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In nome della rosa

Selfie acchiappalike, norme anti-assembramento prese alla leggera, confusione, battute, ma soprattutto paura per possibili elezioni anticipate. Cronaca semiseria del secondo giorno di votazioni per il Quirinale.

25 Gennaio 2022 18:2925 Gennaio 2022 18:31 Stefano Iannaccone
cronaca del secondo voto della votazione per il quirinale

Una foto con sorriso, appena celato dalla mascherina, in Transatlantico o uno scatto che immortala il momento del voto. C’è giusto qualche momento di distensione, con l’immagine acchiappalike da postare sui social per testimoniare la presenza a Montecitorio per eleggere il nuovo Capo dello Stato. Un modo anche per stemperare la costante apprensione che unisce un po’ tutti, con l’eccezione di qualche parlamentare più in vista, di un ritorno al voto.

Aria frizzante oggi a Roma: dal tetto della Camera dei deputati si vede tutta la città!! Un momento di bellezza prima di rientrare in ufficio per le riunioni e gli incontri di questi giorni convulsi, ma fondamentali per il futuro del Paese #quirinale2022 pic.twitter.com/Ty5yomWvWS

— Licia Ronzulli (@LiciaRonzulli) January 25, 2022

Misure anti-Covid? «Se vi vede De Luca prende il lanciafiamme»

È l’elezione del Presidente della Repubblica al tempo dei social e dei selfie, come per i migliori ricevimenti nello scenario più prestigioso possibile: il corridoio dei passi perduti o l’emiciclo di Montecitorio. È il gran ballo dei grandi elettori alla Camera dei deputati, nel tempio delle Istituzioni, per alcuni un debutto destinato a restare un caso più unico che raro. Il Transatlantico è tutto un gran viavai, una serie di tanti piccoli capannelli, di sfogatoi, di perplessità, di strategie. Le misure anti-Covid? Macché, Omicron sembra non abitare queste parti. La previsione di un voto blindato, con i percorsi obbligati per i grandi elettori, e l’impossibilità di confrontarsi, è finita in archivio già dopo il primo giorno. «Se non prendiamo ora il Covid, allora il vaccino funziona proprio», si scherza sui divanetti. La parola assembramento è stata rimossa dal vocabolario di Palazzo Montecitorio. «Se vi vede De Luca prende il lanciafiamme», scherza un parlamentare campano, ricordando una delle figure più forti usate dal presidente della Regione Campania. Altri tempi, era la prima ondata. E non c’era da votare il Presidente della Repubblica. I commessi del Palazzo fanno il possibile e l’impossibile per verificare che almeno le mascherine siano indossate correttamente e per garantire che i fumatori, all’esterno, accendano le loro sigarette nelle apposite aree.

Fari spenti sul drive-in di via della Missione

Del resto anche il seggio speciale per i positivi è stato prontamente dimenticato: dopo la grande attenzione all’esordio, con i riflettori puntati sul parcheggio di via della Missione (dove è stata allestita la postazione ad hoc per i grandi elettori con il virus), le telecamere sono rivolte altrove. E dire che i partiti hanno ingaggiato un furioso braccio di ferro per questa novità. Anche perché alla fine si trattava di 11 voti in totale, altro che i 35-450 previsti nei giorni scorsi. Tanto rumore per nulla, insomma.

montecitorio: cronaca del voto epr il colle
Palazzo Montecitorio (Getty Images).

La paura bipartisan di elezioni anticipate

Ma non è tutto Covid quello che circola intorno al voto del Presidente della Repubblica, c’è anche la spasmodica ricerca delle informazioni. «Ma tu sai qualcosa?», è la formula più in voga. Non c’è grande elettore che risparmi la domanda all’interlocutore, che sia un collega o un giornalista, poco cambia. La paura delle elezioni anticipate è il grande collante di tutti i partiti, fatta eccezione per qualcuno magari più sicuro del ritorno in Parlamento. «Qua nessuno sa niente, se non che stiamo sbagliando tutto», commenta, filosofico, un deputato del Partito democratico. In che senso? «Ci stiamo fidando dei 5 stelle». Andiamo bene. Sembra così una cartolina sbiadita il #tutti twittato a social unificati da Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Non è che altrove vada meglio. Un parlamentare di Forza Italia, molto in vista, dice: «Adesso arriva la rosa, per fortuna che non è una margherita. Ma con cinque nomi potrebbe essere un girasole», ironizza sulla proposta avanzata da Matteo Salvini per il Quirinale. Un’altra esponente forzista è più seria nell’analisi: «Se non ci muoviamo, la gente là fuori ci fa a fette». Un’espressione edulcorata per manifestare la grande preoccupazione circa l’ira popolare.

cronaca della seconda giornata di voto per il quirinalie
Il Palazzo del Quirinale (Getty Images).

Tra l’illusione di un Mattarella Bis e la conta per Paolo Maddalena

L’ossessione, manco a dirlo, è quella di trovare una soluzione al rompicapo Quirinale. Un senatore, nel cortile arredato con tensostruttura e funghi per riscaldamento, preconizza, nonostante tutto, un Mattarella bis. «Bisognerebbe capire se la ditta di traslochi ha portato via tutto dal Quirinale», scherza. Ma mica tanto. Non c’è solo aria di battute in giro. Qualcuno lavora per far salire il pallottoliere del proprio candidato di bandiera. Chi? I sostenitori di Paolo Maddalena, l’ex vicepresidente della Corte costituzionale, schierato da molti ex del Movimento 5 stelle, sparsi oggi tra gruppo Misto, altre formazioni e la componente l’Alternativa. «Dovrebbero aumentare i numeri di ieri», dice Alessio Villarosa, già sottosegretario al Mef e oggi molto vicino ad Alessandro Di Battista, all’opera per aumentare il bottino. La previsione? Una cinquantina di voti. «Ieri non è mancato nessuno», è la certezza fotografata da Andrea Colletti, capofila dell’Alternativa, soddisfatto per il primo round. Una battaglia che non sembra poi così di retrovia, perché dal quarto giro 50 voti pesano, eccome.

Prima votazione per il Presidente della Repubblica. Avverto la grande responsabilità e lancio un appello. Basta con le chiacchiere: è il momento di fare una scelta nell’interesse degli italiani, non dei singoli. Come abbiamo fatto 7 anni fa con Mattarella. Fare presto, fare bene pic.twitter.com/qywet7huU6

— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 24, 2022

Una giornata dal finale già scritto in bianco

Ma un appuntamento del genere non può non avere le star sul proscenio. Matteo Renzi, accompagnato per l’occasione dall’ex deputato e suo fedelissimo Ernesto Carbone, si intrattiene a scherzare con i giornalisti, attirando l’attenzione dell’intero cortile. Uno show fine a se stesso, perché il leader di Italia viva non si sbottona sull’esito finale delle trattative per il Colle. Figurarsi. Così tra un Rocco Casalino che appare a confabulare con qualche cronista e ministri, e l’attesa degli altri big per carpire qualche novità utile, il film della giornata si arricchisce di attori protagonisti. Anche se il finale è già scritto: una slavina bianca, intesa come la scheda che il presidente della Camera Roberto Fico ripete in sequenza. Nemmeno il Covid ha cambiato questo rito.

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