«Sono profondamente convinta, come presidente della Rai e anche personalmente, che il nostro bene futuro dipenda dalla capacità di mettere i giovani al centro di strategie e iniziative, dialogando con loro e aiutandoli ad essere protagonisti del cambiamento». Detto e sottoscritto da Marinella Soldi, numero uno della tv di Stato, che in un’altra occasione ha rinfocolato: «Per la Rai è assolutamente importante avvicinare i giovani e giovanissimi». Un fervore che viene poi smentito puntualmente dai fatti e dalle scelte di un’azienda che ossequia la solita “gerontocrazia delle élite”, tratto sociale e culturale tipico dell’intero Paese.
Di Bella terrà ancora stretta la poltrona di direttore dell’Approfondimento
La notizia che Tag43 è in grado di anticipare è che, salvo colpi di scena clamorosi, il giornalista e volto noto Antonio Di Bella, 67 anni il prossimo 16 marzo, non sarà pensionato per raggiunti limiti di età ma terrà ancora (non è chiaro se per tre o sei mesi) la prestigiosa poltrona di direttore dell’Approfondimento. Forse non tutti sanno che pure Gigi Marzullo, 70 anni il prossimo 25 luglio, è formalmente uscito per quiescenza, ma continua a imperversare nei palinsesti Rai. Stessa condizione per Franco Di Mare, classe 1955, che però tira avanti indefesso con il suo Frontiere, pur raggranellando uno share (5 per cento) che oscilla in media due punti sotto rispetto alle trasmissioni di Rai3 “vicine” di programmazione.

Diminuiscono gli spazi e le occasioni per i giovani
Insomma, la Rai non sembra un posto per giovani, così come l’Italia intera. Sappiamo d’altronde quanto il governo Meloni si sia impegnato per far passare la cosiddetta “norma Blangiardo” (dal nome del presidente dell’Istat, ndr) che consente di reclutare con tanto di retribuzione pensionati di rango per gli incarichi di vertice, conferiti da organi costituzionali, presso enti e istituzioni statali di carattere nazionale, «previo parere favorevole delle competenti Commissioni parlamentari», recita la disposizione uscita dalla porta del Milleproroghe e rientrata dalla finestra del decreto Pnrr ter. Ovviamente non è questo il caso dei Marzullo o dei Di Mare che soggiacciono alla legge Madia e dunque dovrebbero lavorare al massimo un anno in più oltre la pensione e a titolo gratuito. Resta però il problema del blocco ai danni dei giovani, la limitazione degli spazi e delle occasioni in favore delle nuove generazioni.

Le proteste Usigrai per Riccardo Iacona richiamato da esterno
Anche Riccardo Iacona era andato in quiescenza. È stato richiamato da esterno, attraverso l’agenzia di Giuseppe Caschetto, e si è rimesso in ballo con Presa diretta. Un caso che ha suscitato addirittura le ire dell’Usigrai, secondo cui l’accordo con il popolare giornalista «viola le regole del contratto di lavoro sulle modalità di impiego in azienda del personale cessato dal servizio». Il sindacato dei giornalisti Rai ha ribadito poi che «la priorità resta la valorizzazione delle professionalità interne all’azienda, come previsto dal Contratto di Servizio. Assistiamo invece a continue chiamate dall’esterno, con professionisti e agenti che decidono sul prodotto editoriale dell’azienda. La Rai servizio pubblico non può essere terreno di scontro e di conquista. Servono regole che ne garantiscano la necessaria autonomia e indipendenza».

Gli over 70 continuano a dominare la scena: da Vespa ad Annunziata fino a Minoli
Ecco come il problema dei “vegliardi” che non mollano si incroci con il nodo dei rapporti di forza tra dipendenti e consulenti. Bruno Vespa, 78 anni suonati, da esterno (con contratto artistico) continua a spadroneggiare nella tv pubblica: mentre non si è ancora del tutto posato il polverone sull’affaire Zelensky-Sanremo, a Viale Mazzini si discute della sua striscia d’informazione quotidiana, subito dopo il Tg1 delle ore 20.00, che rischia di pestare i piedi al Tg2 della sera. E qualcuno, restando nel perimetro dei giornalisti, mette nel calderone anche Lucia Annunziata, 72 anni, ex presidente della Rai, che però non è mai stata interna all’azienda e purtuttavia continua a dominare la scena. Senza scordare Giovanni Minoli, 77 anni, ancora sulla cresta dell’onda con la rievocazione e attualizzazione dei suoi programmi storici, Mixer e La Storia siamo noi, sia in video che in radio. E ciò malgrado un contenzioso milionario in essere con la tv di Stato.

A Rai Com, Teresa De Santis, classe 1955, prorogata fino ad aprile
«La Rai ha un pubblico con un’età media di 60 anni e i dipendenti sulla cinquantina. Da una parte si fanno i tavoli sui giovani, dall’altra si prorogano i contratti ai pensionati. È una follia schizofrenica, soprattutto se poi hai i direttori a spasso», si sfoga una fonte a Viale Mazzini. «Clamoroso fu il caso di Dino Sorgonà, il giornalista dell’economico del Tg1 che pur essendo in pensione si riservava tutte le cose più importanti. Solo ai tempi di Luigi Gubitosi questa abitudine era stata bloccata». Ma il fenomeno dei pensionati che resistono non riguarda solo i giornalisti o i volti noti. Nella controllata Rai Com, ad esempio, la presidente Teresa De Santis, classe 1955, è stata prorogata fino ad aprile, scadenza per l’ok al bilancio, pur avendo raggiunto l’età del ritiro. Stessa storia per l’ad Angelo Teodoli, 67 anni, che ora si trova “alle dirette dipendenze dell’amministratore delegato” ed è pure membro del Cda di Rai Cinema e di Auditel Srl.
Insomma, a Viale Mazzini vale sempre un famoso proverbio africano per cui i giovani camminano più veloce, ma gli anziani conoscono meglio la strada.