Pizza e Fico

Stefano Iannaccone
19/01/2022

Il presidente della Camera sta valutando se leggere solo il cognome del candidato al Colle sulle schede, per evitare ogni tracciabilità. Ma il Misto non ci sta. Romaniello: «Così si va in aiuto a Berlusconi, coprendo chi non seguirà le indicazioni del proprio partito».

Pizza e Fico

Una strategia per evitare di rendere riconoscibile il voto, che diventa terreno di scontro. Addirittura di sfida tra deputati. Il presidente della Camera, Roberto Fico, sta infatti valutando le mosse per non far “segnare” le schede ai vari gruppi come modalità per comprendere la fedeltà tra alleati. Una riflessione che scaturisce dalla volontà di tutelare la segretezza del voto per il presidente della Repubblica, che la conta di fatto dimezzerebbe, pur non rivelando l’identità del votante. Ci sarebbe comunque una specie di tracciabilità. Ma molti grandi elettori, oggi finiti nel gruppo Misto, non sono d’accordo: chiedono al contrario che la dicitura venga letta per estesa in nome della «trasparenza verso il popolo italiano».

Il Gruppo Misto sfida il presidente della Camera

Insomma, deve essere chiaro e comprensibile chi è venuto meno ai propri impegni, appiccicandosi l’etichetta di franco tiratore o di inatteso sostenitore, come potrebbe accadere per Silvio Berlusconi. Anche perché c’è il sospetto che Fico, leggendo solo il cognome come è stato ipotizzato, possa compiere un’azione politica per salvaguardare le defezioni del Movimento 5 Stelle. «Voglio sfidare Fico a tutela dei deputati del Misto, che sono stati insultati, a non cambiare il metodo di lettura. Per mesi hanno detto che i voti per Berlusconi sarebbero arrivati da noi semplicemente per coprire il fatto che saranno altri a scrivere il suo nome nel segreto dell’urna», dice a Tag43 Cristian Romaniello, eletto con il M5s e oggi appunto nel Misto. «Così qualcuno», aggiunge il parlamentare, «dovrà chiedere scusa e dovrà cercare le persone che davvero hanno votato in discordia dal proprio gruppo, dal M5s al Pd».

Quirinale, il Misto sfida Fico sulla modalità di lettura delle schede
Cristian Romaniello, deputato ex M5s ora nel Misto (da Facebook).

La lezione di Clemente Mastella

Il clima, insomma, è quello di veleni e dei sospetti anche tra ex compagni di partito, a pochi giorni dall’apertura ufficiale delle danze. Addirittura le procedure regolamentari finiscono sotto esame e sono analizzate in un’ottica politica. Ma in cosa consiste questo trucco di segnare le schede? Prendiamo Silvio Berlusconi. Se fosse ufficialmente candidato, potrebbe suggerire ai vari partiti come scrivere il nome sulla scheda. Per esempio i leghisti dovrebbero ricorrere alla formula “Berlusconi Silvio”, i grandi elettori di Fratelli d’Italia dovrebbero usare “Silvio Berlusconi”, quelli di Forza Italia “Berlusconi S.” e così via per tutti gli altri, fino ai voti raccolti last minute. A quel punto sarebbe possibile ricostruire da dove provengono gli eventuali franchi tiratori che hanno impallinato la candidatura. Tra i suggeritori di questo artificio c’è l’ex ministro Clemente Mastella, che ha di recente ricordato in un’intervista al Quotidiano nazionale: «Al Senato per eleggere Franco Marini alla presidenza di Palazzo Madama facemmo così. E lo abbiamo fatto anche in altre circostanze: cioè schede su cui ci fosse la riconoscibilità del gruppo politico». Il sindaco di Benevento ha anche difeso la legittimità della strategia: «È un criterio corretto perché io non identifico una persona, ma mi assicuro quanti sono i voti espressi da un gruppo». Insomma, un giochetto antico quanto le votazioni del Capo dello Stato.

Il gruppo Misto sfida Fico sulla modalità di lettura delle schede per il Quirinale
Il presidente della Camera Roberto Fico (Getty Images).

Per Romaniello il metodo Fico è un assist a Berlusconi

«Da Fico arriva una scelta tattica. Abbiamo fatto quattro anni di legislatura, e non è la prima volta che si vota in segretezza con una scheda nell’urna. Ma solo per il Presidente della Repubblica è venuta in mente la questione di legalità. Questo è già abbastanza per sollevare dei sospetti. Se ci fosse stato un interesse di tutela della legalità, il discorso deve essere applicato sempre», insiste Romaniello. E qui c’è la richiesta di lasciare tutto come è sempre stato, leggendo per esteso quanto vergato sulla scheda: «Il metodo Fico nasconde i voti che uscirebbero dai partiti e va in aiuto a Berlusconi, andando a coprire chi non seguirà le indicazioni del proprio partito». La decisione definitiva del presidente della Camera, comunque, sarà assunta solo nelle prossime ore, a ridosso della prima votazione per il Quirinale. Un esempio in tal senso fu la rotta seguita da Luciano Violante: da presidente della Camera leggeva solo il cognome di chi era stato votato. In quell’occasione fu eletto Carlo Azeglio Ciampi, un ex governatore della Banca d’Italia. Chissà che non ci sia un aneddotico bis.