Tra la controffensiva ucraina che pare essere cominciata, l’avanzata di Kyiv a Bakhmut, e le continue provocazioni di Evgeny Prigozhin, per i russi la situazione sul campo si fa giorno dopo giorno più complicata. Lo ha ammesso tra le righe persino il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in una intervista all’emittente serbo bosniaca ATV ripresa dall’agenzia di Stato Tass. «È un’operazione molto, molto difficile e, naturalmente, solo alcuni obiettivi sono stati raggiunti», ha ricordato l’addetto stampa di Vladimir Putin. «Perché è passato un anno e c’è ancora così tanto da fare? Era difficile immaginare che i membri della Nato, gli Stati Uniti, i Paesi europei, sarebbero intervenuti prima indirettamente e poi direttamente nel conflitto». Dicendosi però alla fine certo, e non poteva essere altrimenti, della vittoria. A Bakhmut e non solo. Del resto «la Russia è un Paese troppo forte per arrendersi». La solita propaganda però non cancella le perdite. Secondo l’intelligence Usa i caduti russi (morti, feriti e dispersi) toccherebbero le 200 mila unità. Mosca ha cercato di sopperire alla mancanza di uomini arruolando nuovi volontari attirati da stipendi da 4 mila euro al mese. Un modo per minimizzare il dissenso tra la popolazione evitando una nuova mobilitazione in vista delle Presidenziali del 2024. Inoltre nella primavera di quest’anno le chiamate per il servizio militare sono salite a 147 mila.

Il campo di addestramento potrebbe essere l’anticamera per il fronte ucraino
Letto alla luce di tutto questo, il decreto firmato mercoledì da Putin con cui i riservisti vengono richiamati per l’addestramento annuale solleva più di un dubbio tra gli esperti indipendenti. Il rischio è che coloro che parteciperanno potrebbero a breve essere spinti a firmare contratti di arruolamento per l’Ucraina. Vero, i corsi di formazione sono di routine: per due mesi i riservisti di addestreranno in esercitazioni di combattimento presso le forze armate, la guardia nazionale, il servizio di sicurezza federale (il FSB) e nelle varie agenzie di sicurezza dello Stato. Ed è altrettanto vero che alla Tass esperti militari hanno garantito che i partecipanti non saranno mobilitati. Solitamente il loro compito è aiutare le truppe regolari a prepararsi per le principali esercitazioni. Garanzie che però non convincono i più critici. Il sito indipendente Agentstvo ha infatti raccolto il parere di alcuni avvocati e attivisti secondo cui l’addestramento annuale sarebbe solo l’anticamera per il fronte. «Chi si mette a disposizione del ministero della Difesa per due mesi può essere facilmente persuaso, sollecitato e tentato a firmare un contratto», ha spiegato il legale attivista Artyom Faizulin. Anche con l’inganno: si chiede una firma per ricevere l’assegno per i due mesi di addestramento e invece ci si ritrova arruolati. Non solo. Nei campi di addestramento recapitare una lettera di arruolamento è una passeggiata. Nessuno, è il ragionamento, potrà fermare i militari o controllarli.

Il decreto è stato firmato da Putin in concomitanza con la controffensiva ucraina
A insospettire è anche la tempistica. Il decreto firmato dal presidente russo, che non specifica il numero di riservisti coinvolti ne la data di inizio delle esercitazioni, arriva infatti in concomitanza con la controffensiva ucraina e secondo alcune voci le autorità sarebbero pronte ad annunciare un secondo round di mobilitazione. Non a caso, ad aprile, Putin aveva firmato una legge che inasprisce le misure per i renitenti alla leva e introduce le convocazioni digitali per il servizio militare. Un modo per snellire l’iter. E per non “perdere”, almeno nei registri, nemmeno un uomo.