Italia viva si sposta a destra, ogni giorno un po’ di più, direzione Lega. Puntando a restare centrale sullo scenario politico, nonostante il 2 per cento accreditato dai sondaggi. Al di là dello scambio di accuse sul ddl Zan, con Matteo Renzi che dall’Arabia scarica le responsabilità sul Pd, il partito si sta ricollocando sullo scacchiere. E lo scambio di amorosi sensi con Matteo Salvini è ormai all’ordine del giorno.
L’accordo Renzi-Miccichè in Sicilia e l’ipotesi di grande centro
Con Forza Italia c’è già un dialogo conclamato, come nel caso siciliano: il corteggiamento di Gianfranco Miccichè è durato poche settimane, portando al termine l’intesa nell’Assemblea isolana. Anche se sul tema il deputato di Iv, Camillo D’Alessandro (spesso critico con la linea del partito), minimizza: «È un fatto localissimo, ciò che conta è quanto accaduto all’ultima tornata delle Amministrative, in cui abbiamo sostenuto sempre la coalizione di centrosinistra. A Roma, al ballottaggio, abbiamo votato per Gualtieri», dice a Tag43. E anzi il parlamentare renziano rilancia: «Comprendo che possa fare rumore lo sgomitamento di Miccichè, ma il posizionamento di Italia viva è chiaro». Non solo. I renziani hanno anche appoggiato Letta alle Suppletive di Siena. Resta, però, un fatto: il dialogo con una parte di Forza Italia è storia nota, i confronti tra Italia viva e l’area di Mariastella Gelmini e Renato Brunetta non sono più un mistero. Lo scopo? Formare il nucleo del grande centro, sognato da mesi, insieme ad Azione! di Carlo Calenda e agli altri soggetti che si agitano nell’area moderata.

Le affinità elettive dei due Matteo: dal referendum sulla giustizia alla contrarietà al Rdc
Del resto sono più una novità neppure i dialoghi con la Lega: la certificazione è nelle scelte politiche. Fin da prima della nascita del governo Draghi, i due Matteo si sono annusati e avvicinati per decidere una strategia, giungendo all’obiettivo che li accomunava: far cadere il governo Conte II. Un lavoro condotto su due fronti opposti, Italia viva nella maggioranza e il Carroccio all’opposizione. Una missione realizzata con grande giubilo di entrambi che dopo hanno continuato a scambiarsi piaceri, con la condivisione di posizioni politiche, pur conservando il gusto di beccarsi nelle dichiarazioni pubbliche. Renzi ha sottoscritto il referendum dei Radicali sulla Giustizia che, manco a dirlo, ha visto Salvini in primissimo piano, tanto da diventare il vero uomo immagine di quella campagna. Successivamente i due hanno manifestato le stesse posizioni abolizioniste in materia di Reddito di cittadinanza. L’ex premier aveva addirittura annunciato una raccolta firme per indire un’altra consultazione referendaria. Un progetto repentinamente archiviato per mancanza di adesioni, ma ha comunque trovato una sponda nel leader leghista, altro nemico giurato della misura bandiera del Movimento 5 stelle. Insieme, all’interno della maggioranza che sostiene Draghi, stanno ora lavorando per cancellare o almeno ridimensionare il sussidio. Una serie di indizi che fanno una prova. Tanto che nel Pd, nella cerchia dei fedelissimi di Enrico Letta, c’è una certa consapevolezza: «Ogni intervento dei renziani sembra una fotocopia di quelli della Lega. Attaccano più loro il Pd che la Meloni», ironizza un esponente dem conversando, off the record, con Tag43.

La vera partita sarà l’elezione del Presidente della Repubblica
E adesso cosa accade? Inutile dirlo, la grande partita è quella per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Tutti, da Bersani a Letta, sono concordi che il voto segreto sul ddl Zan sia stato solo l’antipasto di quel che potrà accadere per indicare il successore di Sergio Mattarella. «Sul Quirinale serve un’elezione più larga possibile», scandisce ancora D’Alessandro, confermando di fatto la volontà di coinvolgere il centrodestra, a cominciare dalla Lega. E all’interno di Italia viva c’è chi si spinge oltre e fa notare: «Per la Presidenza della Repubblica il pallino è nelle mani del centrodestra. Renzi lo sta dicendo da mesi, non si può far finta di niente. Quindi il dialogo è fondamentale, di che parliamo?». Insomma, un’implicita, quanto netta, ammissione dei contatti in corso con i leghisti. E chissà cosa potrà accadere dopo l’eventuale elezione a braccetto del nuovo Capo dello Stato.