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La narrazione di Moratti vittoriosa e dell’irresponsabile Majorino

Gli ultimi sondaggi danno Moratti al 13,4 per cento, dietro Majorino al 30 e tallonata dal M5s. Dove sono ora gli analisti che la davano vincitrice contro Fontana? Avete per caso sentito qualcuno invitare l’ex sindaca a “compiere un gesto di responsabilità ritirandosi dalla sfida per togliere la Lombardia alla destra”?

26 Novembre 2022 09:4331 Gennaio 2023 12:10 Giulio Cavalli
La narrazione di Moratti vittoriosa e dell'irresponsabile Majorino

Sono passati quattro giorni da quando un sondaggio – per quanto impreciso possa essere come tutti i sondaggi – ha smutandato una quintalata di editorialisti, di politici, di commentatori, di intellettuali, di salottieri e di pensosi corpi civili della crème milanese. Letizia Moratti, la candidata alla presidenza di Regione Lombardia che “piace alla gente che piace” (recita così l’etichetta che le hanno appiccicato addosso per renderla potabile), starebbe oggi al 13,4 per cento nell’indice di gradimento dei cittadini lombardi. Qui c’è subito la frana del primo inganno: Letizia Moratti fino a qualche ora prima della pubblicazione dei dati raccolti da Izi era quella che “avrebbe potuto vincere”, che rischiava di essere “la prima candidata in grado di rovesciare la destra in Lombardia”. Non si è mai vista un potenziale candidatura vittoriosa essere così scarsa. Mai. Nemmeno negli appelli al voto sconsiderati dell’ultima ora in cui tutti sono a un passo dalla vittoria. Figuriamoci qualche mese prima. L’aspetto già curioso è che l’ex sindaca (sconfitta) di Milano ha in grembo il 9,3 per cento del cosiddetto Terzo polo (Azione e Italia Viva) e qualcosa dei cosiddetti “civici” che hanno ufficializzato il loro sostegno. Se la matematica non è un’opinione verrebbe da dire che l’autorevolezza di Letizia Moratti, redenta sul sentiero del riformismo dopo anni a ruota di Silvio Berlusconi, vale qualche zerovirgola percentuale. Non male.

Il ruolo di Mariastella Gelmini nella discesa in campo della Moratti
Letizia Moratti e Mariastella Gelmini (Facebook).

Majorino è dato al 30 per cento: dove sono gli analisti che gli chiedevano un passo indietro?

Ma andiamo avanti. Quel sondaggio dice che il candidato del Partito Democratico più l’Alleanza Sinistra-Verdi più +Europa più liste civiche, Pierfrancesco Majorino, sarebbe oggi al 29,8 per cento, staccato di 15 punti dall’attuale presidente Attilio Fontana che si ricandida alla guida di Regione Lombardia. In sostanza significa che per settimane abbiamo letto il fior fiore degli editorialisti politici (su quotidiani che sono vere e proprie corazzate) mentre tentavano di convincere un’alleanza che vale tre volte Letizia Moratti a mollare le proprie idee per diventare camerieri della destra travestita da centro. L’idea è talmente stupida che potrebbe essere paragonata a un consiglio di amministrazione di un’azienda con qualche migliaio di euro di fatturato che decide di acquisire Facebook convincendolo a desistere. Solo che poiché la politica dalle nostre parti è uno spettacolo di arte varia che concede spazio a tutti quei perspicaci analisti oggi non hanno nemmeno sentito l’obbligo di scusarsi, di rimediare alla proposta di un tal malsano progetto e anzi si sono messi a bastonare Majorino come se fosse un comunista arrivato dalla Cina pronto a trasformare la Lombardia in una vera e propria autarchia nel cuore dell’Europa. Anche il Majorino comunista fa abbastanza sorridere: basterebbe fare una ricerca su internet, chiedere a qualche vecchio amico, per sapere che il deputato europeo del Pd candidato alla presidenza viene dall’ala che fu considerata “a destra” dentro i Democratici di Sinistra, fu veltroniano e ha come unica caratteristica quella di avere sempre considerato il sociale come campo di battaglia politica. Anche in questo c’è da capirli: aprire gli occhi sullo stato sociale di una regione che si rivende come locomotiva d’Europa e invece è regina della disuguaglianza sbriciola decenni di propaganda.

La Lombardia oggi, le Europee domani: Majorino vuol prendersi la sinistra di Milano
Pierfrancesco Majorino (Facebook)

Il M5s dato come inesistente in Lombardia supera l’11 per cento e senza un candidato

C’è un altro aspetto interessante. Da qualche settimana in Lombardia i nostri maestri di politica insistono nell’additare il Movimento 5 stelle come partito residuale quasi inesistente in terra lombarda. Esce un sondaggio e dice che il partito di Conte (senza avere deciso cosa fare e senza avere un candidato da proporre) peserebbe l’11,6 per cento, lì vicino alla corazzata di Moratti che invece è un barchino. E qui si arriva al tragicomico finale: l’unico candidato che rischia davvero di vincere è proprio Majorino se riuscisse a creare asse con il M5s. Avete letto i preoccupati commentatori invitare Moratti e compagnia cantante a “compiere un gesto di responsabilità ritirandosi dalla sfida per togliere la Lombardia alla destra”? Niente. Eppure sarebbe bastato ripubblicare gli stessi editoriali, le stesse interviste, invertendo i nomi. Favoloso vero? La narrazione che sostituisce la realtà è una costante nella politica italiana ma ogni volta non c’è uno, nemmeno mezzo, che se ne vergogni.

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