Quando si dice la tempistica. Il Qatargate che sta provocando un terremoto nel Parlamento europeo è scoppiato nel momento peggiore per i Paesi Ue a corto di gas, Germania in primis. L’indipendenza energetica dalla Russia di Putin passa infatti attraverso accordi di fornitura di Gnl (gas naturale liquefatto) con Doha (che entro il 2026 si impegna a diventare uno dei principali fornitori di Berlino) e altri Paesi tra cui l’Azerbaijan. L’Emirato dunque, che potrebbe essere coinvolto formalmente nell’indagine per corruzione della procura belga, è ora più che mai vitale per i piani del Vecchio Continente. E il suo ruolo, come scrive Politico, è destinato a diventare sempre più centrale nei prossimi mesi.
Il Qatar vuole diventare l’Arabia Saudita del gas
Per dare l’idea, come scrive il New York Times, il Qatar intende diventare l’Arabia Saudita del gas, un fornitore indispensabile con enormi riserve e prezzi bassi. Progetti che partono da lontano. Nel 2021 il Qatar ha dato il via alla costruzione di quattro nuovi terminal per il GNL che aumenteranno la sua capacità di esportazione di un terzo entro il 2026. Ed è solo l’inizio: altri due terminal dovrebbero essere completati nell’arco del decennio. Un’occasione per l’Europa. Poco prima dell‘invasione russa dell’Ucraina e delle relative sanzioni, fu la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a dare notizia dell’«ottima telefonata con l’emiro Tamim bin Hamad sul rafforzamento del partenariato Ue-Qatar, anche in materia di energia».

L’Accordo tra Berlino e Doha
Finora le importazioni di GNL del Qatar hanno rappresentato meno del 5 per cento delle importazioni totali dell’Ue. Ma le cose, e le percentuali, stanno per cambiare vista l’espansione della capacità di produzione di gas liquefatto del Paese del Golfo. Berlino, con una dipendenza dall’oro azzurro di Mosca del 55 per cento, è sicuramente tra i player più attivi nella ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. Lo scorso novembre le aziende tedesche hanno firmato un contratto di 15 anni con la società statale QatarEnergy e la società statunitense ConocoPhillips, garantendosi 2 milioni di tonnellate di GNL all’anno a partire dal 2026. L’anno in cui entrerà in funzione il North Field East, il più grande progetto di GNL al mondo che aumenterà in una prima fase la capacità di produzione di gas naturale liquefatto del Qatar da 77 milioni di tonnellate all’anno (MTPA) a 110 MTPA che saliranno, in un seconda fase, a 126 MTPA. Alcuni Paesi Ue, come l’Italia, interessati al GNL qatariota, hanno però preferito discutere accordi di mercato spot, quindi di forniture immediate, ha spiegato a Politico Cinzia Bianco, ricercatrice su Europa e Golfo presso l’European Council on Foreign Think tank sulle relazioni (ECFR). La Germania, invece, «è l’unico Paese dell’Ue ad aver firmato un accordo energetico a lungo termine con il Qatar». Un accordo che alla luce dello scandalo rischia però di trasformarsi in un incubo. Per ora il ministro dell’Economia Robert Habeck interrogato sull’opportunità di acquistare gas da un Paese che “acquista europarlamentari” ha tagliato corto rispondendo che le due questioni non devono essere sovrapposte. Insomma: un conto è la sicurezza energetica un altro la questione morale. Dal canto suo Doha non solo ha negato ogni illecito a suo carico ma ha rilanciato accusando Bruxelles di atteggiamento «discriminatorio» nei confronti del Qatar in base a «informazioni imprecise». Parole che sono suonate come una velata minaccia.

L’accordo energetico con Doha ora rischia di diventare un boomerang
Il Qatar Gate potrebbe poi pesare anche sulla coalizione semaforo tedesca, dove i Verdi sono stati costretti a masticare amaro aprendo ai combustibili fossili e alle infrastrutture necessarie per importarli. Nel frattempo l’eurodeputato e portavoce dei Grünen a Strasburgo Rasmus Andresen assicura che il Qatar resta osservato speciale della Germania ricordando che dovrebbe esserlo anche da parte di altri Paesi. Mentre il collega Henrike Hahn ha messo le mani avanti: il GNL quatariota «non è una soluzione a lungo termine» per la sicurezza energetica della Germania, ma è «attualmente il male minore rispetto alla Russia». La Germania ovviamente non è l’unico Paese ad avere solidi legami energetici con Doha. Anche la francese TotalEnergies detiene partecipazioni significative sia nello sviluppo di North Field East LNG (dove anche l’Eni ha quote) sia nel suo progetto gemello, il North Field South.