Il Partito Democratico milanese attende con apprensione le imminenti Regionali. Destinate a segnare da qui in avanti le linee guida del centrosinistra meneghino e lombardo nella traversata del deserto dell’opposizione a livello nazionale. In casa dem il dualismo è noto: Pierfrancesco Majorino, candidato del “campo largo” (che proprio oggi, venerdì 3 febbraio, ha incassato dalle pagine milanesi del Corriere il pesantissimo endorsement dell’ex presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti) da un lato, Pierfrancesco Maran, assessore centrista e liberaldemocratico alla Casa e alla Pianificazione Urbana dall’altro.
Majorino-Maran, una sfida nella sfida
Una sfida nella sfida la loro, con Majorino front-runner, e Maran, uomo centrale a Milano, muoversi in cordata. E preparare il terreno per le prossime battaglie politiche. La prima, a stretto giro, è il derby tra Stefano Bonaccini e Elly Schlein per la segreteria, con il candidato governatore che sostiene Schlein e l’assessore schierato con Bonaccini. La seconda è la sfida per diventare il punto di riferimento del complesso e controverso “modello Milano” in vista delle Europee 2024. Sul piano strategico, invece, i dem sono chiamati a misurare il radicamento del Pd nella trincea lombarda indipendentemente dalle prospettive di vittoria alle Regionali più aperte degli ultimi anni.

Nella squadra di Maran Quartapelle e Bussolati
A giocare un ruolo decisivo saranno le preferenze e la corsa all’ultimo voto. Maran, che ha subito in poche settimane la doppia scottatura della mancata candidatura in Parlamento e della bocciatura alla corsa per le Regionali, non intende rinunciare a giocare la sua partita. Portavoce lombardo della mozione Bonaccini, il “suo” Pd è urbano, progressista con un occhio ai temi civili, consociativo nella gestione del potere. Nella sua squadra militano Lia Quartapelle e il “Mister preferenze” del Pd milanese, il consigliere regionale Pietro Bussolati. L’obiettivo è essere decisivi per un’eventuale vittoria di Majorino fermando l’emorragia di voti moderati verso Letizia Moratti. Questi “rottamatori riformisti” hanno il loro quartier generale nel circolo 02PD di via Eustachi, zona Porta Venezia. Pieno centro, ma Area B, fuori dalla C e dalla Ztl; borghese ma non troppo snob. I fedelissimi di Maran studiano da tempo la strategia, fondata su tre punte e due numeri. Le tre punte sono lo stesso Bussolati e i candidati “benedetti” da Maran, David Gentili e Diana De Marchi. Il primo è stato presidente della commissione Antimafia del Consiglio comunale di Milano dal 2012 al 2021. La seconda è consigliera delegata della Città metropolitana di Milano con delega a Lavoro e Politiche sociali. Sono loro, secondo quanto risulta a Tag43, che Maran sta spingendo nella rosa di candidati. Veniamo ai numeri. Su una dozzina di consiglieri, nel peggiore dei casi 4-5 potrebbero andare al Pd anche in caso di sconfitta nella circoscrizione milanese. E per capire chi ce la farà sarà decisivo partire dai numeri: Bussolati vuole superare le 8.284 preferenze del 2018; Maran al Comune nel 2021 ha toccato le 9.166. L’obiettivo ora per entrambi è fare sinergia, e si ritiene che i tre nomi promossi da 02PD possano totalizzare, sommate, circa 15mila preferenze.

La rete di Majorino: da Paolo Romano a Cosima Buccoliero
Majorino, al contrario, punta fortemente sulla Sinistra “militante” più attenta al connubio tra diritti civili e diritti sociali. Vuole far tesoro della sua esperienza di assessore alle Politiche Sociali e conquistare voti in periferia. Tra i suoi fedelissimi, sarà da valutare la prestazione del giovane astro nascente Paolo Romano, 26 anni, portavoce delle battaglie sul lavoro e sul salario minimo. Simbolo della “dottrina Majorino” per una Sinistra non solo di governo ma anche di popolo è Cosima Buccoliero, ex direttrice del carcere di Bollate, scelta come capolista a Milano in antitesi a ogni logica correntizia. In periferia mira a un buon risultato anche il sindaco di Cesano Maderno, Gianpiero Bocca, uomo spiccatamente di sinistra e di cultura laburista, che se la vedrà nella corsa alle preferenze con l’altra dem Rosa Palone, vicina alla cordata Maran-Bussolati. Se Maran, vicino a Bonaccini, rappresenta il tentativo del Pd istituzionale di ricostruirsi, Majorino che appoggia Elly Schlein mira a imprimere una netta svolta del partito a sinistra. Sostengono la svolta la giovanissima assessora ai Servizi Civici e Generali di Milano, Gaia Romani, radicalmente femminista; Lamberto Bertolé, assessore al Welfare; Arianna Censi, assessora alla Mobilità dalla forte vocazione ambientalista.

Beppe Sala e il messaggio per il voto utile
Una sana competizione tra le due anime dem milanesi non potrà che giovare elettoralmente al Pd che a Milano vuole evitare il sorpasso di Fratelli d’Italia e restare saldamente sopra il 20 per cento. Ma non necessariamente può aiutare il centrosinistra a costruire una proposta organica. A favore della cordata Maran gioca la presenza in Comune di una Giunta, quella di Beppe Sala, orientata all’apertura al mercato, al business, a un progressismo d’élite. Ma gli fa difetto una certa fragilità di fronte alle critiche di chi accusa i dem di essersi trincerati nei centri storici. Majorino dal canto suo propone una maggiore apertura di coalizione e il confronto col Movimento cinque stelle. Ma rischia di rimanere subalterno a questi ultimi e, in prospettiva, spaccare la sinistra del centro dalla periferia. Questi due Pd hanno saputo coesistere nella giunta Sala del 2016-2021. Ora la sconfitta elettorale che ha posto fine all’era Draghi a Roma ha mostrato fragilità e incoerenze di un partito-Stato legato a un ampio comitato elettorale. E reso necessari punti di riferimento più strutturali. Che a Milano non possono che coincidere con il battitore libero di Palazzo Marino. Sala ha lanciato il primo febbraio un appello al voto utile pro-Majorino ma non ha escluso la possibilità del voto disgiunto tra partito e candidato presidente. Un messaggio, sottolineano molti osservatori, quasi di rito e decisamente fragile nel suo apporto politico, che testimonia quanto Sala viva con difficoltà la convivenza con un Majorino che è stato suo assessore prima di prendere la strada europea. Il derby interno al Pd milanese, nel frattempo, riaccende il correntismo e mostra i diversi volti di una formazione in piena crisi di identità. A cui però la competizione interna sarà un toccasana a patto che non tracimi oltre i livelli di guardia, specie in caso di sconfitta il 12-13 febbraio. La traversata del deserto del Pd sarà lunga, ma Milano pare destinata a restare un’oasi per i dem. In cui i progressisti provano a scoprire il loro vero volto più concreto.