Regionali Sicilia: il gattopardo Schifani, il derby Pd-M5s e l’incognita De Luca
Schifani, usato sicuro del centrodestra in continuità con Musumeci. L'incognita di Cateno De Luca. Ma soprattutto il derby tra il M5s e il Pd pronto a una resa dei conti interna post elettorale. Gli echi nazionali sulle Regionali dell'Isola.
La Sicilia è da sempre un laboratorio politico. Gli equilibri sull’Isola infatti hanno spesso anticipato quelli nazionali. Questa volta però è diverso visto che le Regionali cadono in concomitanza con le Politiche. Il riflesso nazionale potrebbe però arrivare dal derby tra il Movimento 5 stelle che schiera Nuccio Di Paola e il centrosinistra che ha puntato sull’eurodeputata Pd Caterina Chinnici, figlia del giudice ucciso dalla mafia nel 1983 e appoggiata anche da Cento passi per la Sicilia di Claudio Fava. Con i dem pronti a una resa dei conti post elettorale. Nella corsa si inserisce poi Cateno De Luca, ex sindaco di Messina e leader di Sud chiama Nord che ha gettato il guanto di sfida direttamente al candidato di centrodestra Renato Schifani.

Schifani, l’usato sicuro del centrodestra
In questa campagna siciliana non sono mancati i colpi di scena dell’ultimo momento. Barbara Mirabella, candidata di Fratelli d’Italia ed ex assessora a Catania della giunta Pogliese, è finita ai domiciliari provocando qualche grattacapo di immagine al partito di Giorgia Meloni, tutto orientato a mostrarsi lindo e pinto agli occhi dell’opinione pubblica. E invece ecco che si staglia l’ombra della corruzione per la candidata, finta nell’inchiesta che riguarda l’ex rettore dell’Università Francesco Basile sulla gestione di eventi culturali nel capoluogo etneo. Sarà, ovviamente, la magistratura a chiarire, ma di certo è una tegola per un centrodestra che si presenta in versione dimessa, con un candidato alla presidenza, Renato Schifani, che non è propriamente il simbolo del rinnovamento. Berlusconiano di lungo corso, con una parentesi scissionista al fianco di Angelino Alfano, l’aspirante presidente è largamente favorito dalle divisioni altrui. Non proprio l’homo novus della politica siciliana, che peraltro vanta un’esperienza, non memorabile, alla presidenza del Senato. «Renato Schifani è una persona di grande esperienza e capacità per continuare il lavoro fatto da Nello Musumeci», ha assicurato Giorgia Meloni dal palco di Palermo. «Sono stata fiera, sostenendo il governo, di vedere una Sicilia, che eravamo abituati a conoscere per i dati negativi, che in questi ultimi cinque anni su diversi temi si è trovata ai primi posti in classifica nell’apertura dei cantieri, nella lotta al Covid, nel sostegno alle attività produttive».

Cateno De Luca potrebbe riservare delle sorprese
La sua candidatura è stata benedetta anche da Gianfranco Miccichè, il leader siciliano di Forza Italia che detta le regole a tutta la coalizione, quindi è riuscita ad andare in porto. Ma quella che sembrava una serena, forse soporifera, passeggiata verso la vittoria potrebbe riservare qualche sorpresa. De Luca, che si candida pomposamente a Sindaco d’Italia con il suo partito Sud chiama Nord (fondato insieme all’ex 5 stelle Dino Giarrusso, da cui poi si è allontanato), è una scheggia impazzita: anche in assenza di sondaggi pubblici, le sensazioni danno una crescita importante dell’ex sindaco di Messina, di matrice autonomista e populista made in Sicilia. I suoi modi sopra le righe lo rendono imprevedibile, così come è impronosticabile il risultato che sarà capace di ottenere. Stando a qualche rumors, con il voto disgiunto potrebbe ambire a essere il primo candidato alla presidenza, con il problema però di non ottenere la maggioranza all’Assemblea regionale siciliana (Ars). Una previsione che è al confine della fantapolitica, ma che sta circolando negli ambienti della Regione. Più semplice preventivare invece un magro bottino per Gaetano Armao, il candidato del Terzo polo. Dopo aver lasciato Forza Italia, che gli ha permesso di essere vicepresidente della Giunta in questa legislatura, Armao ha abbracciato la causa di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che in Sicilia non hanno proprio la loro roccaforte.

Di Paola dei 5 stelle spera nell’effetto Conte al Sud
In un quadro controverso, il pentastellato Di Paola si ritrova spinto dalla rimonta che sta risollevando Giuseppe Conte a partire proprio dalla base del Mezzogiorno. La Sicilia potrebbe così confermarsi terra fertile per il Movimento, nonostante abbia un candidato dell’ultimo momento. La prescelta era Barbara Floridia, uscita sconfitta dalle primarie con il Pd. Poi l’alleanza è saltata, ma nel frattempo Floridia è stata ricandidata al Parlamento ed ecco che è stato ripescato Di Paola, molto vicino a Giancarlo Cancelleri, uomo forte dei 5 stelle nell’Isola e sacrificato sull’altare della regola dei due mandati. E che in questi giorni si è impegnato in campagna elettorale al fianco del suo fedelissimo.

Chinnici danneggiata dalla faida interna ai dem
Il Pd si è invece eclissato. Il profilo di Chinnici avrebbe acquisito consistenza in asse con il M5s, ma di fatto è stata abbandonata al proprio destino, anche a causa della faida interna ai dem che vede da una parte il vicesegretario Giuseppe Provenzano e il segretario regionale, Anthony Barbagallo, e dall’altra tutte le correnti del partito tagliate fuori dalla partita, sia per le candidature nazionali che locali. «Un buon risultato della Chinnici sarebbe un miracolo tutto personale, anche difficile da spiegare», è la spietata analisi di una fonte interna ai dem. E non a caso è proprio dalla Sicilia che arriva uno scossone al Pd e al segretario Letta. «Dobbiamo costruire un nuovo Pd siciliano e nazionale, un Pd con la testa e con il cuore nei territori, che non sia mai più un partito pensato come una sorta di “azienda centralizzata” con filiali in giro per l’Italia», si è sfogato sui social Antonello Cracolici, deputato regionale e storico esponente dem. Il futuro del Pd, dopo le elezioni, passa anche da qui.