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Riforma della giustizia, cosa prevede il primo pacchetto approvato dal Cdm

Abrogato l’abuso d’ufficio e apportate modifiche al reato di traffico d’influenze illecite. Si amplia il divieto di pubblicazione del contenuto delle intercettazioni e si limita l’attività dei pm di ricorrere in Appello.

16 Giugno 2023 11:12 Debora Faravelli
Reato di tortura, Nordio: «È odioso, non vogliamo abrogarlo». Il ministro della Giustizia al question time: «Intenzionati a mantenerlo ma va sistemato»

Il Consiglio dei Ministri la approvato il disegno di legge contenente Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento giudiziario, il primo pacchetto della riforma della Giustizia voluta dal Guardasigilli Carlo Nordio. Tra le novità introdotte la cancellazione dell’abuso d’ufficio, modifiche al traffico di influenze illecite, stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni a tutela dei terzi non coinvolti nelle indagini e limiti alla possibilità per i pm di ricorrere in appello.

Cosa prevede la riforma della Giustizia approvata in Cdm

Via il reato di abuso di ufficio e riformulato il traffico di influenze illecite, che viene «limitato a condotte particolarmente gravi» e per cui è prevista la non punibilità se l’autore collabora con la giustizia. Aumentano anche le pene previste, che vanno da un anno e 6 mesi a 4 anni e 6 mesi. Per quanto riguarda il capitolo intercettazioni, il provvedimento ne consente la pubblicazione (dopo il deposito, come già previsto dalla legge) solo se il contenuto è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o è utilizzato nel corso del dibattimento. Stabilisce inoltre:

  • il divieto di rilascio di copia delle intercettazioni delle quali è vietata la pubblicazione quando la richiesta è presentata da un soggetto diverso dalle parti e dai loro difensori (a meno che la richiesta sia motivata dalla esigenza di utilizzarle in altro procedimento specificamente indicato);
  • il divieto, per la polizia giudiziaria, di riportare nei verbali di intercettazione «dati relativi a soggetti diversi dalle parti, salvo che risultino rilevanti ai fini delle indagini»;
  • il divieto, per il giudice, di acquisire (nel cosiddetto stralcio) le registrazioni e i verbali di intercettazione che riguardino soggetti diversi dalle parti, sempre che non ne sia dimostrata la rilevanza;

Il ddl prevede poi interventi sull’applicazione della custodia cautelare, per la quale sarà necessario l’interrogatorio di garanzia dell’indagato a meno che non sussista pericolo di fuga o di inquinamento delle prove. La misura, qualora preveda il carcere, dovrà inoltre essere disposta non più dal Gip ma da un collegio di tre giudici. Per consentire l’adeguato rafforzamento dell’organico, questa norma verrà applicata decorsi due anni dall’entrata in vigore della legge.

Quanto all’informazione di garanzia, il decreto di Nordio prevede che in essa debba essere contenuta una «descrizione sommaria del fatto» su cui si indaga, oggi non prevista, e che la notifica dell’atto tramite polizia giudiziaria avvenga solo nei casi di urgenza. È anche espressamente sancito il divieto che venga pubblicata finché non siano concluse le indagini preliminari.

Limitata anche l’attività dei pm, che non potranno più impugnare le sentenze di assoluzione in primo grado per i reati oggetto di citazione diretta indicati all’art. 550 del Codice di procedura penale (contravvenzioni, delitti puniti con la pena della reclusione non superiore nel massimo a quattro anni o con la multa, sola o congiunta alla pena detentiva e altri reati specificamente indicati). Restano appellabili le decisioni di proscioglimento per i reati più gravi e le sentenze di condanna per i reati a citazione diretta nei casi in cui l’ordinamento vigente consente l’appello delle sentenze di condanna da parte del pm.

 

 

 

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