Le attività russe di Renault sono passate allo Stato. E Mosca ha nazionalizzato uno stabilimento del gruppo nella Capitale, che l’amministrazione intende utilizzare per far rivivere la famosa vettura Moskvitch dell’era sovietica. Come scrive il Moscow Times si tratta del primo trasferimento di beni privati in mani statali dopo che i funzionari russi lo scorso marzo avevano minacciato di nazionalizzare le società occidentali in uscita dal Paese a causa dell’invasione dell’Ucraina.
Il 100 per cento delle azioni Renault Russia sono passate a Mosca
Due mesi dopo aver sospeso le sue attività nel Paese, la casa automobilistica francese ha annunciato il passaggio dei suoi asset allo Stato russo. Per ora non sono stati forniti dettagli finanziari, anche se il ministro dell’Industria e del Commercio russo Denis Manturov lo scorso mese aveva dichiarato che Renault era pronta a cedere le sue proprietà al costo di «un rublo simbolico». «Sono stati firmati accordi per il trasferimento di asset russi dal gruppo Renault alla Federazione Russa e al governo di Mosca», ha confermato il ministero in una nota. Nel dettaglio, le azioni di Renault Russia sono passate al governo della città di Mosca che ora ne detiene il 100 per cento mentre l’Istituto statale di ricerca nel settore automobilistico (NAMI) è diventato proprietario della partecipazione francese in Avtovaz (67,69 per cento).

Il sindaco Sobyanin promette il rilancio del marchio Moskvitch
«Ho deciso di far diventare la fabbrica una risorsa della città e riprendere la produzione con il marchio storico Moskvitch», ha annunciato il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin. «Apriremo una nuova pagina nella storia del Moskvitch», ha aggiunto, promettendo di mantenere la maggior parte del personale e dei subappaltatori dello stabilimento Renault. In futuro l’impianto produrrà auto elettriche. «Il principale partner tecnologico della rinata fabbrica di automobili sarà Kamaz. In una prima fase sarà organizzata la produzione di auto classiche con motore a combustione interna e, a lungo termine, di auto elettriche», ha scritto Sobyanin nel suo blog. Le Moskvitch per decenni hanno riempito le strade dell’Unione Sovietica. La società fu dichiarata fallita nel 2006, 75 anni dopo aver lanciato il suo primo modello e cinque anni dopo aver prodotto il suo ultimo veicolo.

Renault ha definito la vendita degli asset «una scelta responsabile» nei confronti dei 45 mila dipendenti russi
In una dichiarazione rilasciata a Reuters, Renault ha definito la vendita della sua partecipazione di maggioranza in Avtovaz a NAMI e il 100 per cento delle azioni di Renault Russia a Mosca come una «scelta responsabile». «Oggi abbiamo preso una decisione difficile ma necessaria e stiamo facendo una scelta responsabile nei confronti dei nostri 45 mila dipendenti in Russia», ha spiegato il Ceo Luca de Meo. La mossa secondo il capoazienda ha preservato le performance del Gruppo e la capacità di tornare nel Paese in futuro, in un contesto diverso». L’accordo, stando a quanto riferito dal produttore francese, prevede un’opzione di riacquisto da parte del Gruppo Renault della propria partecipazione in Avtovaz, che produce le Lada, esercitabile in determinati momenti nei prossimi sei anni, cioè fino al 2028. Il ministero non ha indicato se esista o meno la stessa opzione per lo stabilimento nazionalizzato della Renault a Mosca. I francesi avevano iniziato la produzione di automobili in Russia nell’ambito di una joint venture con Mosca nel 2005. La Russia era fino a poco tempo il secondo mercato più grande della Renault dopo la Francia, con quasi 500 mila veicoli venduto nel 2021. Solo ieri 15 maggio Avtovaz aveva annunciato di interrompere le operazioni di assemblaggio presso il proprio stabilimento dal 16 al 20 maggio a causa della carenza di componenti e che avrebbe introdotto unasettimana lavorativa di quattro giorni per tre mesi a partire da giugno.

Quando l’oligarca Potanin condannava i piani di nazionalizzazione
La nazionalizzazione delle società straniere operanti in Russia era stata condannata lo scorso marzo da Vladimir Potanin, l’uomo più ricco della Russia e vicinissimo a Vladimir Putin, che aveva paragonato i piani di ‘confisca’ alla rivoluzione bolscevica del 1917. «Chiedo un approccio molto cauto alla questione delle confische alle imprese che hanno annunciato di lasciare la Russia», aveva sottolineato Potanin, a capo di Nornickel, in una dichiarazione pubblicata dal gruppo su Telegram. «Ci porterebbero 100 anni indietro, all’anno 1917, e le conseguenze di un tale passo sarebbero la sfiducia globale nei confronti della Russia da parte degli investitori si farebbero sentire per molti decenni». Secondo Potanin le aziende occidentali (400 quelle che hanno lasciato la Russia da marzo) sarebbero ritornate sottolineando come avessero deciso di andarsene a causa «di pressioni senza precedenti da parte dell’opinione pubblica all’estero». A marzo, Putin senza usare la parola “nazionalizzazione”, si era limitato a dichiarare che le compagnie straniere che lasciavano la Russia sarebbero dovute passare a «coloro che vogliono farle funzionare», aggiungendo non solo che il Paese era ancora aperta agli affari, ma che gli investitori stranieri rimasti sarebbero stati protetti.