Riforma della giustizia 2021: le misure previste e l’opinione dei leader politici, da Conte a Salvini
La riforma della giustizia firmata dalla Guardasigilli Marta Cartabia sta per essere votata dal parlamento: cosa prevede e cosa ne pensano i leader politici: da Salvini a Meloni fino a Conte e Letta.
Fra gli argomenti che negli ultimi giorni stanno infiammando il governo Draghi c’è sicuramente la riforma della giustizia. La riorganizzazione del settore giudiziario italiano, promossa dalla Guardasigilli Marta Cartabia, costituisce infatti uno dei pacchetti di leggi più importanti che l’esecutivo è tenuto a mettere in atto per ottenere i finanziamenti europei del Recovery Fund.
Riforma della giustizia 2021: cosa prevede
Riforma della giustizia: la prescrizione e i tempi del processo penale
Fra i punti al vaglio delle discussioni di governo ci sono i tempi della giustizia penale previsti dalla legge Bonafede presentata nel 2018 dall’ex ministro della Giustizia M5s. Nota come “Spazzacorrotti”, aveva eliminato la prescrizione dopo le sentenze di primo grado, sia per quanto riguarda gli assolti che i condannati. La nuova riforma intende sì bloccare la prescrizione dopo tali sentenze, introducendo però limiti massimi dopo i quali i reati vengano dichiarati improcedibili: si parla di due anni per il secondo grado e un anno per quanto riguarda la Cassazione. Se il timing non viene rispettato il processo si ferma, diventa “improcedibile”. Ovviamente sono presenti alcune eccezioni relative a reati gravi che comprendono terrorismo, mafia, traffico di droga, sequestri, violenza sessuale, corruzione e concussione. Quelli puniti con l’ergastolo restano imprescrittibili. In questi casi i tempi dei processi si potranno protrarre fino a tre anni per quanto riguarda l’appello e a un anno e mezzo per ciò che concerne la Cassazione. Uno degli obiettivi della riforma Cartabia è ridurre del 25 per cento entro i prossimi cinque anni i tempi della durata del processo penale in Italia, eliminando l’imbuto della fase di appello che nel nostro Paese dura mediamente 850 giorni contro una media europea di 104 giorni.
Riforma della giustizia: aumento dell’organico
Per velocizzare i tempi della giustizia, sia penale sia civile, occorre aumentare l’organico in forza negli staff dei magistrati. Il Pnrr ha stanziato 2,3 miliardi di euro per l’assunzione a tempo determinato nei prossimi cinque anni di 21.910 persone, pari ai due terzi dell’attuale organico degli ausiliari dei magistrati oggi in servizio. Si tratta di 5.410 unità di personale tecnico-amministrativo e di 16.500 laureati in Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche.
Riforma della giustizia: il nodo del rinvio a giudizio
Sempre restando nel campo del processo penale, il ddl sulla giustizia verte anche sulla richiesta di rinvio a giudizio. Per tale procedimento non basteranno più alcuni elementi a sostegno dell’accusa, ma sarà necessaria anche una valutazione di una ragionevole previsione di condanna. Vengono inoltre concessi più poteri ai gip sul controllo delle indagini.
Riforma della giustizia: meno carcere e più sanzioni alternative
Per condanne fino ai 4 anni di reclusione, il giudice può optare per gli arresti domiciliari oppure per la semilibertà con rientro serale in cella. Le valutazioni saranno fatte caso per caso, senza automatismi. Un altro obiettivo è diminuire i fascicoli penali: ricorso dunque alle sanzioni alternative. Con l’istituto della messa alla prova, per esempio, l’indagato, per reati fino a sei anni, potrà chiedere già nelle indagini preliminari di svolgere lavori socialmente utili non retribuiti. Il processo viene sospeso e, se tutto procede senza intoppi, si arriva al proscioglimento per prescrizione.
