I complottisti di QAnon sono spariti dai social network. Forse. Negli ultimi mesi Facebook ha rimosso circa 3300 pagine, 10.500 gruppi, 510 eventi, oltre 18 mila profili e 27 account Instagram legati al movimento che ritiene Donald Trump un salvatore della patria, unico baluardo contro una setta di pedofili e satanisti (i democratici) che infestano Hollywood, le grandi imprese, i media e il governo. Proprio a causa di questo ban su larga scala, da qualche mese si vedono sempre meno gli slogan più comuni del movimento (diffuso soprattutto negli Stati Uniti, ma con degli seguaci anche in Italia e nel resto dell’Occidente) come “Grande Risveglio”, “La Tempesta” o “Fidati del Piano”. Non si vedono più i gruppi “Stop The Steal”, con migliaia di iscritti, che diffondono falsità sulle elezioni statunitensi del 2020, quelle vinte da Joe Biden che, secondo i complottisti, avrebbe “rubato” la vittoria a Trump. Twitter, oltre a bandire permanentemente l’ex presidente, ha anche rimosso 150 mila account dedicati alla condivisione delle teorie del complotto di QAnon.
QAnon e l’assalto al Campidoglio
La decisione è stata presa dopo l’assalto al Campidoglio di Washington del 6 gennaio 2021, quando i sostenitori di Trump cercarono di impedire al Congresso di ratificare l’elezione di Joe Biden. In quegli scontri morirono cinque persone, tra cui un agente di polizia. I social, poi, hanno dichiarato di aggiornare costantemente i termini e le condizioni del proprio servizio, per far sì che la rimozione di certi contenuti sia più semplice e in linea con le regole di “convivenza” sulle piattaforme. Questo però non significa che QAnon sia in declino. Alcuni funzionari dell’intelligence federale hanno recentemente avvertito che i suoi membri potrebbero tornare ad agire in maniera violenta, sulla scia dell’insurrezione di Capitol Hill. E il movimento esiste ed è ancora molto forte: basti pensare che Marjorie Taylor Greene, repubblicana della Georgia, è una convinta sostenitrice di QAnon e, lo scorso novembre, è stata eletta al Congresso. A unire teorie del complotto anche molto eterogenee tra loro (si va dalla presunta pedofilia che coinvolge tutta Hollywood alle bugie diffuse dal governo sui vaccini) è, in generale, una sfiducia nell’élite politica, soprattutto in quella di sinistra, e la forte convinzione che ci sia un ordine (il Nuovo Ordine Mondiale, appunto) che controlli tutto. Per i social, però, non è facile affrontare questo avversario “senza volto” e sempre meno riconoscibile.
QAnon si sposta su altre piattaforme
Adesso, i sostenitori si sono spostati su altre piattaforme, mentre i social più importanti sono utilizzati con più discrezione. Una delle pagine Facebook di riferimento si chiama “Since you missed on the so called MSM“, tradotto “dal momento che te lo sei perso nei cosiddetti media mainstream”, e condivide ogni giorno fake news legate alla destra. Nei loro post, però, non si legge più che Hillary Clinton beve sangue di bambini (è uno dei principali cavalli di battaglia di QAnon), ma notizie – già ampiamente smentite – sui vaccini che modificano il Dna. È come se, per continuare ad esistere, i sostenitori di queste teorie avessero annacquato il loro linguaggio, per rimanere sotto i radar della censura. Le discussioni più esplicite, invece, si sono spostate su altri social come Gab o Parler, meno regolamentati e in cui i contenuti complottisti e legati all’estrema destra trovano terreno fertile. Secondo alcuni analisti, comunque, le teorie di QAnon fanno ormai parte del folklore americano e non spariranno facilmente.