Elisabetta II, i pochi errori compiuti durante il suo lungo regno

Redazione
09/09/2022

L'attesa dopo il disastro di Aberfan e la morte di Diana. La scelta di Alec Douglas-Home come premier nel 1963, i malintesi con Thatcher . I pochi errori compiuti da Elisabetta II durante il suo lungo regno.

Elisabetta II, i pochi errori compiuti durante il suo lungo regno

Adorata da (quasi) tutti i suoi sudditi, rispettata in ogni parte del mondo, anche oltre il Commonwealth. Elisabetta, da quando fu incoronata nel 1952 alla fine dei suoi giorni, ha svolto il suo ruolo in modo quasi impeccabile, lasciando ai più feroci oppositori della monarchia davvero poco a cui appigliarsi. Diventata regina a soli 26 anni, per tutto il suo regno non ha quasi mai fatto trasparire opinioni. Sempre fedele al protocollo, ha “vacillato” solo in occasione di scandali, imprevisti e intemperanze da parte dei membri più giovani della Royal Family.

Le scuse (stizzite) nel 1992, l’annus horribilis

Ci sono state occasioni in cui Elizabeth è apparsa in affanno, nonostante i suoi sforzi. Ne è una prova l’annus horribilis, il 1992 (definizione della stessa sovrana): mentre gli scandali di corte riempivano i tabloid, i sudditi iniziarono a chiedersi se i reali meritassero il loro status di esenzione fiscale e un lussuoso stile di vita interamente finanziato dai contribuenti. Il dissenso fu alimentato dai giornali britannici, che da tempo avevano abbandonato la deferenza a favore di titoli che aumentavano le vendite. «Nessuna istituzione dovrebbe aspettarsi di essere esente dal controllo di coloro che le danno la loro lealtà, per non parlare di coloro che non lo fanno», dichiarò in un discorso a Guildhall un’Elisabetta II visibilmente ferita. «La storia avrà una visione leggermente più moderata di quella di alcuni commentatori contemporanei». Poco dopo arrivò l’annuncio che la regina e Carlo avrebbero pagato le tasse sui loro redditi privati e dell’apertura di Buckingham Palace al pubblico, per finanziare restauri a Windsor. Il 1992 segnò un cambiamento irreversibile nel rapporto tra sudditi e sovrana.

Nessuna lacrima, sorrisi forzati

Elisabetta II non ha mostrato mai una lacrima in pubblico. Occhi lucidi, al massimo, quando l’amato yacht reale Britannia fu dismesso nel dicembre 1997 o in occasione di un omaggio alle vittime dell’attentato dell’11 settembre. Secondo i suoi oppositori, però, non riusciva nemmeno a ridere. Durante una visita in Australia nel 1954, la stampa locale scrisse che sembrava piuttosto cupa. E che i suoi sorrisi sembravano forzati. «Ho il tipo di faccia che, se non sto sorridendo sembro arrabbiata, ma non sono arrabbiata», disse esasperata a un aiutante.

Elisabetta II, i pochi errori compiuti durante il suo lungo regno, caratterizzato da enomri cambiamenti politici e sociali.
Elisabetta II nel 1954, durante la visita ufficiale in Australia (Getty Images)

La gestione degli attriti con Harry e Meghan

Come si addice a una monarchia costituzionale, Elisabetta II ha assunto un ruolo politicamente passivo, fungendo spesso da “portavoce” dei vari governi. Lo stesso atteggiamento, sottolineano i detrattori, che ha avuto come madre, lasciando i figli in balia degli eventi (e dei loro errori). Secondo spifferi di corte, pare che preferisse dedicarsi alla corrispondenza ufficiale, piuttosto che affrontare liti familiari e altri drammi emotivi. Dopo l’intervista concessa nel 2021 da Harry e Meghan a Oprah Winfrey, in cui i duchi di Sussex hanno accusato un membro anonimo della famiglia reale di razzismo nei confronti del figlio Archie prima che nascesse, Elisabetta non è stata a guardare. «Sebbene alcuni ricordi possano variare, le questioni sollevate saranno prese molto sul serio», disse la sovrana, aggiungendo che tutto sarebbe stato trattato privatamente.

