Il Cremlino aggiorna, si fa per dire, la sua propaganda “consigliando” ai media statali e filo governativi, oltre che ai rappresentanti politici, di pescare direttamente nel medioevo e sottolinere le analogie tra l'”operazione militare speciale” in Ucraina con il battesimo della Russia del 988 a opera di San Vladimir che convertì il Paese alla religione ortodossa e la battaglia della Neva del 1240 vinta dal principe Aleksandr Jaroslavič Nevskij contro l’invasore svedese. Tre eventi distanti che però, almeno secondo gli spin doctor del Cremlino, avrebbero molti punti in comune. Almeno così si legge su due manuali redatti a luglio dall’Amministrazione presidenziale e visionati da Meduza.
La guerra millenaria dell’Occidente alla Russia
Una cosa deve essere ben chiara: la guerra in Ucraina ha un responsabile, e di certo non è Putin. La colpa, lettura ribadita fin dall’inizio dell’invasione, va attribuita esclusivamente all‘Occidente che da quasi mille anni attacca la Russia per dividerla, impadronirsi delle sue risorse – da qui l’origine del colonialismo – e per distruggere la fede ortodossa, collante dell’identità del Paese. «Il Battesimo è stata la base per il rafforzamento e l’unità dello Stato russo per centinaia di anni», si legge nel preambolo del secondo manuale. «La fede ortodossa insegna la compassione, l’amore per il prossimo e la tolleranza per gli altri. Questi valori hanno costituito le fondamenta della civiltà russa e hanno permesso alla Russia di unire centinaia di popoli. Oggi, i rappresentanti di tutti i popoli della Russia si sono nuovamente mobilitati contro gli atei e per la difesa dei valori tradizionali». Insomma, la conversione alla fede ortodossa di Vladimir, il Santo e il Grande, ha contribuito a tenere uniti i popoli delle terre russe fondandosi sulla tolleranza. Non a caso nel 2018, in occasione dell’anniversario del battesimo, il patriarca Kirill lo definì «l’avvenimento fondante di tutta la storia russa» celebrandolo in pompa magna davanti al Cremlino, alla presenza del nuovo zar.

La lotta contro gli «atei e i satanisti»
Cosa c’entra però il Battesimo con la guerra in Ucraina? Secondo il manuale, entrambi pongono le fondamenta del Paese. Gli autori, che non sono menzionati, assicurano che questo è dovuto alla «coesione della società» intorno all’esercito e all’operato del presidente. La Russia, in altre parole, «è tornata a essere in grado di adempiere alla sua missione di proteggere gli oppressi». Dunque ecco le regole suggerite ai media dagli autori: il conflitto con Kyiv è stato provocato dall’Occidente che ha mandato armi all’Ucraina per usarla come base per un attacco su larga scala alla Federazione. Uno degli obiettivi dell’operazione speciale, poi, è la «lotta contro gli atei» che vengono descritti come «stupratori, rapinatori e assassini». Il Cremlino propone dunque di chiamare «senza Dio» anche l’esercito ucraino. Colpevole, secondo la propaganda, di commettere «omicidi e sacrifici rituali» e di usare donne e bambini come scudi umani. Un leitmotiv, quest’ultimo, in voga da febbraio. «Per gli ukronazi non c’è moralità. Non hanno paura della punizione di Dio per le loro atrocità. Molti di loro sono satanisti», è il mantra che si consiglia di ripetere in ogni occasione buona. Un messaggio che era già stato utilizzato dalla propaganda all’inizio di giugno quando Ria Novosti aveva pubblicato un articolo dal titolo: “Faccia di caprone: il satanismo e l’occulto sono diventati l’ideologia dei battaglioni nazionali ucraini”.

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La strategia del nemico non è mai cambiata: aizzare i popoli confinanti contro la Grande Madre
Più facile trovare analogie tra la guerra in Ucraina e la battaglia di Neva, sebbene le dividano quasi 800 anni. I manuali riscrivono la storia ponendo l’attenzione su come l’Occidente – calderone nel quale finiscono l’ordine teutonico, la Svezia, il Commonwealth, l’impero napoleonico, il Terzo Reich e la Nato – abbia cercato nei secoli di dividere la Russia per indebolirla. La tattica usata è sempre la stessa: spingere i popoli che vivono ai confini della Grande Madre a rivoltarsi contro di essa. Così è accaduto con Kyiv che è stata aizzata contro Mosca e trasformata in una base militare dove creare armi biologiche. I manuali però rassicurano i destinatari: tutti gli attacchi occidentali contro la Russia hanno avuto sempre lo stesso finale: «La società si unisce intorno al leader dimostrando coraggio ed eroismo nei campi di battaglia respingendo gli invasori». Questo è avvenuto dopo la battaglia della Neva e accadrà con la guerra in Ucraina. Un capitolo si intitola pomposamente “Forza nella verità!”. Parole attribuite ad Alexander Nevskij che il 15 luglio 1240 attaccò e sconfisse l’esercito svedese appena sbarcato alla confluenza dei fiumi Neva e Ižora, vittoria che stroncò sul nascere il tentativo e di invasione su vasta scala della Russia. Filologicamente parlando, però, le cronache riportano che il principe, prima della battaglia decisiva, avesse gridato: «Dio non è al potere, ma in verità». Il succo non cambia molto: i soldati russi agirono in nome della verità: difesero le loro case conquistando la vittoria. I passaggi sulla cosiddetta operazione speciale però non citano alcuna protezione della casa, ma sottolineano invece come fiduciosi di avere ragione i soldati portino avanti il lavoro di nonni e bisnonni sconfiggendo il nazismo.

Il Cremlino cerca divulgatori
Con queste tesi, la propaganda spera di convincere lettori e telespettatori che la guerra in Ucraina altro non è che «un attacco preventivo». Tesi usata spesso anche dallo stesso Putin che con la sua leadership ha difeso la patria evitando un altro 22 giugno 1941, data dell’invasione delle truppe naziste. Queste argomentazioni sono state utilizzate recentemente su alcuni media. Gazeta.ru per esempio ha pubblicato un articolo dal titolo: “Il Battesimo della Russia e un’operazione speciale in Ucraina: cosa c’è in comune?”, con paragrafi copiati pari pari dal saggio del Cremlino. Un testo simile è apparso sul sito FederalPress. Stando alle fonti di Meduza vicine all’Amministrazione presidenziale, il Cremlino sta ora cercando di trovare divulgatori che spieghino ai cittadini le ragioni e gli obiettivi dell’invasione dell’Ucraina. «Più dura l’operazione, più domande si fanno: perché sta succedendo tutto questo? Quali sono gli obiettivi?», spiega uno degli interlocutori al sito.