Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Mondo
Wargame

Un bilancio del 2022 di Vladimir Putin

Lo avevano dato per moribondo. E prossimo alla defenestrazione. Invece in questo 2022 Putin è rimasto saldo al suo posto. Nonostante le fallimentari operazioni in Ucraina e il peso delle sanzioni occidentali. Che, per il momento, non lo hanno spinto a cambiare piani.

30 Dicembre 2022 18:03 Stefano Grazioli
Un bilancio del 2022 di Vladimir Putin

Una cosa è certa: Vladimir Putin non può lamentarsi di questo 2022 ormai agli sgoccioli. Non è morto di cancro come predetto da qualche cremlinologo, né pare ci siano stati progressi negativi nel morbo di Parkinson da cui, secondo altri esperti, sarebbe affetto. Non è nemmeno stato fatto fuori da una congiura di Palazzo, auguratagli dai nemici più cari, e ogni tanto, nonostante la salute cagionevole, il terrore del Covid e di essere preso a pistolettate da qualche ex amico mafioso che deve regolare conti risalenti al periodo criminale degli Anni 90 o fatto saltare in aria dall’intelligence ucraina, esce dal bunker presidenziale e gira in Russia e all’estero – in Paesi amici, naturalmente – quasi come se nulla fosse.

«La guerra in Ucraina non finirà prima della prossima estate». Lo ha detto Arestovych, consigliere del presidente ucraino Zelensky.
Da sinistra: Sergei Shoigu, Vladimir Putin e Valery Gerasimov (Getty Images)

Il fallimento della Blitzkrieg 

Certo poteva andare meglio. L’operazione speciale in Ucraina avrebbe potuto risolversi in tre giorni, se le forze speciali russe atterrate a Gostomel avessero subito fatto prigioniero e giustiziato Volodymr Zelensky entro la fine di febbraio, sostituendolo con un presidente fantoccio. Uno scenario un po’ troppo ottimistico, come quello conquistare l’intero Paese in tre settimane con meno di 200 mila uomini, per di più mal preparati e ignari di andare al fronte, ammesso e non concesso che questo fosse appunto il vero piano principale e non solo la prima opzione di un conflitto apertosi con la fine di un’operazione di diplomazia coercitiva finita male. Chissà cosa avevano pianificato realmente il generale Valery Gerasimov e il ministro della Difesa Sergei Shoigu. I quali, a loro volta, non possono lamentarsi visto che erano stati dati per eliminati nelle prime purghe putiniane, e invece sono rimasti vivi e vegeti affiancati negli ultimi mesi da Sergei Surovikin, nuovo comandante delle operazioni in Ucraina, e per quanto riguarda la logistica da Mikhail Mizintsev, noto come il “Macellaio di Mariupol“.  Vero, l’offensiva ucraina iniziata in estate a Sud di Kharkiv sarebbe potuta andare avanti sino a Donetsk, con la liberazione da parte delle truppe di Kyiv del capoluogo regionale diventato nel frattempo capitale della sedicente e omonima repubblica popolare dal 2012; la centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dalla forze russe dal marzo di quest’anno e secondo Zelensky sotto costante bombardamento dei russi stessi, avrebbe potuto essere presa da commandos ucraini. E il desiderio del presidente ucraino di terminare la guerra e iniziare trattative di pace avrebbe potuto essere soddisfatto se a novembre l’avanzata ucraina al Sud si fosse spinta sino a raggiungere Sebastopoli, sede della flotta russa in Crimea, liberando la penisola sul Mar Nero. Ma per questo c’è ancora tempo.

giorno della vittoria: come fu quello del 1992
Putin e Shoigu alla parata del 9 maggio (Getty Images).

