Basso profilo

Stefano Iannaccone
29/01/2022

La corsa al Colle ha sancito il fallimento dei leader di partito incapaci di controllare le proprie truppe. Il parlamento ha così riacquistato il suo primato e, voto dopo voto, sta forzando i capi a convergere sulla candidatura di Sergio Mattarella.

Basso profilo

Un Presidente della Repubblica acclamato dal basso, una rivolta dei grandi elettori che chiedono a colpi di preferenza, che Sergio Mattarella resti al suo posto. Sono i dissidenti del catafalco che stanno rendendo clamorosamente centrale il Parlamento, come mai era accaduto in questa legislatura in cui deputati e senatori sono sempre più trattati da schiacciabottoni per approvare i decreti sfornati dal governo e blindati dalla fiducia. Per il Colle c’è stata una vera grande novità: sono state sconfessate le leadership e le indicazioni, tanto che segretari e presidenti di partito devono cercare di mettere la museruola alle loro truppe, impedendo il voto con lo strumento dell’astensione forzata.

Quirinale la corsa sancisce il fallimento dei capi partito
Sergio Mattarella (Getty Images).

Si fa largo la possibilità di un Mattarella bis

Nell’elezione più imprevedibile della storia, con i gruppi parlamentari che si muovono per conto proprio, può accadere di tutto. Anche il voto dal basso, appunto. Con una differenza rispetto al passato: i franchi tiratori abbattono i candidati, i dissidenti del catafalco propongono la candidatura e costruiscono il consenso intorno. Tanto che di ora in ora si fa sempre più concreta l’elezionedi Mattarella già nella prossima votazione. Ipotesi a cui ha aperto anche Matteo Salvini. Così i capi-partito, sempre più smarriti per l’incapacità di sbrogliare la matassa, sono costretti a correre ai ripari, imponendo l’astensione. Anche perché sarebbe tragicomico, e imbarazzante per tutti, se il Presidente in carica si avvicinasse al quorum di 505, senza un accordo tra le parti. Per questo molti grandi elettori non devono ritirare la scheda: solo in questo modo si può scongiurare un voto ribelle rispetto all’indicazione di non esprimere alcuna preferenza attraverso la scheda bianca. Un arroccamento che racconta la debolezza dei vertici rispetto alla gestione della partiti quirinalizia.

Quirinale: il parlamento si impone sui leader di partito e spinge per Mattarella
L’Aula di Montecitorio (Getty Images).

Sull’ipotesi di un bis convergono anche pezzi di Forza Italia, Pd e M5s

La richiesta dei grandi elettori, quella crescente squadra dei dissidenti, porta dritti all’attuale inquilino del Colle, Sergio Mattarella. Addirittura all’interno di Forza Italia, ancora in stato confusionale dopo la giornata di ieri, aumenta di ora in ora la tentazione mattarelliana. Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha riferito ai suoi che molti forzisti sono pronti a dare la propria preferenza al Capo dello Stato uscente, come in parte già avvenuto durante la quinta votazione, quella che ha stroncato le ambizioni della presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Le preferenze per Mattarella erano voti provenienti sia da Coraggio Italia che dagli azzurri. Un messaggio da franchi tiratori, anche un po’ costruttori, rivolto non solo alla seconda carica dello Stato, ma anche ai leader. Da Silvio Berlusconi al coordinatore Antonio Tajani. Così per evitare fughe in avanti, alla votazione di sabato mattina è stato imposto di non ritirare la scheda, seguendo la posizione decisa dalla Lega. C’è chi poi ha dovuto rassegnarsi da tempo alle iniziative politiche dei propri grandi elettori. Il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico hanno tirato fuori dal cilindro la trovata della libertà di coscienza: il suggerimento è quello della scheda bianca, ma nei fatti ognuno agisce come preferisce. Una posizione ondivaga, utile a non creare spaccature. Del resto dai dissidenti del catafalco è nata la ‘voglia Matta’, già emersa durante la seconda votazione. I grandi protagonisti del progetto sono pezzi dem, in prima fila i deputati Matteo Orfini e Fausto Raciti, e i parlamentari pentastellati che, in maniera unofficial rispetto ai leader, hanno messo in pubblico il grande consenso di cui gode il Presidente della Repubblica.

Di Nicola (M5s): «C’è chi pensa di usare l’elezione per altri fini»

E attenzione: non si tratta di un riconoscimento fine a se stesso, ma di un’iniziativa che vuole garantire la rielezione del Capo dello Stato. Lo ha chiarito bene Primo Di Nicola, senatore del M5s e ispiratore della manovra pro-Mattarella bis fin dall’assemblea a Palazzo Madama delle scorse settimane. «Sono i grandi elettori che continuano a ritenere che questa sia la stella polare da seguire, anche andando oltre gli steccati partitici», ha scritto Di Nicola sulla propria pagina Facebook. Dall’altra parte, sostiene invece il parlamentare, «ci sono coloro che pensano di utilizzare queste elezioni per altri fini. E con questo obiettivo non si fanno scrupolo di bruciare figure e cariche istituzionali che andrebbero invece salvaguardate». «L’obiettivo», prosegue il senatore, «è chiaro: non eleggere il presidente della Repubblica di cui l’Italia ha bisogno ma cercare di affermare interessi di parte per andare magari il prima possibile a elezioni anticipate». Due mondi opposti, dunque: i leader delle forze politiche, i generali di questa battaglia, e le truppe, che però non ascoltano più gli ordini. Ma portano a casa il risultato.

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