Riforma della giustizia: rivedere l’ordinamento penitenziario
La ministra Cartabia dopo aver visitato il 14 luglio scorso il carcere di Santa Maria Capua Vetere, teatro il 6 aprile 2020 del pestaggio di detenuti, si è impegnata a promuovere nuove assunzioni per la polizia penitenziaria. Non solo: nei piani ci sono anche profetti di formazione per il personale.
Riforma della giustizia: il processo civile
Spazio anche al processo civile: anche in questo caso, l’obiettivo principale del governo è quello di ridurre del 40 per cento i tempi dei procedimento nei prossimi cinque anni. Sul tavolo, un maggiore ricorso agli istituti della mediazione e della negoziazione assistita, due metodi di risoluzione delle controversie attraverso un accordo di natura privatistica tra le parti in lite.
Riforma della giustizia: il funzionamento del Csm
L’altro grande aspetto su cui interviene la riforma è il sistema elettorale e il funzionamento del Csm: si propone infatti di creare un nuovo metodo di selezione dei giudici togati e di rinnovare parzialmente il Consiglio a cadenza biennale. L’obiettivo è infatti quello di assicurare «un esercizio del governo autonomo della magistratura libero da condizionamenti esterni o da logiche non improntate al solo interesse del buon andamento dell’amministrazione della giustizia».
Riforma della giustizia 2021: le reazioni dei leader politici
Lega, Matteo Salvini
Matteo Salvini, segretario della Lega, ha appoggiato con i Radicali i referendum sulla giustizia, presentati come un aiuto a Mario Draghi per superare i blocchi del parlamento (sei i quesiti presentati dal Carroccio: si va dalla responsabilità civile dei magistrati alla separazione delle carriere, fino all’abolizione della legge Severino). «Da parte nostra», ha assicurato Salvini da Bologna, «confermo un totale sostegno a Draghi e alla ministra Cartabia».
Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni
Il 9 luglio da Rapallo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, commentando la riforma della giustizia di Cartabia aveva detto: «Mi pare che la montagna abbia partorito il topolino, frutto di un compromesso al ribasso tipico di governi che pretendono di tenere insieme maggioranze troppo variegate». «Ci sono sicuramente elementi interessanti come i tempi certi per le indagini preliminari ma c’è anche una grande sconfitta sul tema della prescrizione», aveva aggiunto. «Dopodiché da partito serio quale siamo aspettiamo di leggere i testi prima di dare un giudizio definitivo».
Partito Democratico, Enrico Letta
Fra i sostenitori del testo anche il Partito Democratico, il quale non ha intenzione di ostacolarne l’approvazione, semmai solo di modificarne alcuni punti. «Non c’è alcun dubbio che la riforma sia giusta e necessaria», ha dichiarato Enrico Letta al Corriere della Sera. «Credo che i tempi stretti chiesti dal governo, e che io condivido, siano compatibili con qualche piccolo aggiustamento. Ha un’importanza strategica e, per questo, penso che il Parlamento abbia il diritto, direi il dovere, di contribuire a migliorarla».
M5s, Giuseppe Conte
Duro invece il leader in pectore del M5s Giuseppe Conte. Dopo il faccia a faccia con il premier Mario Draghi, il 20 luglio, ha commentato con i parlamentari cinquestelle: «Saremo in prima linea per rivendicare con forza che il M5s è attentissimo allo stato di diritto e alla tutela del diritto». Però, precisa: «Noi oggi non difendiamo una bandiera ideologica. Non possiamo consentire che svaniscano nel nulla centinaia di migliaia di processi, il rischio è concreto e ora lo stanno comprendendo anche le altre forze politiche».
Italia viva, Matteo Renzi
Matteo Renzi, leader di Italia viva, il 9 luglio aveva esultato sulla sua enews dopo il via libera in Cdm della riforma della Giustizia definito «l’ennesima tappa del cambiamento voluto da Draghi, sostenuto anche dall’instancabile lavoro dei nostri parlamentari: si chiude l’era Bonafede».