In pensione a 64 anni, con 38 di contribuiti. È il compromesso, come spesso avviene in Italia, a scrivere la parola fine sulla questione, almeno per il momento. Già perché quota 102, sarà valida per il solo 2022, periodo durante il quale dovrà essere approntata una riforma dagli orizzonti più lunghi. Dibattito rimandato di un anno, per la gioia della Lega, da sempre in prima linea contro lo spauracchio di un ritorno alla legge Fornero. Opzione quest’ultima più in linea con i convincimenti del premier, sostenitore di un sistema per la quasi totalità contributivo, ma che per il momento rimarrà in stand-by.
Pensioni, Quota 102 per un anno: la reazione della Lega
«Nessun ritorno alla Fornero. Con Quota 102 ci sarà anche un fondo da 500 milioni per accompagnare alcune categorie all’uscita anticipata dal mondo del lavoro con le regole di Quota 100», il commento a caldo del Carroccio. La proposta dovrebbe accontentare anche i sindacati, in quanto pur tra le righe, viene fatta salva la possibilità, di ridiscutere tra dodici mesi la questione della flessibilità in uscita, punto su cui le parti sociali non intendevano indietreggiare. Confermata dovrebbe essere anche l’Opzione donna, da tradurre con la possibilità di andare in pensione per le lavoratrici dipendenti e autonome con almeno 35 anni di contributi e 58 (dipendenti) o 59 (autonome) anni d’età, purché tali requisiti siano stati maturati entro il 31 dicembre 2020 (2021, in caso di proroga). Salva pure la cosiddetta Ape sociale, ossia l’indennità garantita dallo Stato e a carico dell’Inps per i lavoratori – dipendenti e autonomi – in difficoltà, che chiedono di andare in pensione al compito dei 63 anni d’età. Tra questi rientrano quanti non usufruiscono della Naspi, assistono un coniuge, un figlio o un genitore con handicap grave, invalidi civili e impiegati in mansioni usuranti. Elenco, l’ultimo, che dovrebbe essere ulteriormente ampliato.
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Quota 102, un segnale distensivo verso i sindacati
Un segnale distensivo, dopo il gelo di martedì scorso, quando uscendo dal vertice con il premier i toni erano stati decisamente opposti e la minaccia di uno sciopero ipotesi tutt’altro che remota. «Studieremo le mobilitazioni più adatte», avevano sentenziato i segretari delle sigle sindacali. Adesso il parziale passo indietro di Draghi consentirà di discutere con maggiore distensione la legge di Bilancio, che nel pomeriggio approderà in consiglio dei ministri e rispetto alla quale rimangono diversi nodi da sciogliere. Se, infatti, è praticamente certo che l’esperimento Cash back non verrà confermato, perplessità, soprattutto tra le fila del Movimento 5 stelle, giungono a proposito della riforma del reddito di cittadinanza. L’idea è un controllo più severo nei confronti dei percettori dell’assegno, sia in fase di richiesta che in erogazione, e una riduzione dello stesso a partire dalla seconda offerta di lavoro rifiutata.
Quota 102, le reazioni alla proposta di Draghi
A tenere banco, però, come detto erano soprattutto le pensioni. E, in tal senso la mediazione di Draghi sembra aver accontentato tutti. «È la politica, non si poteva pensare di fare altrimenti», ha commentato l’ex ministra Elsa Fornero. Un’opzione che nei giorni scorsi era stata salutata con favore anche dall’economista Carlo Cottarelli: «Date anche le prospettive di vita, credo che una riconsiderazione di quota 100 sia una cosa sensata».