utile a dar voce all’idea di female empowerment che, attraverso Elle, il regista Robert Luketic aveva intenzione di trasmettere al pubblico. «Elle non è una Barbie e, attraverso l’abbigliamento, lancia messaggi ben precisi, molto più profondi di quel che si possa pensare», ha spiegato la stylist Ashley Sanchez in un’intervista alla Cnn, «Un pantalone e un paio di scarpe la aiutano a sentirsi sicura di sé e delle proprie potenzialità. Anche quando nessuno sembra credere in lei e nel suo successo». E, su questa scia, anche il rosa è diventato molto più che un semplice colore, abbandonando la frivolezza che gli veniva tradizionalmente accostata e diventando un manifesto di potere e autostima. «Non puoi parlare di rosa, senza fare il collegamento al La rivincita delle bionde. Grazie al film, pensare a quel colore non significa più alludere automaticamente a una femminilità vuota e disimpegnata», ha sottolineato Sanchez, «Per Elle indossare quella nuance è molto di più. E dal suo esempio, anche i designer hanno imparato a valorizzarla in maniera diversa, dando inizio a una trend che non è mai sparito dalla scena, dettando legge ovunque. Anche nelle collezioni gender fluid».