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Riforma fiscale: dalle micro-tasse da sfoltire alla revisione dell’Irpef

Dalla tassa sui funghi al superbollo, passando dalla tassa di laurea. Sono un centinaio i microbalzelli che Draghi vuole sfoltire. Insieme alla rimodulazione dell’Irpef e la cancellazione dell’Irap.

28 Giugno 2021 16:04 Claudio Ravel
la riforma fiscale di draghi: cosa sapere

Cancellare le mini imposte e tributi – un centinaio – che garantiscono allo Stato un gettito irrisorio e fanno penare i cittadini, costretti a districarsi nei mille rivoli della burocrazia. È uno degli obiettivi della riforma fiscale del presidente del Consiglio, Mario Draghi.

Dalla tassa sulla raccolta dei funghi ai diritti di archivi notarili fino all’imposta sugli intrattenimenti, Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco intendono, tra le altre cose, sfoltire i balzelli e rendere il sistema fiscale più equo, sostenibile, semplice e meno frammentato. La riforma, nella sua globalità, prevede la riduzione dell’Irpef fino all’abolizione dell’Irap, passando per la rateizzazione del secondo acconto delle imposte sui redditi. Ma il premier intende mettere ordine partendo dalla rimozione di quella serie di micro balzelli che poco aggiunge alle casse dello Stato ma tanto toglie in termini di credibilità ed efficienza. Dopo aver raggiunto l’intesa il documento sarà votato in forma definitiva entro mercoledì 30 giugno e costituirà la base per la legge-delega sulla riforma del Fisco, il cui varo è atteso entro il 31 luglio, così come previsto dal Pnrr.

Le micro imposte: dalla tassa di laurea al superbollo

Dalla tassa di laurea all’Iva sulla luce, dalle tasse di pubblico insegnamento alla maggiorazione del tributo comunale sui rifiuti. È lungo è variegato il mondo delle “piccole” imposizioni a carico del contribuente. Oltre a quelle elencate vi sono anche la tassa regionale di abilitazione all’esercizio professionale, l’addizionale regionale sui canoni per le utenze di acque pubbliche, la tassa sulle emissioni di anidride solforosa e ossidi di azoto, l’imposta erariale sui voli dei passeggeri di aerotaxi e sugli aeromobili privati, l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili, i diritti di licenza sulle accise. Il superbollo, l’imposta regionale sulla benzina e l’imposta provinciale sulla Rca auto sono tra quelle più note – e contestate – ma l’elenco si arricchisce con il tributo speciale di discarica e i diritti dell’Ente nazionale Risi, ente pubblico economico che si occupa della tutela del settore risicolo.

Dai micro prelievi lo Stato “incassa” lo 0,01 per cento delle entrate tributarie

Ammonta allo 0,01 per cento il gettito aggiuntivo per lo Stato derivante dall’applicazione dei micro prelievi, imposte, tasse e diritti, erariali e territoriali. Non va meglio a Regioni e Comuni il cui introito si aggira sullo 0,1 per cento. Queste forme di imposizione, come rilevato dalle Commissioni, contribuiscono alla farraginosità del sistema fiscale, hanno costi gestionali elevati e onerose procedure di accertamento e riscossione, con un rapporto costi-benefici del tutto improduttivo.

Rivedere il sistema Irpef e cancellare l’Irap

L’attuale sistema Irpef è “inefficiente è dannoso” e occorre stabilire “l’abbassamento dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28 mila-55 mila euro procedendo, al contempo, alla modifica della dinamica delle aliquote marginali effettive”. È quanto si propone il governo al fine di garantire condizioni più eque alle fasce di reddito medie e si parla anche dell’introduzione di un minimo esente senza obbligo di dichiarazione. Per quanto concerne l’Iva si lavora su due fronti – semplificazione e riduzione dell’aliquota ordinaria – fino ad arrivare alla cancellazione dell’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, considerando un nuovo patto fiscale tra Stato e cittadini nella lotta all’evasione fiscale. In tale ottica è previsto un meccanismo strutturale di premialità per i contribuenti leali e si discute anche di un taglio dell’aliquota delle rendite finanziarie, da uniformare alla prima aliquota dell’Irpef al 23 per cento (attualmente è al 26). Esclusi da questa procedura di revisione i titoli di Stato, che già godono di un’aliquota agevolata al 12,5 per cento, e la previdenza complementare.

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