Qatar, Hugo Lloris delude i pro Lgbtq+: niente fascia arcobaleno

Redazione
15/11/2022

Il portiere e capitano della Francia non indosserà l'iconico simbolo gay, già esibito in Inghilterra, durante il Mondiale: «Devo dimostrare rispetto per le regole del Paese ospitante». Anche se si tratta di diritti civili calpestati? «Il focus di noi giocatori è sul campo. Il resto è per i politici. Noi siamo atleti».

Qatar, Hugo Lloris delude i pro Lgbtq+: niente fascia arcobaleno

Di questo Mondiale in Qatar per ora si parla di più per questioni extra campo che per tematiche di calcio vero. Il che potrebbe essere anche un bene, per noi italiani che non vedremo la Nazionale qualificata, e per di più per la seconda edizione di fila. Prima o poi ovviamente il focus tornerà sul gioco e sulle partite, appena il torneo inizierà, ma adesso i fari sono ancora puntati soprattutto sul tema dei diritti civili di cui il Paese ospitante non è proprio paladino, per usare un eufemismo. Gran parte della pressione in questi giorni è riversata sui calciatori, che però non sempre vogliono spendersi come bandiere o abbracciare una battaglia politica, visto che loro sono lì per giocare e non per fare gli attivisti. L’ultimo caso riguarda il capitano e portiere della nazionale francese Hugo Lloris, a cui è stato chiesto se ha intenzione di indossare ancora la fascia arcobaleno, simbolo del movimento Lgbtq+, anche in Qatar, dopo averla esibita in Inghilterra durante le partite di Premier league col suo Tottenham. E la risposta ha deluso chi si aspettava una presa di posizione forte.

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Qatar, Hugo Lloris delude i pro Lgbtq+: niente fascia arcobaleno
Il portiere francese del Tottenham Hugo Lloris. (Getty)

Un Paese che considera l’omosessualità una malattia mentale

L’antefatto, in questo caso, è grosso e ha fatto discutere un bel po’: l’ambasciatore del Mondiale in Qatar, Khalid Salman, nel corso di un’intervista alla televisione tedesca Zdf ha appena detto che «essere gay è haram ed è una malattia mentale. Molte cose entreranno nel Paese, come gli omosessuali. Tutti accetteranno che vengano qui, ma loro dovranno accettare le nostre regole». Non proprio un distensivo benvenuto. Anche per controverse idee come questa alcuni cantanti e attivisti hanno preso le distanze dal Qatar, a partire da Dua Lipa che ha detto di non volersi esibire alla cerimonia di inaugurazione, e che non vede l’ora «di visitare il Qatar quando il Paese avrà adempiuto a tutti gli impegni presi in materia di diritti umani».

Qatar, Hugo Lloris delude i pro Lgbtq+: niente fascia arcobaleno
Hugo Lloris con la fascia arcobaleno. (Getty)

È giusto chiedere a degli atleti di fare anche gli attivisti?

Ma, appunto, Dua Lipa di mestiere fa la cantante e può scegliere dove e quando fare spettacolo. I calciatori sono alla vigilia di uno dei momenti più storici e irripetibili della loro carriera e non hanno tutto questo entusiasmo nel gettarsi a capofitto in altre battaglia extra sport. Lloris, campione in carica con la sua Francia dopo il trionfo del 2018, l’ha fatto capire bene, anche se la cosa ha fatto storcere il naso a qualcuno: «La mia opinione personale? Quando accogliamo gli stranieri in Francia, spesso vogliamo che rispettino le nostre regole. Farò lo stesso in Qatar. Devo dimostrare rispetto». E pazienza se nel Paese che ospita il Mondiale di calcio i diritti sono calpestati: «Bisognava pensarci 10 anni fa, quando hanno assegnato l’organizzazione dell’evento. Ora è tardi. Per i giocatori è un’opportunità che capita una volta ogni quattro anni. Il focus non può che essere sul campo. Il resto è per i politici. Noi siamo atleti».