Predisporre una flotta di 500 droni per arrivare fino alle aree più remote del Regno Unito e facilitare la consegna della posta. Questo l’obiettivo della Royal Mail che, nei prossimi tre anni, spera di poter iniziare a utilizzarne almeno 200 per coprire 50 nuove rotte e assicurare i propri servizi al primo gruppo di beneficiari, quello dei residenti delle Isole Scilly, degli arcipelaghi delle Shetland, delle Orkney e delle Ebridi.
La Royal Mail punta sui droni: dai test di sicurezza al nullaosta della CAA
Per far partire a tutti gli effetti l’iniziativa, manca un passaggio: ottenere il placet dell’Autorità per l’Aviazione Civile (CAA), con la quale l’azienda postale britannica ha da poco iniziato a collaborare. Affinché i macchinari possano essere utilizzati quotidianamente nel pieno delle loro funzioni e nel rispetto dei protocolli, sarà necessario verificare che siano «completamente integrati nello spazio aereo, dove gravitano anche paracadutisti e mezzi dell’aviazione militare». Una meta raggiungibile, a detta dei vertici della CAA, combinando nuove tecnologie e strumenti in grado di rilevare le unità in volo con rapidità ed effettuando una serie di test per certificarne la sicurezza.
Royal Mail has announced plans for a fleet of up to 500 drones to deliver mail across the UK in the coming years, subject to Civil Aviation Authority approval.
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— Sky News (@SkyNews) May 12, 2022
Intanto, in attesa del via libera, la Royal Mail non è rimasta con le mani in mano: come riportato dalla BBC, negli ultimi mesi si è dedicata a ripetere innumerevoli esperimenti per verificare la resistenza di droni autonomi. L’ultimo risale allo scorso aprile, quando i piccoli aeromobili hanno sorvolato le isole Shetland, effettuando un viaggio di circa 41 miglia a tratta (più o meno 65 chilometri) a partire dall’aeroporto di Tingwall, a Lerick, sull’atollo di Mainland, e fino a Unst, l’isola più a nord della Gran Bretagna, dove hanno consegnato la corrispondenza.
Non sostituiranno i postini
Sebbene, di recente, siano state diverse le compagnie che hanno manifestato il desiderio di studiare un metodo per appoggiarsi ai droni nella consegna diretta dei pacchi al destinatario senza alcun intermediario, il progetto delle poste britanniche, per il momento, prevede semplicemente l’utilizzo della tecnologia per il trasporto del materiale e non punta alla sostituzione della componente umana: saranno ancora i postini e le postine, infatti, a occuparsi dello smistamento del carico e di portare lettere e simili agli utenti. Alimentati da due motori a combustione, con un’apertura alare di 10 metri, un’autonomia di 1000 chilometri e capaci di trasportare fino a 100 chilogrammi di merce, in origine erano stati ideati per distribuire aiuti umanitari in Africa e dintorni.

«Quelli che stiamo studiando nelle sperimentazioni riescono a decollare in spazi relativamente piccoli e atterrare su superfici più o meno simili in quanto a estensione. Dunque, teoricamente sarebbero perfetti per arrivare sui campi, a patto che la zona sia sufficientemente piana», ha spiegato Chris Paxton, responsabile delle prove, «non si differenziano così tanto dai piccoli aerei. Quel che cambia è il fatto che, a bordo, non ci sia alcun pilota». In realtà, non è proprio così: pur volando in totale autonomia, sono supervisionati da remoto da conducenti di sicurezza che, in caso di urgenza, sono tenuti ad assumerne immediatamente il controllo.
Perché la consegna con i droni avrebbe un impatto positivo sull’ambiente
Al di là dei vantaggi dettati dalle caratteristiche tecniche, la Royal Mail continua a insistere sulla validità del servizio, ribadendo anche i benefit che potrebbe offrire in termini ambientali e logistici: un’importante riduzione delle emissioni di carbonio, col 30 per cento in meno della produzione di CO2 rispetto a un aereo di linea, e la capacità di non lasciarsi ‘condizionare’ dal cattivo tempo. «In questo caso, rispetto a un Boeing di linea, ad esempio, non serve che il pilota abbia una visione nitida del percorso e della direzione», ha aggiunto Paxton, «e, in più, dal momento che volano e non attraversano il mare, non devono neppure badare alle maree».

Un pacchetto di facilitazioni che eluderebbe tutti quegli ostacoli che, spesso, rendono quasi impossibile viaggiare sino alle regioni più isolate. «Rispetto a quanto accade coi traghetti, consegnare la posta sulle isole diventerebbe un processo più snello e più flessibile, e con un tasso di inquinamento limitato», ha sottolineato Kay Wackwitz, analyst di Drone Industry Insights, società specializzata in analisi di mercato sulle applicazioni dei droni.
Non solo posta
Oltre a quelli della Royal Mail, sono vari gli esperimenti di delivery via drone che si stanno susseguendo, in questi anni, nel Regno Unito. Nel 2021, ad esempio, la Skyports, tra i principali promotori della mobilità aerea avanzata, li ha sfruttati per trasportare tamponi Covid e attrezzature mediche da un ospedale all’altro. Per ora, l’unica cosa da fare è insistere con i test, limitando lo spazio aereo ai soli droni e, contemporaneamente, provando a condividerlo con altri mezzi in modo controllato: «Stiamo lavorando bene e a un ottimo ritmo», ha concluso Paxton, «siamo determinati a completare la missione in breve tempo e tagliare il traguardo. Non sembra un’impresa difficile da portare a termine».