Regionali, tutte le scuse degli sconfitti

Stefano Iannaccone
15/02/2023

Per Calenda la responsabilità è degli elettori. Moratti chiama in causa il freddo. Majorino punta il dito contro l'assenza di leadership nel Pd. Mentre D'Amato lancia una frecciata al M5s. Per Conte nulla di nuovo: il Movimento alle Regionali è abituato a perdere. Le giustificazioni degli sconfitti.

Regionali, tutte le scuse degli sconfitti

C’è chi attribuisce la colpa addirittura agli elettori, come ha fatto Carlo Calenda, e chi invece se la prende con i problemi interni al proprio partito, nel caso specifico il Pd, come dichiarato da Pierfrancesco Majorino. Insomma, la sconfitta ha sempre qualche giustificazione a buon mercato. Lo insegna la storia della politica. Il catalogo è davvero ampio e le ultime Regionali nel Lazio e in Lombardia non potevano essere da meno.

Elezioni Regionali, Calenda sul flop di Letizia Moratti in Lombardia: «Gli elettori non hanno sempre ragione»
Carlo Calenda (Getty Images).

Sicuramente le parole pronunciate dal leader di Azione sono quelle destinate a far discutere di più, diventando una miniera per la memistica social: «Gli elettori decidono ma non hanno sempre ragione. Altrimenti non saremmo messi così». Insomma, la perdita di voti del Terzo polo, uscito ammaccato dall’ultima tornata, è colpa degli italiani, non delle proposte politiche messe in campo. Una disamina da cui Matteo Renzi si è prontamente smarcato, sostenendo tuttavia che l’esito «è fisiologico per consultazioni come le elezioni regionali».

Letizia Moratti arriva a incolpare «il freddo terrificante»

La candidata del Terzo polo in Lombardia si è spinta oltre, prendendosela con il meteo infausto in pieno febbraio. È stata «una campagna in pieno inverno con un freddo terrificante che a me ha creato i problemi che sentite ancora oggi», ha affermato Letizia Moratti in conferenza stampa con tanto di colpetto di tosse. E ha aggiunto anche il problema di «una campagna brevissima».

Majorino, sconfitta dovuta anche alla mancanza del leader Pd

Un punto di vista condiviso con il dem Majorino, e che è ormai un leitmotiv degli sconfitti di ogni colore. Majorino, però, se l’è presa pure con il suo partito: «Non ha aiutato un Pd senza leader», ha dichiarato l’ormai ex eurodeputato e neo-consigliere regionale in Lombardia. «Non avere una leadership nazionale ci ha costretto a far sempre un di più», ha aggiunto, «rimane il rammarico di aver presentato il candidato due mesi prima del voto».

Il declino dei civici: in Lombardia le Regionali del primato della politica
Pierfrancesco Majorino (Getty Images).

D’Amato mette sul banco degli imputati il M5s

Il sentimento di solitudine ha colpito anche Alessio D’Amato, scelto dai dem e Terzo Polo per cercare di conservare la presidenza della Regione Lazio. «Mi è sembrato un po’ di essere Davide contro Golia», ha affermato l’assessore uscente alla Sanità in un’intervista a La Repubblica. Sul banco degli imputati, però, D’Amato ha messo anche il Movimento 5 stelle e in particolare il suo leader, Giuseppe Conte: «Ha anteposto i suoi interessi di parte alla comunità regionale». L’irritazione per quell’alleanza mai stipulata non è stata smaltita, anzi durante lo spoglio si direbbe che è aumentata. In sintesi, per il candidato del centrosinistra le responsabilità vanno equamente distribuite tra dem e pentastellati.

Per Bianchi serviva più tempo «per comunicare la proposta»

Dalle parti di Conte, invece, c’è stata l’ammissione di una «insoddisfazione» per il risultato conseguito. L’unico ad accettare serenamente il responso delle urne? Macché. Come consolazione, infatti, l’ex presidente del Consiglio ha ricordato che il ko è in «linea con la storia del Movimento. Nelle tornate elettorali territoriali non riusciamo a brillare». Come dire: siccome si perde sempre alle Regionali e alle Amministrative, è pacifico aggiungere un’altra débâcle al catalogo collezionato. Il fattore tempo, invocato dagli altri sconfitti, è stato richiamato pure da Donatella Bianchi, candidata alla presidenza della coalizione a trazione M5s: «La nostra proposta aveva bisogno di più tempo per essere comunicata in maniera più ampia». Peccato, però, che non può esserci una controprova di una campagna elettorale più lunga. Tanto per capire l’effetto che avrebbe fatto. E di sicuro sottraendo una giustificazione a chi dalle Regionali è uscito molto male.