Dopo un’intervista rilasciata qualche tempo fa a Repubblica in cui vantava la sua autonomia dai partiti (cosa che quando si tratta di Rai non si dovrebbe mai dire) Carlo Fuortes ha toccato con mano che a viale Mazzini nessun ad, anche quello armato delle migliori intenzioni, riesce a fare di testa sua. Non si è sottratto alla regola nemmeno l’ex sovrintendente dell’Opera di Roma, che alla vigilia di un cda napoletano decisivo per le nomine nelle testate dell’informazione e delle divisioni di genere, ha recapitato ai consiglieri d’amministrazione sul filo della scadenza legale i curriculum dei candidati per alcuni incarichi rilevanti a cavallo tra vecchio e nuovo piano industriale. Alcuni dei direttori uscenti, per la verità, contattati mercoledì 17 novembre pochi minuti prima delle 11.30, avrebbero manifestato tutto il loro disappunto a Fuortes circa le modalità della comunicazione tardiva. Così che sono soltanto due le direzioni incluse nel nuovo piano industriale che vedranno insediato un direttore. Ovvero Alessandra De Stefano allo Sport e Mario Orfeo, fino a oggi direttore del Tg3 (dove arriva Simona Sala) agli Approfondimenti. Per le restanti previste nel piano industriale bisognerà ancora attendere, e ciò comporterà non pochi problemi alla macrostruttura organizzativa.
Palazzo Chigi ha commissariato di fatto l’ad Rai
“Napoleone” Fuortes, come lo hanno soprannominato in azienda, non è riuscito in queste settimane a trovare una sintesi tra le varie opzioni che i partiti gli avevano fatto arrivare. Così che alla vigilia del cda è dovuto intervenire direttamente Palazzo Chigi commissariando di fatto il neo ad della Rai, con la complicità della presidente Marinella Soldi che ha taciuto durante tutte le trattative venendo così meno al suo ruolo di garanzia tra consiglio e capo azienda. Il risultato ovviamente scontenta i più.
Di Maio porta al Tg1 Monica Maggioni
Ha destato sorpresa, ad esempio, che sia rotolata la testa del direttore del Tg1, che in termini di ascolti ha fatto meglio dei suoi predecessori sia nell’edizione delle 13.30 che in quella delle 20.00. Ma a Giuseppe Carboni, in quota 5 stelle, non hanno certo giovato le divisioni interne al Movimento, con Giuseppe Conte che premeva per la sua riconferma e Luigi Di Maio che invece sponsorizzava Monica Maggioni, ovvero colei che ne prenderà il posto. Per il resto, nonostante le varie ipotesi che si erano affacciate, il copione era in parte annunciato, in primis la conferma di Gennaro Sangiuliano alla guida del Tg2 e di Alessandro Casarin ai Tg regionali. Giorgia Meloni, che aveva giustamente strepitato perché il suo partito era stato escluso dalle poltrone del cda, si consola con la nomina di Paolo Petrecca in quota Fratelli d’Italia a Rainews24. Ora restano ancora le altre nomine in capo ai generi, e poi l’organigramma sarà completo. Di tutto, e di più. La Rai dei migliori al momento resta quindi uno slogan in stile Anni 80, e la sensazione dentro e fuori viale Mazzini è quella di una guida confusa e pasticciata. Ma, per usare una espressione del compianto Mario Schimberni, uno dei più potenti e acuti manager di quella che negli Anni 80 fu la razza padrona, in Rai neanche il Padreterno caverebbe un ragno dal buco.