Se non riuscirà a rimanere al governo, ha già detto che non starà all’opposizione e se ne andrà dal palcoscenico della politica. Andrei Babis, primo ministro della Repubblica Ceca alla guida di un gabinetto di minoranza sovranista e sostenuto dal Partito comunista, è uno a cui piace vincere ed è arrivato a un bivio: le elezioni parlamentari dell’8 e 9 ottobre possono essere decisive per lui e per il suo partito (ANO 2011), soprattutto se perderà la maggioranza relativa e non troverà poi nessun alleato per formare una coalizione stabile in parlamento. I sondaggi della vigilia lo danno in discesa, anche a causa dei ripetuti scandali che lo hanno inseguito negli ultimi anni, e allo stesso tempo l’opposizione frammentata avrà il suo bel da fare per costruire un’alternativa vera all’oligarca prestato alla politica.
Chi è Andrei Babis, il primo ministro che cerca la riconferma in Repubblica Ceca
Babis è un populista, un liberal conservatore sui generis, una sorta di Berlusconi in salsa ceca. Con un grande fiuto politico e un senso degli affari che lo hanno fatto diventare molto ricco ancor prima di entrare in politica, ma rischiano adesso di stroncargli la carriera in maniera precoce. Ha un ottimo alleato, il presidente della repubblica Milos Zeman, socialdemocratico di nome più che di fatto, in realtà nazionalpopulista pure lui con un debole per la Russia di Vladimir Putin. Che in ogni caso, anche di fronte a perdite consistenti, potrebbe dargli comunque il mandato per governare, raccattando sostegno a destra e a manca. Sono loro due i protagonisti dell’ultimo turbolento decennio a Praga e dintorni.

Andrei Babis e il figlio, una guerra in famiglia
Ma nella rumorosa campagna elettorale delle scorse settimane è saltato fuori anche un altro Andrei Babis: il figlio, che non è proprio fatto della stessa pasta del padre. Anzi, è l’opposto, almeno da quando è scoppiata la guerra in famiglia. All’origine di tutto ovviamente i soldi, quelli che Babis senior avrebbe incassato nei suoi affari poco puliti utilizzando come prestanome anche Babis junior. Fatti di qualche anno fa, quando nel 2018 è scoppiata una delle inchieste contro l’attuale primo ministro che avrebbe prima rapito il figlio per evitare che fosse interrogato, poi avrebbe fatto stendere una perizia psichiatrica rendendolo ufficialmente incapace di intendere e di volere. di fronte alla curiosa magistratura di Praga.
Babis figlio è finito così lontano dai giudici e dai media, bloccato per qualche tempo in Crimea, annessa nel 2014 dalla Russia e lembo di terra non riconosciuto dall’Unione. Non un caso, visti i buoni rapporti personali di Babis padre con Vladimir Putin. Finito poi in Svizzera, il rampollo del premier è rispuntato ora nella capitale ceca con tanto di certificato medico che ne attesta l’ottima salute mentale, raccontando le gesta di papà che gli avrebbe distrutto la vita per salvarsi dalla galera. Il ritorno a casa del figliol per nulla prodigo anche questa volta è stato liquidato dal diretto interessato come una manovra dei suoi avversari politici per fargli perdere le elezioni. Esattamente come i Pandora Papers. Il capo del governo li ha definiti calunnie, fango gettatogli addosso con premeditazione proprio alla vigilia del voto.
Andrei Babis e gli altri guai giudiziari
In realtà non è la prima volta che il primo ministro, passato in politica nel 2011, entra nell’occhio del ciclone. Stavolta a creargli problemi sono diverse proprietà in Francia, tra cui un castello con una una tenuta di quasi 10 ettari, acquistate nel 2009 per vie traverse e bypassando il fisco; già nel 2017 si era parlato però di fondi europei ricevuti da Praga che erano serviti a Babis, allora ministro delle Finanze, per la costruzione di un centro turistico di sua proprietà: il Nido della cicogna che aveva diviso appunto i destini di famiglia.

E poi i contrasti fra Bruxelles e la sua società, Agrofert, holding che va dalla chimica ai media, che ha continuato a ricevere sovvenzioni europee per decine di milioni di euro nonostante l’evidente conflitto di interessi. Una situazione più volte denunciata dall’opposizione, che non è però mai riuscita a disarcionarlo. Dalle diverse inchieste della giustizia ceca, Andrei Babis ne è sempre uscito indenne, o quasi, almeno fino ad ora. Le ombre però continuano a inseguirlo, come quella dell’accusa di essere stato da giovane un collaboratore dei servizi segreti cecoslovacchi: lui ha sempre smentito, anche se il suo nome era davvero nelle liste della polizia di stato.