Agitazione in via Solferino. Problemi al Corriere? Liti in redazione? Riposizionamenti per adeguarsi ai nuovi poteri della Destra che dopo le Politiche ha sbancato anche al Pirellone? Niente di tutto questo. Al centro delle polemiche l’ascensore interno che ha fatto installare Urbano Cairo e che porta direttamente al suo ufficio. Come di sa lo storico immobile, che l’editore si è ripreso dopo una lunga contesa con il fondo americano Blackstone che ne era il proprietario, è vincolato dalla Soprintendenza Belle Arti.

La Soprintendenza accende un faro sull’ascensore interno voluto da Cairo
Dal 1904 ospita gli uffici del Corriere della sera, al mitico indirizzo di via Solferino 28. L’edificio era stato progettato da Luca Repossi e da Luca Beltrami, l’architetto che aveva appena ricostruito il Castello Sforzesco e che fu anche, per breve tempo direttore e comproprietario del giornale. Un palazzo liberty che ben presto divenne il punto di riferimento della zona editoriale della città, e che in tempi più recenti è stato riadattato dall’architetto Vittorio Gregotti, che ha conservato la parte originaria dell’edificio pensato da Beltrami, riadattando le altre parti e liberando i cortili interni dalle sovrastrutture che si erano accumulate nel tempo. Ma davvero l’ascensore interno di Cairo sarebbe un vulnus destinato a sconvolgere le mirabili linee architettoniche degli interni? Probabilmente no, ma la Soprintendenza vuole vederci chiaro e tanto basta per alimentare i gossip in redazione.

Il trasferimento in Solferino delle redazioni dei periodici e della Gazzetta e i progetti sulla torre Rcs di Crescenzago
Molto più ghiotto invece l’altro tema oggetto di polemiche che in questi giorni imperversa. Cairo avrebbe deciso di trasferire le redazione dei periodici (i pochi rimasti: Oggi, Amica, Abitare, Style, etc) e soprattutto della Gazzetta dello Sport da Crescenzago proprio in via Solferino. Quell’insediamento non gli è mai piaciuto, tanto più ora che in seguito alla riduzione degli organici e la chiusura di alcune testate somiglia a una vera e propria cattedrale nel deserto. Già la parte storica del complesso, in via Angelo Rizzoli 1, è stata abbattuta per fare posto a un progetto di riqualificazione a firma dell’architetto Kengo Kuma che la trasformerà in un modernissimo bio ufficio dove lavoro e ambiente coabiteranno in armonia. Resta la parte nuova, il complesso con tanto di torre alta 80 metri progettato nel 2008 da Stefano Boeri, che oltre alle redazioni ospita gli uffici corporate del gruppo. Inutile dire che, in piena crisi dell’editoria, quell’area è uno spreco e si può riconvertire in soluzioni immobiliari diverse. O essere venduta, cosa che probabilmente Cairo ha già in mente di fare.