Chissà se qualcuno penserà mai di intitolare StraColetta una docuserie sull’attuale direttore dell’intrattenimento Prime Time Rai, Stefano Coletta. Perché, proprio nelle ore in cui il toto nomine tiene in apprensione la maggioranza di governo, mentre su Rai2 procede rovinosamente il tanto atteso, da se medesimo, programma di Morgan, appunto StraMorgan, l’unico che sembra imbullonato alla propria poltrona è proprio Coletta, nonostante i dati di ascolto lo abbiano fatto passare da Re Mida della rete pubblica a comandante del Titanic, ostinatamente intenzionato a pensare che quel coso bianco in mezzo al mare sia poca roba.

Mentre Morgan in quota Sgarbi arriva su Rai2, Coletta pare voler sfidare Meloni
Da sempre, non che la cosa sia da guardare con comprensione o soddisfazione, una delle prime azioni di un qualsiasi governo è quella di andare a mettere le mani sul consiglio di amministrazione di Mamma Rai. In una spartizione non sempre cencelliana delle reti, partendo proprio dall’amministratore delegato e poi a scendere, non è mai accaduto che un governo di un preciso orientamento lasci che a guidare la rete pubblica sia chi in precedenza lo ha fatto sotto un governo di altra bandiera. Sarà che Meloni è al suo primo incarico da Presidente del Consiglio, sarà che ci son faccende decisamente più urgenti, di fatto il tanto paventato cambio della guardia sta ritardando. E dire che c’era chi sospettava che già lo scorso Sanremo, quello sì fiore all’occhiello della Rai in fatto di ascolti, avrebbe subito una qualche influenza politica, dopo anni di genderfluidismo di chiara matrice colettina. Invece Amadeus ha avuto decisamente carta bianca (a parte una microparentesi sulle foibe nulla di sospetto è stato inquadrato dai radar, i vari passaggi di Fedez, Blanco e Rosa Chemical lì a far da promemoria), mentre Coletta continua a difendere il lavoro svolto anche se stando ai soliti rumors al suo posto dovrebbe arrivare Marcello Ciannamea, attuale direttore della distribuzione. Anche lo scazzo piuttosto evidente seppur tenuto sotto il tappeto durante il Festival, quando Mattarella è apparso sul palchetto d’onore all’insaputa del Cda e dei vertici Rai, che in qualche modo ha incrinato in via sembra definitiva il rapporti tra lo stesso Coletta e Lucio Presta sembra non aver avuto conseguenze: lui, lo StraColetta, è riuscito per ora a schivare colpi. Al punto che, qui proviamo a unire i puntini come nel famoso discorso di Steve Jobs, mentre Morgan in quota Sgarbi, sottosegretario alla Cultura sotto il ministro Sangiuliano, è arrivato su Rai2, pare proprio che le ultime manovre colettiane nel palinsesto siano tutt’altro che orientate a far felice Meloni.

Dopo i rumors su Insegno a Sanremo, Ruggeri verso l’addio a Musicultura
Andiamo con ordine. Abbiamo letto tutti delle visite di Pino Insegno alla presidente del Consiglio. Abbiamo anche letto dei rumors su un suo possibile coinvolgimento nel prossimo Festival di Sanremo (ricordiamo che Presta è il manager di Amadeus), rumors prontamente respinti al mittente dallo stesso Insegno, uomo di destra sì, ma meno impavido di quanto un certo immaginario stantio lascerebbe prevedere. Come in precedenza avevamo letto qualche boutade, niente di più concreto, su un ritorno già nel 2022 sul palco dell’Ariston di Enrico Ruggeri, artista cui una certa simpatia verso la destra è sempre stata imputata, a volte confondendo l’immaginario anarchico tipico del punk con dichiarazioni di voto, boutade a sua volta rimasta tale.
Un onore.
Pronti a lavorare per la musica, anzi, per la Musica.. https://t.co/PzWKulOlhQ— Enrico Ruggeri (@enricoruggeri) March 28, 2023
Ecco, proprio Ruggeri – nominato il 28 marzo scorso da Sangiuliano nel Consiglio superiore dello spettacolo presieduto da Eleonora Abbagnato – sembra sia stato preso di mira da Coletta in un modo che lascia spiazzati non solo e non tanto per la chiara carriera che Ruggeri può vantare, quanto piuttosto per certe scelte vagamente caligoniane praticate dal direttore. Coletta avrebbe infatti rimosso Ruggeri dal ruolo di presentatore di Musicultura, ruolo che svolgeva da anni, anche quando Musicultura andava in onda dopo Marzullo, alle prime luci dell’alba, spesso condividendo non proprio senza disagio la conduzione con soggetti non proprio competentissimi in faccende musicali, vedi alla voce Veronica Maya (del resto in Una storia da raccontare la tassa era Bianca Guaccero, come in StraMorgan è Pino Strabioli, lievemente a disagio non si sa per se stesso o conto terzi). A sostituirlo, si penserà, sarà qualcuno che regga quel palco andando a duettare con gli artisti come Ruggeri ha fatto in tutte le edizioni. Invece no: fonti accreditate dicono che a sostituire Ruggeri sarà Flavio Insinna, del resto proprio in questi tempi impegnato nella giuria di un programma come il Cantante Mascherato, tra l’altro rivelatosi un flop. Come dire, prendi un premio musicale alto e trasformalo nella sagra dei friarelli di Portici. L’intervento di Coletta è spiegato dal fatto che il programma passerà, almeno così dicono i ben informati, in prima serata.

Le somiglianze ignorate tra StraMorgan e Una storia da raccontare
Tra l’altro, restando in campo musical televisivo, a molti sono sfuggite le somiglianze tra StraMorgan e Una storia da raccontare. Il programma di Morgan si basa su un semplice concept: prendere artisti di grande valore della nostra storia della musica leggera e dedicare loro una puntata monografica, tra rivisitazioni fatte con ospiti più o meno illustri, spesso quelli che passa il convento. Praticamente pari pari il programma che Enrico Ruggeri ha condotto in Rai sotto la direzione De Santis prima che un rapido cambio della guardia ai vertici di Rete, figlio del cambio di colore del governo, ne sancisse la fine, seppur i dati, certo non pari a quelli della concorrenza, leggi al nome C’è posta per te di Maria De Filippi, ma comunque in linea con la rete, fossero tutt’altro che negativi. Lui a fare il programma con pizza e fichi negli studi di Napoli, ospiti non certo all’ultima moda, la controprogrammazione di cui sopra. Che Morgan ne sia più o meno consapevole non è dato saperlo, e non è certo di Morgan o di StraMorgan che si parla in questa sede, lui fa il suo per quanto sia possibile farlo in casa Rai e lo fa anche bene, il passaggio della seconda puntata dedicata a Umberto Bindi in cui introduce come l’Amadeus di Forman faceva con il Requiem Il nostro concerto è da rivedere in loop. Ma la comunicazione in Italia funziona così, nessuno chiederà nemmeno la ragione della probabile sostituzione di Ruggeri con Insinna sul palco dello Sferisterio di Macerata. Se proprio non la volessero intitolare StraColetta, la docuserie potrebbero intitolarla L’uomo che odiava gli uomini (presunti di destra). Stig Larsonn è morto, non potrà aversene a male.