Giorni febbrili in Europa per il Qatargate. Il parlamento europeo è alle prese con lo scandalo legato ai finanziamenti che avrebbero coinvolto alcuni eurodeputati, corrotti dal Paese qatariota in cambio di non meglio specificate attività che ne ripulissero l’immagine, soprattutto in vista del Mondiale di calcio appena concluso. Oggi sulla vicenda è intervenuto anche Matteo Salvini. Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture ha twittato rilanciando un breve video in cui parla di «tempo galantuomo». Il riferimento è a chi lo accusava di finanziamenti esteri ricevuti dalla Lega mentre «sotto il naso gli passava un flusso di denaro milionario» verso il parlamento europeo. Peccato che lui stesso quattro anni fa parlasse di «Paese rispettoso», riferendosi proprio al Qatar, ricoprendolo di elogi. E Il Fatto Quotidiano ha anche riportato alla luce i pagamenti che un altro Stato, il Marocco, ha predisposto nei confronti dell’allora braccio destro di Salvini, Gianluca Savoini, per avere altrettanta buona stampa nel 2016.

Salvini: «Il tempo è sempre galantuomo»
Andando con ordine, Salvini ha twittato nella mattinata del 19 dicembre un video in cui accennava al Qatargate. «Per quello che riguarda esempi di corruzione», dichiara, «non commento quello che sta arrivando da altri parlamenti rispetto al parlamento italiano, visto che ci sono organi di stampa che per anni hanno inseguito fantomatici e inesistenti finanziamenti esteri al partito che ho l’onore di rappresentare e sotto il naso gli passava un flusso di denaro milionario che da alcuni Paesi islamici sarebbe arrivato, stando all’accusa, nelle tasche di qualcun altro. Il tempo è sempre galantuomo». Appena sei anni fa, però, Il Fatto Quotidiano rivelava una vicenda che ha contorni molto simili all’odierno Qatargate e tra i protagonisti c’era, indirettamente, proprio Salvini.
Il tempo è sempre galantuomo. pic.twitter.com/8MZlK7Fyrc
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) December 19, 2022
Savoini e Salvini: nel 2016 il caso simile al Qatargate
Nel 2016, infatti, un’inchiesta giornalistica aveva portato alla luce come un emissario marocchino si adoperasse regolarmente per avere buone referenze sul suo Paese, a pagamento, sfruttando Gianluca Savoini e l’agenzia Agielle. Si tratta dell’allora braccio destro di Matteo Salvini. Testimonianza chiave dell’inchiesta fu quella di Claudio Giordanengo, all’epoca molto vicino alla Lega. L’uomo partiva spesso insieme a loro per alcune trasferte a Rabat: «Pagavano i marocchini, almeno così mi è stata venduta. Io non ho visto nessun conto, non ho dovuto prendere il biglietto aereo né niente. Sono stato completamente e totalmente spesato». L’emissario marocchino del tempo, tra l’altro, è l’ex cognato dell’attuale capo degli 007 marocchini, al centro del Qatargate secondo gli inquirenti belgi.

Salvini e il Qatar: dalle accuse del 2017 alla difesa del 2018
Tra i primi commenti al video postato su Twitter da Salvini, inoltre, c’è chi rilancia proprio un tweet del leader della Lega. Risale al 31 ottobre 2018 e si legge: «In auto con il premier del Qatar! Nella mia visita di ieri ho trovato un Paese rispettoso, tollerante, che ha allontanato l’estremismo, che ha voglia di investire in Italia, che apre le porte ai nostri imprenditori e che ci darà una mano nella stabilizzazione della Libia». Eppure poco più di un anno prima, nel giugno 2017, Salvini accusava proprio il Qatar di fomentare il terrorismo, con tanto di finanziamenti. E addirittura invitava il governo a «istituire immediatamente blocchi e controlli anche in Italia e in Europa sugli ingressi, i fondi e gli investimenti provenienti dal Qatar». Un cambio di rotta che non è passato inosservato.
In auto con il premier del Qatar!
Nella mia visita di ieri ho trovato un Paese rispettoso, tollerante, che ha allontanato l’estremismo, che ha voglia di investire in Italia, che apre le porte ai nostri imprenditori e che ci darà una mano nella stabilizzazione della Libia. pic.twitter.com/4psA6hClsG— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) October 31, 2018