Storie e post dai contenuti tristi. Così gli influencer russi lo scorso weekend si sono rivolti ai follower. Alla vigilia della chiusura piattaforma, richiesto venerdì 11 marzo dal Roskomnadzor, l’organo di Mosca che controlla le comunicazioni, it girl e content creator hanno salutato in lacrime il pubblico, addolorati dalle conseguenze, anche economiche, che il provvedimento avrà sul loro futuro. È uno tanti risvolti sulla vita comune della guerra in Ucraina.
Da cosa è partito il blocco di Instagram in Russia
«Questo social è diventato tutta la mia vita. Quello che ho prodotto negli ultimi cinque anni sta tutto qui», ha spiegato ai suoi 3 milioni di follower la fashion blogger Karina Nigay, visibilmente disperata. «Sto provando a scendere a patti con questa situazione ma sono ben lontana dall’averla accettata e metabolizzata». Come riportato dal Guardian, l’ipotesi del blocco, diventata realtà da lunedì 14 marzo, è stata la replica alla notizia per cui Meta, società madre dell’app, avrebbe ammorbidito le regole sull’hate speech riferito alla guerra fra Russia e Ucraina. Sebbene poi con un comunicato il colosso del tech abbia successivamente fatto marcia indietro.

Il blocco di Instagram azzera i profitti degli influencer russi
Così, terminato il weekend, webstar come Karina Istomina, celebre DJ e influencer da 400 mila seguaci, non hanno più avuto alcun accesso ai loro account e, automaticamente, al loro business. «Più di metà dei miei profitti, arriva dalle sponsorizzazioni su Instagram», ha sottolineato. «Sarò completamente onesta: sono devastata al pensiero di poter perdere tutto. Ho curato il mio profilo per un decennio e ora, da un momento all’altro, mi ritrovo senza nulla in mano, dovrò darmi da fare, reinventarmi e trovare nuove prospettive professionali».

L’oscuramento del social è soltanto l’ennesima mossa di un’operazione di censura che il governo di Putin sta sfruttando per colpire gli oppositori. Nei primi giorni del conflitto, infatti, la piattaforma è stata adoperata da artisti, blogger e atleti per schierarsi apertamente contro la guerra. Questa intraprendenza ha fatto storcere il naso ai vertici che, come successo con i media indipendenti e con Facebook e Twitter, hanno deciso di oscurare le piattaforme. «Putin ha invaso una nazione e ha fatto scoppiare addirittura una guerra in quei territori», ha scritto Yuri Dudt, uno dei giornalisti più noti della stampa locale, in un post che ha ricevuto oltre 1 milione e mezzo di like, «mi sembra chiaro, ormai da parecchio tempo, che non abbia alcun interesse a tutelare le vite umane».
In Russia 🇷🇺 è passata mezzanotte, spenta la rete Instagram e Facebook in tutta la nazione pic.twitter.com/kgE4QzK2uu
— Pe (@Pe_1801) March 15, 2022
Gli effetti del blocco di Instagram sulle aziende
Al di là dei content creator e dei divulgatori, questa misura avrà ripercussioni anche su piccole e medie aziende, che utilizzavano il social come vetrina per esporre prodotti, mantenersi in contatto coi clienti e farsi pubblicità. «Instagram è diventato la nostra casa, il ponte col mondo esterno», ha raccontato Dilyara Minrakhmanova, fondatrice del brand di abbigliamento moscovita Outlaw, «sin dal nostro debutto, ormai sette anni fa, siamo riusciti a circondarci di una community positiva e attiva. Mi dispiace così tanto vedere vanificati tutti gli sforzi e perdere un network che, ormai, per il 96 per cento dei contatti, faceva affidamento proprio sulla comunicazione online».
La migrazione degli influencer russi su Telegram
Per provare a tamponare gli effetti, diversi imprenditori e influencer hanno provato a rendere virali gli indirizzi dei loro account Telegram e VKontakte, due servizi nati in Russia che potrebbero aiutarli a dirottare su altri lidi gli user che li hanno sempre seguiti e, eventualmente, accogliere i nuovi arrivati. Secondo alcuni esperti, tuttavia, questo trasferimento su Telegram avrebbe vita breve: presto, infatti, l’app di messaggistica potrebbe diventare il covo delle voci fuori dal coro che non hanno paura di andare contro il Cremlino e, di conseguenza, essere oscurata esattamente come successo alle altre. «Non capisco perché non sia ancora stata bandita», ha dichiarato Andrei Soldatov, analista informatico e studioso di censura, «l’unica spiegazione possibile è che il governo Putin crede di poterlo adoperare per il proprio tornaconto personale, dunque a fini propagandistici». E, in effetti, la piattaforma si è trasformata in un vero e proprio campo di battaglia con l’inizio degli scontri, tra canali filorussi e canali ucraini.

Come aggirare il blocco di Instagram in Russia
C’è stato anche chi, del tutto contrario ad abbandonare Instagram, ha iniziato a studiare strategie per eludere il ban. Sui browser, il numero di ricerche relative a reti VPN (reti private virtuali) è raddoppiato rispetto alla scorsa settimana ed è scattata una vera e propria corsa. «I miei piani per stasera sono preparare la cena e installare una VPN», questo l’ultimo messaggio della blogger Tanya Mingalimova, talmente poco preparata a dire addio ai suoi 250 mila fan da sfidare i piani alti.