Circa mezzo miliardo di dollari. È quanto secondo il sito investigativo Proekt, Vladimir Putin avrebbe guadagnato tra il 2004 e il 2019 grazie alla vendita della vodka Putinka, che porta il suo nome. Non male per un presidente astemio.

Arrivata nei negozi nel 2002, Putinka è diventata la regina del mercato russo a partire dal 2005 con 40 milioni di litri annui venduti. La sua popolarità, sottolinea Proekt, adesso è in calo, ma il suo apice ha coinciso con un picco per le morti legate al consumo di alcol in Russia. Secondo il sito, nel corso degli anni i proprietari della Putinka sono cambiati, ma hanno sempre fatto parte della cerchia del presidente russo. E a lui hanno continuato a versare parte dei profitti.
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Come Putin è “entrato” nel business della vodka
Come spiegato dall’esperto di marketing Stanislav Kaufman, che inventò il marchio mentre lavorava per Winexim nel 2002, Putinka si ispira alla vodka sovietica no logo apparsa sugli scaffali nel 1983, più economica dei superalcolici concorrenti e comunemente nota come “andrupovka”. Per il lancio del nuovo prodotto Oleg Plakhuta, comproprietario di Winexim, si rivolse all’uomo d’affari Arkady Rotenberg – amico d’infanzia, compagno di judo e confidente di Putin – che avallò l’operazione: Plakhuta rinunciò così a una quota dell’attività che aveva creato e i tre fin dall’inizio si divisero i guadagni derivanti dalla Putinka, dai diritti sul marchio al commercio della “vodka del presidente”.
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Putinka, i vari passaggi di proprietà
A marzo del 2004, scrive Proekt, Plakhuta trasferì i diritti del marchio a una società chiamata PromImpex, che a sua volta 10 anni dopo li ha ceduti a Real-Invest, filiale russa di Ermira Consultants, compagnia offshore di Cipro. Nel 2020 a ricevere i diritti sul marchio è stata Baikal-Invest, controllata da Rotenberg. Un bel giro, che nei primi tempi ha visto un’impennata delle vendite, grazie ai costi accessibili del superalcolico. Nel 2012, poco prima delle elezioni presidenziali grazie alle quali Putin tornò al Cremlino, la catena di vendita al dettaglio Pyaterochka (con oltre 15 mila minimarket la più grande della Federazione Russa) annunciò una promozione che prevedeva uno sconto del 27 per cento sulla Putinka. E nel 2015 il prezzo della vodka, fissato dallo Stato, per la prima volta non fu aumentato, ma ridotto a 185 rubli (oggi circa 2 euro e mezzo). A occuparsi della vendita della “vodka del presidente” è una società di distribuzione appartenente al presidente della Federazione russa di judo: Vasily Anisimov, amico stretto di Rotenberg.

Emira Consultants, la cassaforte cipriota dello zar
Tra i proprietari della Putinka figura ancora, sottolinea Proekt, la Emira Consultants. Ed è proprio da questa holding di Nicosia che proverrebbero i fondi con cui la famiglia di Putin sta vivendo nel lusso. Dalla società offshore cipriota sarebbero arrivati i soldi per costruire l’immensa magione di Valdai, a metà strada tra San Pietroburgo e Mosca, dove trascorre buona parte dell’anno la “zarina” Alina Kabaeva, ex ginnasta che da anni è la compagna di Putin e che gli avrebbe dato (almeno) due figli. La residenza, che Proekt descrive come «un palazzo d’oro», sarebbe stata addirittura dotata di una stazione ferroviaria segreta. Sempre di Ermira erano i fondi utilizzati per acquistare quattro lussuose residenze nel centro di Sochi, tra i luoghi di villeggiatura preferiti del numero uno russo. Tre di queste sono state intestate alla nonna di Kabaeva, che invece possiede l’enorme attico da 20 stanze nel complesso residenziale di Royal Park, messo in vendita nel 2009 per l’equivalente di 15 milioni di dollari e poi acquistato due anni più tardi per poco più di tre.
А это — спальни президента, его дочерей и бывшей супруги Людмилы Путиной pic.twitter.com/qjXdsw3fyK
— «Проект» (@wwwproektmedia) February 28, 2023
Dalla “cassaforte” cipriota Putin ha poi attinto per due ville nella zona della Rublevka, sobborgo dei miliardari moscoviti dove vivevano la figlia di Maria Vorontsova e l’ex marito olandese Jorrit Faassen. Ma anche per una lussuosa residenza da 300 milioni a Gelendzik, sul Mar Nero, ufficialmente di proprietà di Rotenberg. Senza dimenticare che alla società faceva capo l’appartamento poi girato ad Artur Ocheretny, il nuovo marito di Ljudmila Putina: una sorta di anticipo della dote riservata dallo zar alla ex moglie. Ocheretny, sempre tramite Ermira, è entrato inoltre in possesso di due lussuose residenze a Biarritz e Davos. Secondo Proekt, Ermira controlla quote in alcuni grandi gruppi finanziari russi, da Gazprom a National Media Group. In un’occasione, acquisendo quote di Nmg da Yuri Kovalchuk e rivendendole pochi mesi dopo all’altro oligarca Gennady Timchenko, Ermira avrebbe guadagnato 65 milioni di dollari.
Kopylov, l’ex prestanome del presidente
Chi figura, ufficialmente, a capo della holding Ermira? Mistero. Anche se ha sempre pagato gli acquisti di Putin e dei suoi parenti, si sa però che fino al 2015 la società era di proprietà di un prestanome: l’avvocato di San Pietroburgo Vladislav Kopylov, che negli Anni 90 conobbe Putin, all’epoca assistente del sindaco Anatoly Sobchak, tramite gli amici comuni Andrei Fursenko e Kovalchuk, parte del cluster scientifico dell’azienda di elettronica Svetlana. Oggi Kopylov lavora per una società senza scopo di lucro che gli paga uno stipendio di poco più di 1.200 euro al mese. Non è molto per un ex proprietario di una società offshore a Cipro. Ma nel 2003, va detto, per il suo lavoro oscuro Kopylov ricevette in dono da Fursenko un lussuoso appartamento a San Pietroburgo. Dove, pare, viva ancora oggi.