Vago Merlino

Redazione
07/09/2021

Frammenti di un manoscritto ritrovato a Bristol conterrebbero novità sulla figura del mago rispetto alla narrazione tradizionale. In particolare sull'amore con la fata Viviene, meno esplicito di quanto si pensi.

Vago Merlino

La leggenda di Re Artù potrebbe essere diversa dalla versione tradizionale. Frammenti di un manoscritto medievale sulla storia di mago Merlino, scoperti due anni fa in un archivio di Bristol, conterrebbero significative variazioni del celebre racconto. Rinvenuti per caso nelle rilegature di quattro volumi risalenti al periodo compreso tra il 1494 e il 1502 e conservati nella collezione di opere rare della biblioteca della città inglese, gli scritti sono stati recentemente sottoposti a una serie di esami più accurati dai ricercatori. Questi hanno stabilito con esattezza la loro origine, l’inchiostro utilizzato per la stesura e, soprattutto, scoperto i nuovi elementi sulla storia. Attraverso raffinate metodologie di scannerizzazione digitale un pool di docenti formato da Leah Tether, professoressa di storia medievale, Benjamin Pohl, esperto di manoscritti e Laura Chuhan Campbell, medievalista, è arrivato a leggere più chiaramente alcune parti del testo, rintracciando novità nelle trame e negli intrecci che riguardano Merlino.

Il rapporto tra mago Merlino e la fata Viviane

È il caso del rapporto intimo tra il mago e la fata Viviane che, nel testo di Bristol, viene descritto con toni molto meno espliciti. «In diversi manoscritti della narrazione più conosciuta, Viviane lancia un sortilegio che fa sì che, sul suo inguine, compaiano tre nomi che impediscono a Merlino di dormire con lei. In altri esemplari testuali, invece, quei nomi sono scritti su un anello», ha spiegato al Guardian Leah Tether. «Nei nostri rinvenimenti, invece, le cose cambiano: l’anello rimane ma quei nomi non soltanto allontanano chiunque voglia avere relazioni fisiche con lei, ma impediscono di avvicinarsi alla donna anche solo per parlarle. Tutti i riferimenti all’intimità, dunque, nella saga di Bristol spariscono. Rimane, invece, la componente della manipolazione, con la maga che circuisce Merlino per farlo innamorare di lei e sfruttarne le competenze magiche».

Discordanze sul racconto e il nome dei personaggi

Scorrendo i passaggi alternativi, poi, è possibile osservare altre discrepanze narrative. Il racconto qui inizia con Artù, Merlino, Galvano e altri cavalieri impegnati nella preparazione per la battaglia di Trèbes contro il Re Claudas, e termina con il mago che rimane da Viviane per una settimana, prima del successivo ritorno da Artù. Ma non è tutto. Cambiano anche i nomi dei personaggi a capo delle quattro divisioni dell’esercito arturiano e la parte del corpo in cui viene colpito Claudas. Se questo in altri testi riporta una ferita tra le cosce, nel frammento non c’è traccia di specifiche, elemento che potrebbe dare adito a interpretazioni differenti e più metaforiche. «Accanto al peso delle scoperte, quel che più entusiasma del progetto di ricerca sul Bristol Merlin è stato il valore che è riuscito ad attribuire alla collaborazione interdisciplinare tra accademici», ha affermato Tether. «I libri rari, soprattutto quelli di Bristol, sono una fonte di informazioni inestimabile. Bisogna prenderli più in considerazione perché sono certa ci sia davvero molto altro materiale nascosto che aspetta solo un team che lo riporti alla luce».

Il manoscritto cestinato a Oxford e Cambridge

Quanto alle rilegature dei libri che contenevano i reperti, invece, gli esperti hanno ipotizzato che il manoscritto da cui provengono sia stato cestinato a Oxford o Cambridge come materiale di scarto e, successivamente, riutilizzato. «Siamo riusciti a collocarlo in Inghilterra e a farlo risalire all’intervallo cronologico 1300-1350 grazie a una nota a margine. La grafia ci ha condotto a una mano inglese», ha concluso Tether. «Molti codici del ciclo arturiano diffusi in Inghilterra nel Medioevo hanno fatto la loro comparsa dopo il 1275, per cui quello che abbiamo sotto mano è un esemplare piuttosto precoce». È probabile che i volumi siano finiti a Bristol grazie a Tobias Matthew che, da collezionista di testi antichi quand’era decano e vescovo a Durham, li avrebbe donati alla biblioteca pubblica che aveva co-fondato nel 1613. Da lì, sarebbero poi giunti, nonostante anni e peripezie, fino a noi.