Putin al momento resta saldo al comando 

Ma Wishful thinking e realtà sono due cose diverse. E anche la realtà è a volte una questione di prospettiva. Lo stato delle cose al Cremlino è al momento questo: Putin rimane dopo quasi 10 mesi di guerra saldo al comando di un Paese che, pur nelle difficoltà dovute da un lato alla situazione sul campo in Ucraina e dall’altro alle sanzioni occidentali che incidono in vari settori, rimane tutto sommato stabile, politicamente e, almeno per ora, economicamente. Soprattutto, al netto delle speculazioni, ogni tipo di reazione dell’Occidente all’invasione russa non ha cambiato la strategia del Cremlino: ai problemi sul fronte orientale e meridionale, Mosca ha risposto con la mobilitazione ufficiale e l’obiettivo dichiarato, seppure non ben definito, rimane l’allargamento del perimetro dei territori già occupati nel 2014. Così la tattica dei bombardamenti a tappeto per distruggere le infrastrutture energetiche lasciando gli ucraini al freddo e al gelo per costringere Zelensky al compromesso prosegue imperterrita. All’isolamento occidentale, Putin ha risposto con il previsto ripiegamento sulla Cina (che si è sfilata però da ogni tipo di supporto militare) e sul versante asiatico, dove le esportazioni di energia (e armi) rimangono comunque punti fermi anche se meno redditizi di quelle verso l’Europa. La guerra in Ucraina è una questione prettamente europea ed è proprio nel Vecchio Continente che gli effetti sono più pesanti, tra caro energia, ricerca di fonti alternative di approvvigionamento di gas e la gestione dei profughi. Il Cremlino ha voluto rompere sia con l’Unione Europea che con gli Stati Uniti. E anche lo storico asse atlantico ha cominciato a scricchiolare, almeno dal punto di vista commerciale. Difficile dire se per Putin il 2023 sarà meglio o peggio dell’anno che si conclude. Molto probabilmente non sarà tanto diverso: il conflitto cominciato lo scorso febbraio è solo il secondo atto di quello iniziato nel 2014 e non è difficile prevedere che i tempi per una soluzione saranno lunghi.

Tag:Crisi ucraina
Gedi, Elkann e il destino delle testate del Triveneto
  • Aziende
Via col Veneto
Elkann vuole cedere anche i quotidiani locali del Triveneto. Tra i pretendenti oltre alla Sae di Leonardis, due cordate di industriali: una friulana nella quale spiccherebbe la famiglia Pozzo e una seconda che si è affidata a Finanziaria internazionale di Marchi. Mentre la veronese Athesis ha messo gli occhi sulla Gazzetta di Mantova.
Giovanna Predoni
Milano, una 20enne morta dopo aver mangiato il tiramisù. Il dolce ritirato dal mercato, la procura indaga per omicidio colposo
  • Cronaca
Milano, una 20enne morta dopo aver mangiato il tiramisù
La giovane si è sentita male dopo qualche boccone. Poi la corsa in ospedale e lo shock anafilattico: il dolce non avrebbe dovuto contenere lattosio, ma invece la procura ha trovato tracce in ogni porzione.
Redazione
Terremoto in Turchia, Montella: «Il mio hotel ha preso fuoco». Il tecnico allena l'Adana Demirspor ma per sua fortuna si trovava a Istanbul
  • Calcio
Terremoto in Turchia, Montella: «Il mio hotel ha preso fuoco»
L'ex tecnico di Roma, Fiorentina e Milan oggi allena l'Adana Demirspor, la squadra di una delle città più colpite dal sisma. Ma per sua fortuna si trovava a Istanbul per una trasferta: «I giocatori sono molto preoccupati e aspettano di ricongiungersi ai loro cari».
Redazione
Marcello Minenna: l'uomo che non affonda mai, dalla Calabria a Cdp
  • Politica
Minenna vagante
L'OBOLO DI SAN PIETRO. L'ex capo dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli è il nuovo assessore all’Ambiente della Calabria e punta alla vicepresidenza di Cassa depositi e prestiti in quota Lega. Da sempre vicino ai grillini, fu a un passo dal guidare la Consob: ambizioni, guai e capriole di un economista dall'ego ingombrante.
Sebastiano Venier
Russia, il patriarca Kirill era un agente del KGB? Negli Anni Settanta ha vissuto a Ginevra, il suo nome in codice era Mikhailov.
  • Attualità
Russia, il patriarca Kirill era un agente del KGB
La rivelazione di due quotidiani svizzeri: negli Anni Settanta ha vissuto a Ginevra e il suo nome in codice era Mikhailov.
Redazione
Ucraina, cosa aspettarsi dall'offensiva di primavera della Russia. I fronti del conflitto destinati a diventare ancora più caldi.
  • Attualità
Tiro ai bersagli
L'offensiva russa attesa da Kyiv potrebbe scattare anche prima del 24 febbraio, anniversario dell'invasione. Da Bakhmut a Vuhledar fino a Kharkiv, senza dimenticare Zaporizhzhia, i fronti del conflitto destinati a diventare ancora più caldi.
Redazione
Guerra in Ucraina, secondo l’intelligence Usa l’Iran ha inviato droni alla Russia. La smentita da parte di Teheran.
  • Attualità
Russia, droni iraniani potrebbero essere fabbricati in Tatarstan
Secondo il Wall Street Journal Teheran e Mosca starebbero valutando la possibilità di costruire un impianto per la fabbricazione di droni iraniani kamikaze Shahed-136 nella città russa di Elabuga in Tatarstan.
Redazione
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021