Manca un anno a un appuntamento elettorale importante, ovvero le elezioni regionali in Lombardia, la regione economicamente più importante d’Italia. E una di quelle politicamente più strabiche, visto che se al Pirellone il centrodestra l’ha fatta sempre da padrone distanziando il candidato della parte opposta con percentuali bulgare, a Milano il centrosinistra è saldamente in sella. Ma di mezzo c’è stato il Covid, e una gestione della pandemia che soprattutto nella fase iniziale ha lasciato tutti scontenti. Compreso il centrodestra che a un certo punto ha dovuto giubilare il suo assessore alla Sanità Giulio Gallera sostituendolo con l’evergreen Letizia Moratti. Ma se nella coalizione il dilemma sembra essere solo tra la riconferma di Attilio Fontana, uscito indenne e dunque rafforzato dalle inchieste giudiziarie che hanno investito lui e la sua famiglia, e Daniela Santanché, alternativa che per ora ha scarsissime possibilità di passare visto i rapporti tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, è a sinistra che è ancora notte fonda. Occorre un candidato che abbia insieme spirito di sacrificio (l’ultima prova, Fontana contro Giorgio Gori, è finita 49 a 29, non lascia dubbi sul grande vantaggio del centrodestra) e sia credibile per coagulare un elettorato eterogeneo, ammesso che Pd e 5 Stelle decidano di correre insieme riproducendo così l’alleanza a livello nazionale.

Nel centrosinistra si fa strada l’ipotesi Tabacci
Ma chi potrebbe essere l’uomo cui affidare il tentativo di sovvertire l’attuale maggioranza al Pirellone? Buttati nella mischia, ma con scarsa convinzione, i nomi di Beppe Sala e Carlo Cottarelli (il primo indisponibile a lasciare Palazzo Marino, il secondo assai divisivo all’interno del centrosinistra) si fa strada nei corridoi del Nazareno un’ipotesi clamorosa: ovvero che si possa puntare su Bruno Tabacci, ex democristiano, politico di lungo corso che dopo la fine della Dc si è sempre mosso nelle agitate acque del centrosinistra, sapientemente sfruttando la sua autonomia di manovra. Quando si trattava di trovare dei responsabili per tenere in piedi il Conte bis fu proprio il residente del Centro democratico (formazione che ha avuto più arrivi e partenze di un aeroporto) e organizzare la poi fallita raccolta. Ed è sempre Tabacci a essersi speso per la formazione del governo Draghi, un attivismo premiato con la nomina a sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega alla programmazione e coordinamento economico. C’era anche la delega sull’Areospazio, che però ha lasciato nell’agosto dello scorso anno per via delle polemiche seguite all’assunzione del figlio in Leonardo.
Tutte le incognite della corsa al Pirellone
Last but not least, il 75enne Bruno che si muove con le energie dei tempi migliori e imperversa come ospite tra i più gettonati in tutti i talk show politici, alla presidenza della Regione Lombardia c’è già stato per due anni, esattamente dal 1987 al 1989. Ma al Pirellone era entrato come consigliere Dc nel 1985, dopo ave fatto tutta la gavetta che per i democristiani consisteva nel farsi le ossa sul territorio, nella fattispecie quello della provincia mantovana da cui Tabacci proviene. Inutile dire che l’ipotesi di candidarlo a Milano sta ancora girando a mezza bocca, ma già si sa per esempio che Palazzo Chigi sicuramente la benedirebbe, anche a costo di privarsi del suo sottosegretario. All’uomo oltretutto non manca una robusta preparazione economica, maturata inizialmente (è laureato in Economia e commercio a Pavia) negli uffici studi e nella segreteria tecnica di due notabili da novanta del Biancofiore quali furono Giovanni Marcora e Giovanni Goria. Insomma, l’usato sicuro Tabacci sembra avere tutte le carte in regola per tentare il grande scippo al centrodestra. Naturalmente con qualche incognita ancora da sistemare. Se l’uomo piace al Pd non è detto che debba piacere ai pentastellati i quali, ancorché in Lombardia abbiano un peso residuo, potrebbero far parte della coalizione. E ancora: come si arriverà a designare il politico di Quistello, primarie Pd (me l’idea non entusiasma affatto) o di coalizione? Le manovre di avvicinamento al Pirellone sono appena iniziate. Ma nonostante manchi un anno all’appuntamento, ci sono nodi che devono essere sciolti in fretta.