Aberfan e Lady D, l’attesa della Regina

A volte è apparsa distaccata dal resto del mondo. È successo sicuramente nel 1966, quando attese sei giorni prima di visitare Aberfan, nel Galles, dove una frana del cumulo di materiale di risulta di una miniera di carbone uccise 144 persone (tra cui ben 116 bambini): temeva che la sua presenza avrebbe messo in secondo piano il dolore degli abitanti. Com’è noto, nel 1997 dopo la morte di Diana rimase a Balmoral con i nipoti: non era indifferenza, ma convinzione che in quel momento il ruolo di nonna dovesse prevalere su quello di regina. Alla fine infranse il protocollo. Ordinò la bandiera a mezz’asta a Buckingham Palace e con il capo chino seguì il passaggio del feretro di Lady D in occasione del funerale.

I contrasti con Thatcher, acuiti da Balmoral

C’è chi parla poi di una fissazione della regina per Balmoral, dove tra l’altro ha passato le ultime ore di vita. Margaret Thatcher, incapace di rilassarsi durante i barbecue informali sui pendii battuti dal vento, temeva il consueto soggiorno estivo scozzese. Un articolo del Sunday Times datato 1986 descrisse una «regina costernata dall’indifferenza di Thatcher», citando la sua opposizione al rifiuto di Downing Street di imporre sanzioni al regime dell’apartheid in Sud Africa. Un’indiscrezione bomba della quale alla fine venne accusato l’addetto stampa della Corona che aveva parlato senza autorizzazione con il giornale. A gettare acqua sul fuoco fu incredibilmente Neil Kinnock, leader dell’opposizione, che puntò il dito contro «cortigiani dalla bocca larga e giornalisti dalle grandi orecchie».

Elisabetta II, i pochi errori compiuti durante il suo lungo regno, caratterizzato da enomri cambiamenti politici e sociali.
Elisabetta II e l’ex premier Margaret Thatcher nel 1995 (Getty Images).

 

La nomina del nuovo premier conservatore nel 1963

A volte Elisabetta si trovò invischiata in battibecchi di partito. Quando nel 1957 Anthony Eden si dimise da premier, la leadership Tory fu contesa tra Rab Butler o Harold Macmillan. All’epoca il Partito conservatore non aveva una procedura formale per selezionare un leader: la regina doveva nominare il Primo ministro sulla base dei consigli dei rappresentanti più anziani. In quel caso prevalse Macmillan. Ma, nel 1963, lo stesso Macmillan, afflitto da gravi problemi di salute, la convinse dal suo letto d’ospedale a scegliere Alec Douglas-Home come suo successore, invece del vice Butler. Sentendosi obbligata a seguire il consiglio del premier uscente, Elisabetta II fece, secondo il suo biografo Ben Pimlott, «il più grande errore politico del suo regno». Ciò portò i conservatori a seguire l’esempio dei laburisti, stabilendo un processo di selezione in modo che il sovrano non si trovasse mai più in una posizione tale da poter decidere, di fatto, il primo ministro.

La telefonata con Cameron dopo il referendum del 2014

Nel 2014, in occasione del referendum sull’indipendenza scozzese, Elisabetta mise da parte l’attesa neutralità. Durante la campagna referendaria, si lasciò sfuggire che sperava che gli elettori pensassero attentamente al futuro. Dopo la telefonata di David Cameron che le comunicò la vittoria del “no”, il premier ammise che la sovrana era soddisfatta del risultato. Convenzione vuole che il primo ministro non parli mai delle sue conversazioni con il monarca: in realtà a fare l’errore era stato l’inquilino di Downing Street, non la padrona di Buckingham Palace.