Scandalo, scandalo, scandalo: è quanto si percepisce dalle parole del consigliere regionale della Lega, Matteo Montevecchi, che ha definito l’opera di un uomo che allatta apparsa su un murale a Rimini come il «frutto della peggior ideologia perversa transfemminista».
Murale con uomo che allatta a Rimini
Come si legge su Open, il consigliere ha poi rivolto al sindaco una domanda precisa: «È stata concessa una qualche autorizzazione per compiere queste provocazioni? Chi imbratta resta impunito e legittimato da un comportamento lassista. Credo proprio che Sadegholvaad sia tenuto a dare spiegazioni ai cittadini, perlomeno a tutti coloro che non hanno l’anello al naso».

La replica del Sindaco
La replica del sindaco non si è fatta attendere ed è arrivata in forma di post sul suo profilo Facebook: «In quella figura maschile che allatta al seno vedo il magico mistero della paternità». Così il primo cittadino di Rimini, Jamil Sadegholvaad, ha risposto alle polemiche scoppiate dopo l’apparizione del murale. «Il rapporto tra arte e mondo è sempre stato ferocemente dialettico. Eppure ogni volta che questo cozza tra arte e presunta normalità ecco che salta fuori la modalità scandalo: interpreti diversi, parole identiche. Censurare… oscurare».
La polemica sull’autorizzazione
Mentre la Lega continua a chiedere se ci fosse o meno un sì ufficiale della Giunta o un qualunque permesso ad autorizzare i lavori, il sindaco incalza specificando che il murale è un’opera frutto della creatività di «un collettivo di writer riminesi che interpreta simbolicamente l’attualità operando su alcuni spazi messi a disposizione dall’amministrazione comunale di Rimini. Liberamente, gratuitamente e senza alcun contributo economico pubblico». «Tutto questo» – ha concluso – «trova e troverà sempre asilo, perché non si professa Rimini capitale italiana della cultura solo per una competizione datata 2026 o Rimini terra di libertà solo in un convegno: la si professa sempre, comunque e dovunque, principalmente nella quotidianità e a partire dall’atteggiamento che adottiamo ogni giorno uscendo di casa».
Il sindaco ha poi concluso con alcune parole sulla paternità: «Essere padre, e lo provo ogni giorno sulla mia pelle e lo dico per esperienza diretta visto che sono padre di una bimba fantastica, non significa solo portare i calzoni, portare a casa lo stipendio, fare la parte del poliziotto cattivo, tutta la ridondante oleografia insomma di un ruolo che la convenzione vede come accessorio, utile ma fondamentalmente più sociale che originale. Invece essere padre significa avere la stessa relazione naturale, misteriosa, corporea, profonda, insondabile, differente ma uguale rispetto alla madre. Parità. E questo mondo ha un fottuto bisogno di padri e non di padroni».