Nel mazzo delle nomine pubbliche ci sono anche società apparentemente “minori”, ma che in realtà non sono meno appetite rispetto ai gruppi più blasonati. Una in particolare è molto attenzionata, non fosse altro per la grande quantità di risorse che è destinata ad avere dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si tratta di Rfi (Rete ferroviaria italiana), la controllata di Ferrovie cui fanno capo tutte le infrastrutture della mobilità ferroviaria. Già nel 2022 la società aveva messo a gara 19 opere per un totale di 15 miliardi di investimento, tutte finanziate con il Pnrr tranne due, a carico del Piano nazionale complementare. E altre ne seguiranno.

La presidente Masutti e l’amministratrice delegata Fiorani in scadenza
Ecco perché si affolla la lista dei pretendenti che ambiscono a succedere al duo al femminile che guida Rfi, Anna Masutti come presidente e Vera Fiorani come amministratrice delegata. Sono in scadenza in modo differito rispetto alla capogruppo, così come Trenitalia, altro oggetto del desiderio di chi a Palazzo Chigi, nei ministeri e nei partiti si occupa di nomine. La partita è apertissima, l’unica cosa certa è che il cambiamento sarà totale.

Sposito non è una figura di primo piano, Giana troppo vicino al Pd
Il posto più ambito è quello ora occupato dalla Fiorani. I nomi che circolano sono cinque. Due esterni al mondo Ferrovie: Pasquale Sposito, direttore centrale di Eav-Ente Autonomo Voturno Srl, società campana del trasporto in grave perdita, che però ha come handicap il fatto di non avere una posizione di primo piano (il direttore generale è Umberto De Gregorio); Arrigo Giana, ad della milanese Atm, che ha un bel curriculum ma è considerato molto vicino al Partito democratico.

Lombardo e Macello, derby interno (ma occhio agli intrecci Rixi-Salvini-Meloni)
Gli altri tre sono più accreditati perché “interni”. Uno è Vincenzo Lombardo, che in Trenitalia ha la responsabilità della gestione del patrimonio, a cominciare dal parco officine; l’altro è Vincenzo Macello, che è uno dei due vicedirettori di Rfi (l’altra è Paola Firmi), genovese e come tale spinto molto da Edoardo Rixi, sottosegretario leghista a Infrastrutture e Trasporti (ma Giorgia Meloni lascerà uno snodo come questo a Matteo Salvini, e nel caso Salvini lascerà la scelta a Rixi?).

Corradi in uscita: è un uomo scelto dal M5s
Poche chance ha invece Luigi Corradi, oggi ad e direttore generale di Trenitalia, che il governo non ha alcuna intenzione di confermare, non fosse altro perché a suo tempo era stato scelto dal Movimento 5 stelle. Tanto che lui, consapevole di questo, ha fatto sapere (sempre a Rixi, che sembra voler tirare le fila di queste nomine) di essere disposto anche a fare il presidente di Rfi. Partita aperta.
