La Regione Lombardia vuole combattere la diffusione della peste africana uccidendo i cinghiali femmina. Per coloro che riusciaranno ad abbatterne almeno una, 100 euro di ricompensa.
La delibera della Regione Lombardia e l’imposizione della taglia sui cinghiali femmina
La Regione Lombardia ha approvato una delibera contenente contributi economici per ogni cinghiale femmina abbattuto. Una femmina adulta e subadulta di cinghiale, uccisa nei territori comunali dell’Oltrepo pavese, può valere 100 euro, mentre un esemplare maschio sterminato altrove nella campagna lombarda ne ha come ricompesa 50.
L’obiettivo dichiarato del provvedimento è quello di aumentare il numero di cinghiali abbattuti in un’area di 50 chilometri, concordata con le amministrazioni competenti.

Il decreto del dirigente dell’Unità sanitaria veterinaria si inserisce nell’ambito di una iniziativa co-finanziata dall’Unione europea: il regolamento di esecuzione (Ue) 2021/605 del 7 aprile 2021, che stabilisce infatti misure di controllo eccezionali per la peste africana.
Il Ministero della Salute ha inoltre chiesto alle Regioni di «coordinarsi con le altre Amministrazioni competenti in materia ai fini della raccolta dei dati predisponendo apposite procedure per il rimborso delle spese sostenute, anche includendo le modalità per comprovare le stesse».
Ad erogare l’importo di coloro che decideranno di prendere sul serio l’iniziativa, sarà la direzione veterinaria di ogni Ats competente per ogni singolo cinghiale abbattuto.

La protesta degli animalisti
Questa iniziativa, ovviamente, non è andata giù agli animisti. L’associazione Lndc Animal Protection, tramite la presidente Piera Rosati, ha dichiarato: «Si premia con denaro chi uccide una femmina di cinghiale. Una misura che, per altro, potrebbe paradossalmente far aumentare la popolazione di questi animali, che vivono in branchi matriarcali, per cui abbattere un cinghiale matriarca è come dire a tutte le altre femmine del branco di predisporsi da subito a procreare in sua vece. Ormai è evidente che la caccia non è la soluzione. Le istituzioni dovrebbero trovare nuove misure per una convivenza pacifica con i selvatici».