Referendum sull’aborto: cosa si vota a San Marino
La Repubblica di San Marino è una delle poche nazioni in Europa dove abortire è un reato. Per farlo le donne "fuggono" in Italia
La Repubblica di San Marino il prossimo 26 settembre si esprime tramite referendum in merito alla legalizzazione dell’aborto. San Marino è uno dei pochi paesi in Europa dove l’interruzione spontanea di gravidanza è ancora un reato per il quale è previsto il carcere per un periodo compreso tra i sei mesi e un anno.
A San Marino abortire è illegale
L’Unione delle donne sammarinesi (Uds) ha promosso il quesito referendario che chiede ai cittadini di San Marino di esprimersi circa la legalizzazione dell’aborto entro le 12 settimane di gravidanza. A San Marino, in nessun caso – persino se la madre è vittima di stupro, si trova in pericolo di vita o sussistono gravi malformazioni del feto – è possibile ricorrere all’aborto.
San Marino resta dunque uno dei pochi posti in Europa a vietare l’interruzione volontaria di gravidanza, con Città del Vaticano, Malta, Andorra, Liechtenstein e Polonia che all’inizio dell’anno ha introdotto un divieto di IVG quasi totale.
Per abortire bisogna andare all’estero
Le sammarinesi che vogliano abortire sono costrette ad andare all’estero, spesso negli ospedali dell’Emilia Romagna, sostenendo una spesa di circa 1500 euro.
L’Uds ha spiegato di aver scelto la strada del referendum dopo diciotto anni di tentativi falliti. Il primo era stato nel 2003. In ognuna di quelle occasioni, erano state attivate campagne antiabortiste dalle associazioni cattoliche.
Referendum San Marino: il quesito referendario
ll quesito è in linea con la legge 194 italiana. Si chiede che la donna sia libera di scegliere cosa fare entro la dodicesima settimana. Si chiede poi che sia garantita la possibilità di abortire per pericolo di vita o per gravi malformazioni al feto. Il referendum è di tipo propositivo quindi rimane il reato penale per i casi d’aborto non contemplati nel quesito. Subito dopo il voto, qualora vincesse il sì, il Consiglio Grande e Generale dovrà legiferare sulla depenalizzazione dell’aborto e quindi regolamentare anche tutti quegli aspetti che rendono possibile l’IVG come i consultori, l’obiezione di coscienza,.
Anche in questo caso la strada è tutta in salita vista la potenza della campagna per il no attivata da comitati quali Uno di noi e altre associazioni pro vita.
Referendum San Marino: le ragioni del no
Intervistata da Corriere della Sera Antonella Mularoni, del comitato Uno di noi ha spiegato le ragioni del no: «Sono stati presentati due progetti di legge sulla legalizzazione dell’aborto he se approvati così come sono stati scritti la promuoverebbero norme più abortiste di quelle italiane. Tali addirittura da creare le condizioni perché si verifichi addirittura il fenomeno del turismo abortista. Per esempio è limitata l’obiezione di coscienza: è scritto che si potrà assumere nei reparti di anestesia e ginecologia solo personale favorevole all’aborto. Ed è previsto che tra i 16 e i 18 anni l’aborto possa essere praticato anche senza l’assenso dei genitori».
Referendum San Marino: le ragioni del sì
Dalla parte del no sono invece le donne di Uds che, tramite la voce di Karen Pruccoli a Corsera fanno sapere:« Vogliamo semplicemente allinearci agli altri Paesi. Il parlamento europeo si è di recente espresso sull’aborto e lo ha definito un diritto.
Il secondo motivo è superare l’ipocrisia: non si può sostenere implicitamente che le donne sammarinesi abortiscano in Italia ed evitino di farlo qui