Lingerie a impetto zero

Camilla Curcio
19/07/2021

In Usa nasce il primo reggiseno planted-based. Le imbottiture sono realizzate in canna da zucchero. Una piccola rivoluzione e qualche dubbio.

Lingerie a impetto zero

Anche il settore della lingerie inizia a muovere i primi passi verso la sostenibilità. E lo fa lanciando il primo reggiseno plant-based realizzato in canna da zucchero. Messo a punto dall’azienda americana Gelmart e, per il momento, distribuito in esclusiva solo negli store Walmart a partire da agosto, non avrà più la classica imbottitura in gel, silicone o memory foam (un materiale dalla consistenza schiumosa) ma un cuscinetto interamente green.

Il problema delle imbottiture

Nato dalla partnership tra Gelmart e Braskem, colosso dei biopolimeri, il progetto è stato ultimato dopo tre anni di lavoro e parecchi fallimenti. «La parte più difficile è stata, senza dubbio, la definizione del modello», ha spiegato Eve Bastug, responsabile dell’ufficio prodotto, in un’intervista a Vogue Business. «E da lì che parte tutto. Riuscire a ottenere la forma giusta ti aiuta automaticamente a capire come strutturare le coppe e, successivamente, progettare tutto il range di taglie da proporre». La scelta di focalizzarsi sulle imbottiture più che su tutto l’articolo, provando a proporne un modello sostenibile, non è casuale. Si tratta, in effetti, della componente che, nei processi di smaltimento, risulta essere la più inquinante. E, soprattutto, la più difficile da sostituire con alternative a impatto zero. «Negli anni, sono stati diversi i tentativi di innovazione proposti ma, quando si tratta di imbottiture si è sempre e solo parlato di memory foam, soluzione ben lontana dall’essere ecocompatibile», ha aggiunto Bastug.

I dubbi sulla rivoluzione green

L’idea di Gelmart potrebbe avere conseguenze importanti sul business della biancheria, avviando una rivoluzione senza precedenti. Soprattutto in un campo che non è riuscito, almeno fino a ora, a dimostrarsi così attento all’ambiente nei suoi processi produttivi. «Se Walmart riesce a elaborare una strategia di vendita vincente, anche tutti gli altri marchi e distributori proveranno a seguire la corrente», ha sottolineato il Ceo di Gelmart Yossi Nasser. «Questo è il nostro obiettivo principale. Partire dall’alto per avere un impatto di grandi dimensioni». Una sfida che, ovviamente, la società non ha intenzione di abbandonare tanto da stare già pensando di estendere il materiale prodotto con la canna da zucchero ad altre lavorazioni. Non sono però mancate le critiche del mondo accademico. Per quanto l’utilizzo della canna da zucchero non sia paragonabile a quello di materiali chimici, gli esperti hanno parecchi dubbi circa la sua sostenibilità. Le grosse quantità richieste dalle produzioni industriali, infatti, potrebbero incentivare la deforestazione e l’incremento delle emissioni di gas serra. Rischio che, nel caso della Gelmart, sembra essere stato tamponato dall’utilizzo di forniture trattate in base a una serie di procedure eco-friendly imposte da Braskem.

Lingerie sostenibile: le start-up al lavoro

Rispetto a quella dell’abbigliamento o degli accessori, l’interesse dell’industria dell’intimo per la sostenibilità è stato quasi nullo, lasciando molto più spazio alla battaglia per l’inclusività. Un impegno che spesso ha portato i brand a cambiare radicalmente identità per assecondare le necessità di una clientela sempre più attenta. Questo ritardo, secondo gli addetti ai lavori, non sarebbe da imputarsi a una mancanza di interesse ma, più che altro, a una difficoltà concreta nell’individuare i materiali ideali e i meccanismi di lavorazione che consentano di trattarli senza rinunciare alla qualità. Nonostante questo però, sono state diverse le start up che, nel corso dell’anno, hanno provato a dare il loro contributo. Da Heist Studios che, a maggio, ha lanciato una collezione in seta ecologica a Naja, che ha testato l’utilizzo della stampante 3D per ridurre il consumo di acqua, passando per Parade, che si vanta di aver creato il primo modello di biancheria a zero emissioni, sfruttando filati riciclati, e The Very Good Bra, che sta brevettando la prima linea totalmente compostabile. Fino ad arrivare a Cuup, i primi a lanciare un programma di riutilizzo, invitando i consumatori a raccogliere e inviare reggiseni usati per dar loro nuova vita. «I risultati di queste iniziative non saranno immediatamente visibili, la ricerca e lo sviluppo delle idee vincenti richiede tempo, esperienza, pazienza e talento», ha sottolineato Ranjan Roy, presidente del marchio Adore me. «Ma non c’è fretta. Per il settore dell’intimo, è solo l’inizio»