Referenboom

Stefano Iannaccone
13/09/2021

Dall'eutanasia alla cannabis, l'introduzione della sottoscrizione digitale ha reso più semplice la raccolta delle firme, spalancando le porte di una nuova stagione politica. Su quali questioni, a lungo in sospeso, il rinnovato attivismo potrebbe scrivere la parola fine.

Referenboom

Una nuova stagione di referendum, dall’eutanasia alla cannabis, è alle porte con un impatto tutto da valutare sulla politica italiana. Ma che sicuramente diventa occasione per un ritrovato un attivismo. È bastata una piccola norma all’interno del decreto Semplificazioni per innescare una rivoluzione, introducendo la possibilità di raccogliere le firme in forma digitale. «L’introduzione della firma digitale per la sottoscrizione dei referendum, delle petizioni al parlamento e delle leggi, anche costituzionali, di iniziativa popolare, è certamente destinata a produrre effetti di lungo periodo», dice a Tag43 Giovanni Guzzetta, docente di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata. «È verosimile, come già sta accadendo che si assista ad una crescita significativa delle iniziative».

La campagna sull’eutanasia ha inaugurato la raccolta con firma digitale

La campagna per la consultazione sull’eutanasia ha fatto da apripista: le firme, grazie alla mobilitazione tradizionale con i banchetti, erano già arrivate a vagonate, nell’ordine delle centinaia di migliaia. L’entrata in vigore della legge ha solo favorito il boom e oggi, 13 settembre, è stata raggiunta quota 850mila, secondo quanto riferisce l’Associazione Luca Coscioni. A un simile ritmo non è impensabile arrivare al milione e raddoppiare le 500mila firme necessarie entro il 30 del mese, termine ultimo per le raccolte. Questa scadenza, inizialmente, aveva creato qualche allarme sulla campagna per il referendum sulla cannabis. C’era, anche tra i favorevoli all’iniziativa, chi temeva di non riuscire a raggiungere l’obiettivo. Una preoccupazione allontanata dai fatti: in 48 ore è stato sfondato il tetto delle 220mila firme. Un ritmo che lascia presagire il buon esito del progetto.

«La campagna per il referendum sulla cannabis non necessita di ulteriori commenti, bastano le cifre», osserva Pippo Civati, fondatore di Possibile. «Sono certo che in Parlamento terranno conto di questo dato impressionante, contro le ipocrisie, contro le bugie, contro il fallimentare proibizionismo che ci portiamo dietro da più di 40 anni», aggiunge. E il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, gli fa eco: «Cittadine e cittadini sono molto più avanti di quella politica vecchia e stantia, che non sa fare altro che ripetere banalità e menzogne per impedire al nostro Paese di fare qualsivoglia passo in avanti lungo la strada dei diritti, della civiltà e del progresso. In questo caso come per il ddl Zan o lo Ius Soli». Parole che suonano come un monito per il futuro su temi per i quali la consultazione popolare sembra già aleggiare. Intanto, proprio Fratoianni con il suo partito, ha lanciato da mesi la raccolta firme per un’iniziativa di legge popolare con lo scopo di introdurre di una patrimoniale. Impossibile nel caso specifico perseguire la strada del referendum, che non è previsto per le materie fiscali.

L’emanazione del decreto Semplificazioni dietro il boom

Dietro il boom, come accennato, c’è l’emendamento al decreto Semplificazioni presentato dal deputato, Riccardo Magi, presidente di +Europa, che ha introdotto la possibilità di raccogliere le firme per i referendum attraverso lo Spid e la carta di identità elettronica. Il testo è stato sottoscritto dal presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia (Movimento 5 Stelle), ed è stato approvato lo scorso 12 agosto. Oggi è possibile sottoscrivere le proposte referendarie nel sito raccoltafirme.cloud/app, fornito da ItAgile e TrustPro. Ma l’impegno del ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, è quello di mettere a disposizione entro il 2022 una piattaforma pubblica.

Giustizia e reddito di cittadinanza, non solo referendum sui diritti civili

La stagione dei referendum, però, non riguarda solo progetti per ampliare i diritti civili. Da mesi, infatti, è in corso la raccolta firme, sebbene non ancora in formato digitale, per il referendum sulla giustizia, costituito da sei quesiti: dalla riforma del Consiglio superiore della magistratura alla responsabilità diretta dei magistrati, dalla cancellazione della legge Severino ai limiti alla detenzione cautelare, passando per la separazione delle carriere dei magistrati, sulla base della distinzione tra funzioni giudicanti e requirenti, e per l’equa valutazione dei magistrati. La campagna ha avuto una vasta eco, perché è stata condotta – con l’adesione anche del leader leghista Matteo Salvini – proprio nei giorni in cui la Camera era impegnata sulla riforma della giustizia, firmata dalla Guardasigilli, Marta Cartabia. Un po’ più defilata, c’è l’idea di Matteo Renzi: quella di raccogliere le firme per un referendum con lo scopo di cancellare il reddito di cittadinanza. Tutti progetti che potranno beneficiare della raccolta firme digitale. Se non ci riusciranno entro il 30 settembre di quest’anno, comunque in futuro.

Il motivo del successo è facilmente intuibile: «La fase della raccolta delle firme è stata finora un grande deterrente per le iniziative popolari», spiega Guzzetta. «Le opportunità adesso sono notevoli, soprattutto là dove si riescano ad incrociare temi politicamente importanti e verso i quali le istituzioni rappresentative non si dimostrano abbastanza ricettive. Non dimentichiamo che i referendum hanno determinato svolte molto importanti nella storia politica italiana». Tuttavia, dietro alla grande opportunità c’è il rischio di «un effetto inflazione per eccesso di iniziative», come lo definisce Guzzetta. La palla passa quindi alla classe dirigente che deve tradurre le richieste dei cittadini in leggi: in caso di arroccamento, infatti, scatta la mobilitazione popolare. Perché per proporre un referendum, ora, basta poco. Come testimonia la nuova stagione referendaria che è alle porte.