La discesa in campo di Fabrizio Pregliasco con Pierfrancesco Majorino alle prossime Regionali lombarde sta agitando le acque in Anpas, l’Associazione nazionale delle pubbliche assistenze di cui il noto virologo è stato per ben nove anni presidente. Alla guida gli succederà Niccolò Mancini, numero uno Fratellanza militare di Firenze, investito dallo stesso Pregliasco in occasione del recente congresso nazionale a Roma. Si conclude così un’era iniziata nel 2013.
Anpas teme di essere percepita di sinistra
Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, parte del Gruppo San Donato, e professore di Igiene alla Statale, si è candidato facendo leva sulla meno nota ma più strategica delle sue attività: aver guidato per quasi un decennio una associazione che dal 2020 è in prima linea con le sue varie sezioni, principalmente la Croce Verde, nella lotta contro il Covid in Lombardia. Pregliasco è stato un presidente attento nel ricordare le condizioni spesso estreme in cui i 750 dipendenti e i 21 mila volontari delle 112 associazioni aderenti all’Anpas regionale (900 sezioni nazionali) sono stati costretti a operare. E proprio per questo la sua discesa in campo desta preoccupazione per due motivi: da un lato la notorietà dell’ormai ex virostar televisiva potrebbe rivelarsi un boomerang per l’associazione in Lombardia, epicentro della sua attività. Dall’altra che il combinato disposto della candidatura di Pregliasco con Majorino e quella dell’ormai ex presidente della Croce Rossa Francesco Rocca alla Regione Lazio come civico di centrodestra crei un dualismo pericoloso. Anpas “di sinistra” e Croce Rossa “di destra”, in sostanza.

I dubbi del Terzo Settore
Il fatto stesso che Pregliasco associ la sua candidatura agli appelli delle realtà del Terzo Settore è ritenuto indice di potenziali rischi. In Anpas – ragiona chi lo conosce bene – il fatto che il medico abbia sciolto la riserva poco dopo il congresso nazionale in cui ha rafforzato la sua immagine di esponente del volontariato crea un certo smarrimento. L’aver investito, optando per la continuità, Mancini, vicepresidente dal 2018 e responsabile del cruciale servizio civile nazionale, lo conferma. E se da un lato è vero che in quell’occasione Pregliasco ha dichiarato di candidarsi per dare voce al mondo dell’associazionismo, forte è il dubbio circa la possibilità che riesca a rappresentarlo davvero in termini di preferenze e proposte politiche da consigliere regionale o assessore. Anzi, si discute in Anpas, il punto chiave della questione è che buona parte del mondo dell’associazionismo lombardo non ha bisogno di essere conquistato dal centrosinistra e dal Partito Democratico. In altre parole il Pregliasco politico potrebbe finire per oscurare il Pregliasco attento alle sezioni locali, alle necessità del personale, del sostegno finanziario e logistico delle associazioni.

Il punto debole di Pregliasco: il legame col Gruppo San Donato
E non è finita. L’aver sempre criticato il sistema sanitario costruito dal centrodestra per molti lo espone ad attacchi politici in quanto dipendente di quel Gruppo San Donato che nel dualismo pubblico-privato della sanità lombarda ha acquisito sempre più centralità. Inoltre si teme che l’opinione pubblica finisca per identificare Anpas, nel bene e nel male, con le fortune politiche del suo uomo simbolo. E questo genera non poca tensione tra vertici locali e volontari convinti che la questione Pregliasco sia ben più spinosa di quella di Rocca, dal momento che la Croce Rossa gode a livello nazionale di maggior visibilità e di una struttura burocratica più ramificata. Nessuno ovviamente mette in dubbio buona fede, impegno e competenza del docente e ex presidente Anpas: il ragionamento è sull’opportunità di legare il nome dell’associazione a una parte politica, con ogni probabilità perdente, proprio mentre molto, a livello di sanità, è in gioco nel post-Covid. E la freddezza verso la mossa di Pregliasco è destinata, col tempo, a consolidarsi. Tanto da rischiare di indebolire il tradizionale nesso tra associazionismo e mondo progressista in Lombardia.